Colpito dalla notizia che metà dei russi rifiuta il vaccino (dico: metà!) sono andato a cercarmi un po’ di dati. Negli States, il 57% ha ricevuto la prima dose, ma coloro che ancora non sono stati vaccinati dichiarano, per la stragrande parte, che non intendono vaccinarsi (QUI un’analisi che mostra le differenze in base all’appartenenza politica). In Francia uno studio recentissimo attesta che il 29% dei francesi rifiuta ogni forma di obbligo vaccinale segnalando, marginalmente, come “l’esitazione al vaccino contro il COVID-19 è in aumento in tutto il mondo”. In Germania stanno diminuendo coloro che si dichiarano disponibili a vaccinarsi. Dati diversi, raccolti in modo diverso che sono sufficienti a dirci questo: coloro che, a qualunque titolo, si dichiarano non disponibili al vaccino, non sono quattro stolti antivaccinisti radicali che, alla fin fine, non faranno la differenza di fronte all’enorme platea dei vaccinati; al contrario sono davvero tanti, con percentuali che si aggirano, mediamente, sul 20-30% (attenzione, sono dati da prendere con le molle; essendo frutto di sondaggi moltissimo dipende dal metodo adottato; per esempio QUI trovate dati sensibilmente differenti).
Come hanno fatto notare molti commentatori, non è corretto chiamare questi individui “no vax”, intendendo quei radicali complottisti più simili ai terrapiattisti che non ai milioni che sono curiosamente in grado di concedere che sì, probabilmente i vaccini sono utili, eppure no, l’obbligo non l’accettiamo. Questa è una contraddizione oggettiva, naturalmente, e occorre una chiave di lettura per capirla, perché i continui appelli, le rassicurazioni, i dati evidentissimi che circolano ogni giorno, le dichiarazioni degli “esperti”, non smuovono più nessuno. Il dialogo fra fautori del vaccino e oppositori è fra sordi per un motivo che mi farete definire linguistico, anche se in realtà – come vedremo – il problema precede la sua espressione sintattica.
Questo problema riguarda il fatto che i due gruppi (fatemeli chiamare Sì-vax e No-vax) dialogo su piani logici differenti: i Sì-vax argomentano sulle evidenze scientifiche in merito alla correlazione fra Covid e mortalità, fra vaccini e contenimento del morbo, etc. e ne inferiscono che occorre vaccinarsi tutti e semmai obbligare quelli restii. I No-vax replicano che non vogliono essere vaccinati e che il vaccino deve restare una scelta individuale; quindi no al green pass, forma indiretta di imposizione. I primi parlano di una politica pubblica (in questo caso: sanitaria) e della sua efficacia; i secondi parlano di un concetto di libertà, di un ideale, di un sentire relativamente alla relazione fra individuo e società. I due argomenti sono differenti, come due rette separate con un ovvio punto di incidenza: le questioni relative alle libertà individuali nel caso specifico di una politica sanitaria. Il punto di incidenza crea il dibattito sempre più infuocato e le manifestazioni di piazza, ma ogni tentativo di discussione, per le due parti, prosegue lungo la propria retta, e parla un linguaggio non pertinente col discorso altrui; non pertinente, quindi rigettabile, quindi fastidioso, fazioso.

È quindi inutile andare avanti così. Se io (vaccinista) voglio convincere la parte più moderata dei No-vax (gli irriducibili complottisti sono ovviamente una causa persa) devo cambiare qualcosa nella comunicazione con la quale affronto l’argomento, e tenere presente questi aspetti.
La comunicazione. Le autorità sanitarie italiane e una bella porzione di esperti o pseudo-tali sono stati autori di una disastrosa comunicazione pubblica; onestamente posso dire che non ne hanno azzeccata una sia all’inizio (norme di distanziamento, mascherina sì o no, zone rosse e gialle …) sia durante la crisi Astrazeneca, sia a favore della campagna vaccinale. Disastro Arcuri, disastri presidenti di Regione, nessuna logica, confusione e, di conseguenza, benzina sul fuoco no-vax. Trovo davvero incredibile il dilettantismo mostrato da Speranza, dai suoi tecnici e da chi doveva gestire ogni momento informativo; come ho trovato indecente il balletto dei virologi in TV; deprecabile il giornalismo accattone italiano; colpevole ogni oltre possibilità di scuse la destra cialtrona.
I dati. Di dati ce ne sono troppi e solo chi non li pratica professionalmente crede che siano sempre veri e oggettivi. Così non è. I dati sono costruzioni sociali e non solo sono soggetti a errore nella costruzione ma lo sono, e pesantemente, nella loro interpretazione; i dati che ci potrebbero servire non ci sono; quelli che ci sono sono sovente frutto di errore (molto, ma molto più spesso di quanto si creda) e poi: quali dati prendere? I morti? I ricoveri? I danni economici che tali morti e ricoveri producono? C’è un danno dovuto allo smart working, chi lo sa calcolare? C’è un tasso di diffusione del virus dei giovani verso gli anziani, chi l’ha potuto registrare? La battaglia sui dati è difficile perché a ogni numero sensato e pertinente che il Sì-vax può produrre, ce ne sono almeno due, appena meno sensati, forse non così pertinenti, che il No-vax può opporre, e la gara al dato più “scientifico” è inutile. L’unico dato utile è il Grande Dato: bene o male, dalla campagna di vaccinazione in qua, i morti e ricoverati sono drasticamente diminuiti e le attività commerciali sono riprese. Tutto il resto è fuffa.
La libertà. Questo è il nodo cruciale, qui si deve concentrare la comunicazione. Decenni di scuola abbandonata, di populismo dell’uno vale uno, di mancanza di un ceto politico autorevole, hanno indotto un concetto di libertà che non ha nulla a che fare con quello delle filosofie liberali dal Settecento in poi. Si confonde, oggi, il concetto di libertà come sacrificio, dovere, appartenenza, legame forte alla collettività, con quello edonista, dell’onnipotenza infantile e del Marchese del Grillo: la libertà di fare quello che ci pare. E’ un’altra questione di linguaggio: è mancata un’educazione civica vera, è mancata una vera e meditata lettura della Costituzione, sono mancati i maestri giusti. La libertà è una dura conquista quotidiana la cui essenza si è persa nei particolarismi inseguiti da una politica ignorante.
Il senso di opposizione. Una cosa è abbastanza chiara leggendo i reportage dall’estero e i dati delle varie inchieste: una buona parte della psicologia del No-vax (non quello complottista) è il godimento narcisistico nell’opporsi al potere. Così è, piuttosto chiaramente, in Russia, dove non ci si vaccina per fare dispetto a Putin, ma questo desiderio di dare uno schiaffo al Potere – manifestazione infantile di potenza – è una componente assai forte in queste piazze di No-vax, come nelle manifestazioni No-Tav. È l’idea di non essere servi, di non essere omologati, di avere una voce fuori dal coro, una deriva nihilista piuttosto antica, ciclicamente presente in ogni società, che preferisce la Bella Morte al banale vaccino (andatevi a vedere gli slogan, nelle piazze, cose tipo “Meglio morire da liberi che vivere schiavi!”); e finché si tratta della morte degli altri va bene così, che poi quando il virus se lo prendono loro, e in forma cattiva, si pentono e si dolgono con tubi che gli spuntano in tutto il corpo. Questa manifestazione psicologica, chiaramente patologica, è difficile da scardinare, tanto più quanto il Potere si mostra distante e arrogante.

Il futuro. Supponiamo che le cose si incancreniscano e vadano avanti così: una certa stretta dei governi (per esempio tramite il green pass) e un sacco di gente che insiste a non vaccinarsi, elude le regole (quanto credete che manchi prima che si scoprano anche in Italia i green pass falsi?) va in piazza. Li arrestiamo tutti? Quindi: stiamo raschiando il fondo del barile, e dobbiamo considerare che più o meno il 20% (è una mia stima, potrei sbagliare di grosso) degli italiani non si vaccinerà. Difficile immaginare un governo tecnico, sorretto da una maggioranza patchwork, mandare l’esercito in piazza e la polizia davanti a ogni bar per controllare i green pass. Difficile impedire i mille e mille assembramenti sparsi nell’Italia estiva. Quindi succederà questo: ci sarà una nuova impennata di casi a fine estate e autunno; la stragrande maggioranza sarà composta da No-vax, diversi dei quali moriranno e molti altri subiranno conseguenze devastanti, mentre gli infettati vaccinati se la caveranno, generalmente, con due aspirine. Passerà un duro inverno dove la natura compirà la sua selezione naturale assottigliando le fila dei No-vax.
Se questo scenario sembra avere una sua naturale giustizia, quasi darwiniana, si dimenticano alcuni particolari. I costi sociali, industriali, economici, educativi (pensiamo alla scuola e un altro anno in DAD) si spalmeranno su tutti i cittadini, quelli vaccinati e quelli non vaccinati. Tutti i danni sociali, che avranno conseguenze per decenni e segneranno alcune generazioni, saranno danni che subirò anch’io, anche i miei figli e nipoti, anche se cerchiamo di comunicare bene, anche se conosciamo i dati giusti, anche se il nostro concetto di ‘libertà’ è intriso di doveri e rispetto per la comunità, anche se non troviamo nessuna soddisfazione adolescenziale ad opporci a Soros, Bilderberg, la Casta, Mario Draghi e la dittatura sanitaria.
Tutto quello che vi ho appena raccontato è un vulnus democratico. C’è qualcosa che non funziona nel nostro modello di democrazia. Ma il post è finito, rifletteteci voi.