Obbligo vaccinale e il problema democratico della gestione del conflitto

Sono così contento quando i fatti mi danno ragione, che devo pagare pegno quando mi danno torto. Proprio recentemente, ragionando sui no vax, ritenevo improbabile l’estensione dell’obbligo vaccinale, e avevo appena pubblicato quel post che dal governo arrivavano indiscrezioni di segno opposto e proprio ieri sia Draghi che Speranza hanno esplicitamente detto che sì, l’obbligo vaccinale può essere una strada (il “può essere” è sintassi politichese, significa che è imminente la decisione); anche sui giornali, improvvisamente, si sono affollati importanti contributi di peso a favore dell’obbligo.

Quindi prepariamoci, o meglio: si prepari chi ha ancora dei dubbi, perché fra poco senza vaccino e conseguente green pass potrà fare pochino.

Credo che alcuni fattori, che fino a qualche giorno fa non ho saputo correttamente leggere, abbiano accelerato i tempi e condotto il Governo in prossimità di questa decisione:

1) Salvini strilla ma mostra di non contare nulla. Le sue ambiguissime posizioni, di restare al governo facendo dichiarazioni di piazza in senso avverso (anche e soprattutto in tema di vaccini) lasciano Draghi in un’impassibilità serafica, interrotta solo da lapidarie dichiarazioni che, semplicemente, ribadiscono la linea del rigore (sui vaccini, sul PNRR, su Lamorgese…) suonando come schiaffoni sonori e visibili per il leader della Lega che ovviamente non sa che pesci prendere. Sembra – ed è – che Draghi dica, a Salvini: “così è, senza discussioni e senza alcuna mediazione che non sia di facciata; se ti va bene, bene; se no, cari saluti”. Certo, ci voleva un Draghi per non farsi sottomettere dalla grossolana dialettica di un populista ignorante.

2) I no vax sono quattro gatti, ma neanche. Il clamoroso flop della loro manifestazione dell’altro giorno, nelle stazioni di varie città italiane, ha mostrato una dinamica nota e arcinota che, sul piano emotivo, si finisce per dimenticare. I no vax, gli antagonisti eversori, i no-tutto, fanno un grande fracasso sui social media e sembrano tanti, anche perché i giornali e tutti noi, un po’ scioccamente, facciamo da eco: rispondiamo loro, li citiamo con apprensione, o sarcasmo, o rabbia, ma alla fine sembra che siano un esercito, invece sono un pugno di scalmanati che, al dunque, non riescono a fare massa critica per indire una manifestazione. Qui probabilmente c’è stato il mio errore più clamoroso e mi scuso con i lettori, nel senso che provo un po’ di imbarazzo per non avere capito da solo questa piuttosto ovvia verità. Però, attenzione: ora io l’ho capita, immagino l’abbiano capita anche i lettori di Hic Rhodus, quindi la conseguenza è: basta parlare di no vax; basta citarli su Facebook, fosse anche con spirito critico; basta dar loro importanza e innescare polemiche con loro sui social media. Lasciamoli stare. Lasciamoli sgonfiare. Non contano nulla.

3) Volendo mettere una ciliegia sulla torta, ecco l’ennesimo sondaggio in cui si rileva – tadàn! – che l’84% degli italiani è a favore dei vaccini, e solo il 6% contrario (e non intenderebbe vaccinarsi), e conseguentemente c’è un’amplissimo consenso sul green pass.

Conclusioni: premesso che, come è noto, il Parlamento può votare una costituzionalissima legge per l’obbligo vaccinale, tale legge sarebbe complessivamente bene accolta nel Paese, non assisteremo a scene isteriche di massa e devastazioni di Black Bloc e via discorrendo.

Restano in piedi i dubbi di fondo che in quell’articolo (citato all’inizio) esprimevo. Se il problema pandemico va in qualche modo risolvendosi, coi vaccini, con la responsabilizzazione di milioni di cittadini, con qualche spinta del Governo, come rispondere, in generale, a qualunque prossima crisi (non necessariamente sanitaria) che, minacciando la stabilità dell’opinione pubblica, metterà in crisi il nostro assetto democratico? E’ facile immaginare scelte drammatiche in cui un futuro governo, senza un Draghi al timone, non saprà che pesci pigliare, e potrebbe restare in balìa di gruppi eversivi e facinorosi, semmai non quattro gatti come i no vax. Si deciderà sempre a colpi di obblighi di legge? E con quale metro misureremo se è lecito, se è giusto, se è democratico imporre future misure restrittive verso le quali si oppongano consistenti fasce di popolazione?

Non è un problema di oggi; per quanto mi riguarda, viva l’obbligo e viva il green pass. Si tratta di un problema generale, di principio; qual è la ratio, qual è il principio guida per ogni costrizione? Si risponderà: il bene collettivo, l’interesse generale. Ebbene, questo post è finito, ma vi invito a riflettere su quanto questi concetti (‘bene collettivo’, ‘interesse generale’) siano vaghi, manipolabili, intrisi di ideologie e potenziali fallacie.

Pensiamoci.