Faccio un ennesimo esercizio di presunzione e arroganza. I lettori di Hic Rhodus ne hanno letti tanti, uno o in più non cambierà l’opinione che hanno di me. È un esercizio di presunzione e arroganza perché va a scavare, una volta ancora, nel discorso di un individuo, nel suo modo di ragionare, per mostrarne fallacie logiche, argomentazioni traballanti, dei non sequitur che fanno cadere conclusioni date per logiche, ma che logiche non sono. Eppure, come ho scritto da poco, essendo le opinioni basate sui valori, che sono per definizione non negoziabili, la battaglia intellettuale si deve giocare sul metodo della parola. Cosa significa “metodo della parola”? Significa che puoi sostenere la tesi che ti pare, puoi proporre i valori che credi, e in questo devi avere tutto il rispetto e l’ascolto che meriti
MA
devi sostenere quella tesi, quei valori, con un ragionamento condivisibile. Senza a priori indimostrati, per esempio; senza dati falsi, anche; con un processo logico che posso contestare con una diversa logica, e non semplicemente opponendo altri miei valori, parimenti non negoziabili dei tuoi, un modo di discutere che lascia i dialoganti senza alcuna speranza, non dico di intesa, ma almeno di reciproca comprensione.
Oggi quindi me la prendo con Paolo Liguori, noto giornalista che scrive un pezzetto pacifista sul Riformista. Non ho alcuna intenzione di contestare il pacifismo, ci mancherebbe! Semplicemente avrei piacere di leggere un pacifismo intelligente (qualcosa è apparso sui giornali, ma veramente poca roba). Scrive Liguori:
Auguriamo a Zelensky di avere tutto l’aiuto del Signore per vincere la sua guerra, che però non è la nostra.
Lascerei stare il Signore e andrei al punto. Se la guerra di Zelensky non è la nostra, di chi sarebbe? E’ abbastanza ovvio che è del solo Zelensky (è una sineddoche per dire: la guerra è degli ucraini, dell’Ucraina). Ebbene, per uno che invoca la Grazia del Signore mi pare un’eccezionale caduta nella doppia morale che – a mio modestissimo e laico avviso – spesso noto nei religiosi.
Zelensky è un fratello che è nei guai, ma tra appoggiarlo e finire in guerra ce ne passa.
C’è una logica; ma se è una “logica” deve potersi applicare, medesima, ad altri contesti (questo è un trucco per smascherare logiche che non sono tali), quindi potremmo dire che la povertà del Burundi non è la nostra povertà, che il Signore li protegga perché sono nei guai, ma fra spendere una lacrima per i burundesi e andarsi ad immischiare rinunciando a qualche privilegio per sollevarli dalla loro miserabile condizione ce ne passa. Oppure che la Corea del Sud è falcidiata dal Covid, e salvo sperare che il Signore li aiuti, insomma… cosa volete mai da me, che è un momento prima di “machissenefrega?”
Liguori, che è direttore editoriale del Riformista e interpreta, in qualche modo, la linea principale della testata, dichiara quindi
Noi non vogliamo partecipare alla guerra mondiale perché ci chiama Zelensky. Gli ipocriti dicono: “Noi non partecipiamo, vi diamo le armi così vi uccidete tra voi“. Io non la penso così perché non sono d’accordo. Che muoiano le persone, per cui chiunque le uccida, non va bene.
Ve lo dico: neanche io voglio la guerra mondiale, né subisco il fascino di Zelensky che, nella lista dei miei premier preferiti, naviga molto in basso, giusto un po’ prima di Orban e Morawiecki. E non penso che se “si uccidono fra di loro” va bene (come i camorristi, che tanto son criminali…). L’epilogo “Che muoiano le persone non va bene” è frase da sciocchezzario qualunquista. Ma, specialmente, come tutte le frasi fatte, i cliché, i modi di dire, nasconde la mancanza di argomenti; è una frase che sembra valida, che sembra “buona”, e invece non dice nulla.
Ecco allora le mie risposte, per quello che valgono.
1) Il regime ucraino non era nulla di buono, almeno secondo gli standard europei, e con tristi somiglianze con altri regimi dell’Est Europa che sono stati frettolosamente imbarcati nell’Unione Europea. Ecco perché – come mi pare abbia accennato Draghi – va benissimo accogliere la richiesta ucraina di entrata nell’UE (anche come segnale diplomatico a Mosca), ma dovranno pedalare alcuni anni, e riformare, e dare garanzie, per essere pronti ed essere accolti. Così mi sono tolto dai piedi ogni eventuale accusa di filo-zelenskysmo, sciocco quanto il filo-putinismo;
2) ciò detto, l’Ucraina – simpatica o antipatica che sia – è Europa; è un pezzo di Europa aggredita in maniera ingiustificabile da un vicino bullo, sanguinario, oppressore del suo popolo. Come europeo io mi sento minacciato da Putin; non tanto perché immagini le sue truppe occupare Roma (questo sarebbe un sentimento piccolo, oltre che stupido) ma perché voglio un’Europa prospera e quindi necessariamente pacifica; forte, coesa, capace di esprimere sentimenti comuni. Se Putin avesse vinto in Ucraina in pochi giorni, poi sarebbe dilagato in Moldavia; poi? I Paesi Baltici? Poi? E questo sempre con l’atteggiamento nostro di intimoriti spettatori che non si vogliono immischiare?
3) Essere a fianco degli ucraini, oggi, non significa amare le guerre; significa non volerne proprio, non volerne mai, non volerne più. E quindi porre un forte, fortissimo freno a chi invece queste guerre ce le vuole portare in casa. È un rischio, ovvio; dovremo pagarne un prezzo (quanto meno economico) ma è giusto e necessario. E per quanto riguarda le armi: poiché, per ovvie ragioni, non possiamo andare a combattere, almeno sosteniamo anche con la fornitura di armamenti, chi quella guerra sta soffrendo.
Certo, poi, se volete invocare il Signore va bene, se ci credete. E va benissimo anche essere pacifisti; io ammiro i pacifisti, davvero, a patto che rispondano a una sola domanda: non mettere sanzioni alla Russia e non dare armi agli ucraini; biasimare, fare una mozione ONU che verrà respinta, e pregare a San Pietro all’Angelus del Papa. Benissimo. Intendete questo con ‘pacifismo’? Fare nulla, zero spaccato? Allora voglio sapere cosa fare, e non datemi, come risposta, una roba vaga tipo “una forte azione diplomatica”, se non sapete cosa state dicendo. La vostra risposta deve includere anche una minima discussione su cosa fare quando, vedendo Putin che oltre a una preghierina e a un generico biasimo, nessuno fa nulla, decide di mangiarsi la Polonia. Sempre buoni e zitti?
Io me ne frego se vi considerate buoni, giusti, dalla parte del Bene, ossequiosi della parola del vostro dio, che non schiacciate nemmeno le zanzare in estate perché anch’esse sono creature del Signore (il vero e grande pacifista Capitini faceva così…), vi rispetto nelle vostre credenze e non intendo irriderle. Ma qui non discutiamo di quanti siano belli e santi i vostri valori; qui parliamo di fatti, e desidero che mi diciate cosa si sarebbe dovuto fare; cosa si dovrà fare poi. Se la vostra risposta fosse: “Siamo nelle mani di Dio, quello che ci manda dovremo accettarlo, Putin è un demonio mandato per metterci alla prova” allora, ovviamente, fra noi non è possibile alcun dialogo.