La sinistra (?) vuole sconfiggere la destra (?) e perdere le elezioni

Dossier “Elezioni 2022”. Hic Rhodus sostiene un programma razionalista, laico, europeista, capace di battere il populismo, vero male del paese. Le nostre idee in merito sono state scritte QUI.

E niente, come non detto. Tutti i principali leader della potenziale area progressista, democratica, riformista, liberale (etichette diverse, un elenco lungo in maniera imbarazzante; noi – con licenza poetica – la definiamo ‘razionalista’, non perché lo sia già ma perché dovrebbe esserlo se vuole sopravvivere) stanno piantando le loro bandierine, dichiarando l’elenco di quelli che “Con loro giammai, piuttosto corro da solo!”; si farebbe prima ad andare a Rimini per il resto dell’estate e lasciare l’Italia alla Meloni.

Oltre a fare a gara a chi ce l’ha più lungo (Calenda si crede superdotato, di Renzi neanche parlarne), emerge – non inaspettato – il problema dell’ideologia novecentesca che alberga nella sinistra marxista, comunista con o senza post. Fra ieri e oggi sia Fratoianni (Sinistra Italiana) che Speranza (Articolo Uno) incitano alla pugna contro “la destra” e, per questo, vogliono l’alleanza coi 5 Stelle (Fratoianni dice una quantità di altre cose terribili, ma è bene trattarne una alla volta, per comodità dei lettori).

Ci sono due errori categoriali gravi, in queste posizioni, che possiamo così riassumere:

1) la “destra” e la “sinistra” alla quale fanno riferimento, esiste solo come comoda semplificazione, tanto comoda quanto sbagliata; Meloni è certamente di destra, Salvini pure; anche Giorgetti, anche Fedriga? Toti è di destra? Berlusconi in che senso è di destra, nello stesso modo di Meloni? E Carfagna che – al momento – sta ancora col Cavaliere, è analogamente di destra? Facciamola corta: sotto un profilo logico, e politico, può essere chiaro chi sia “estremamente di destra”, ma poi ci sono decine di sfumature che scivolano al centro, al centro-sinistra… Dove si traccia la linea? Stesso ragionamento a sinistra: certamente Fratoianni si definisce di sinistra, ma lo sarebbe anche Letta? Bonino – che pure ha governato con Berlusconi – è di sinistra? In che senso? Non capire la complessificazione della politica, adottando cliché e convenzioni che avevano un senso 50 anni fa, ma che già 30 non ce l’avevano più, è un tratto ideologico grave, perché impedisce di cogliere quella complessità, fa incorrere in semplificazioni banali e strategicamente disastrose;

2) non si coglie la perniciosità del populismo, vero male italiano (e mondiale) del nuovo millennio. Come abbiamo avuto modo di spiegare molte volte, il populismo si sovrappone alla coppia destra-sinistra modificandone il senso e rendendo necessario un pensiero nuovo e più vivace. Quella che si deve sconfiggere è la destra populista (sovranista, lepenista, fascistoide, orbaniana, filo-putiniana, assistenzialista, anti-europeista), mentre da una destra liberale non ci si può che attendere degli alleati. All’opposto, attenzione al populismo di sinistra! Di più: i 5 Stelle non sono, non sono mai stati e mai saranno un partito “di sinistra”; sono puri cristalli populisti, e in ciò stesso proto-fascisti, di destra. I fuoriusciti dal M5S per varie cause, un anno fa (prima quindi delle recentissime scissioni) si sono sparpagliati in tutti i partiti ma specialmente in quelli di destra (fonte), e non sarà per caso. Se Fratoianni e Speranza, da bravi marxisti, esercitassero le armi della critica, vedrebbero in maniera chiara che i valori dei grillini delle origini (su quei valori sono stati eletti; se poi un bagno di realtà ha fatto cambiare il cervello di due o tre di loro, quelle restano le radici), i loro modus operandi, gli obiettivi programmatici, sono propri di un pensiero pre-fascista: autoritario, massimalista, assistenzialista (“sociale” nel senso che la destra estrema dà a questo aggettivo), anti-europeista, eccetera.

Il rifiuto dei 5 Stelle – già dichiarato da diversi leader centristi, e finalmente approdato ad almeno parte del PD – non è, quindi, il rifiuto di un potenziale e benemerito membro di una coalizione razionalista, ma una condizione sine qua non per tracciare la linea sulla sabbia più importante di tutte: di là i populisti, di qua i razionalisti.

Si vedrà facilmente come “di là” si ritroveranno Meloni, Salvini e Berlusconi (con quello che gli resta del partito) e un bel pezzo di grillini. Mentre “di qua” dovrebbero trovare accoglienza liberali e socialdemocratici, riformisti e marxisti, cattolici e laici, se – e solo “se” – accomunati dal desiderio di dare una prospettiva seria, pragmatica, non ideologica al Paese.

L’ideologismo, certo, non è il populismo, ma finisce coll’assomigliargli molto nelle conseguenze pratiche. E di bertinottate ne abbiamo già viste fin troppe nelle varie catastrofi che hanno attraversato “la sinistra”; direi che abbiamo già dato. O si cambia visione, o si fa uno sforzo per coniugare cognizione e realtà, oppure no, cari Fratoianni e Speranza, il raggruppamento razionalista dovrà fare a meno di voi.