Cos’è la Grandezza?

Poche settimane fa, il tennista Novak Djokovic ha vinto gli Open degli Stati Uniti, aggiudicandosi per la ventiquattresima volta uno dei tornei del Grande Slam e stabilendo un record che nella storia del suo sport è eguagliato solo dalle vittorie, in campo femminile, di Margaret Court. Djokovic, che peraltro è certamente intenzionato a non fermarsi qui, in un’intervista ha poi dichiarato, in polemica con i media, in particolare occidentali: «Lascio a voi stabilire se io meriti di essere considerato tra i più grandi sportivi di tutti i tempi. Una cosa è certa: se io non fossi serbo, sarei stato celebrato già molti anni fa, specialmente nell’Occidente».

I recenti successi di Djokovic, personaggio piuttosto controverso (cosa che è qui irrilevante), hanno ravvivato infatti gli eterni (perché impossibili da dirimere) dibattiti su chi sia stato il GOAT, il Greatest Of All Time, nel tennis, ma anche nel calcio, nel basket e in ogni altro possibile sport. Più grande Pelè o Maradona? Michael Jordan o Kareem Abdul-Jabbar? Muhammad Ali o Ray Sugar Robinson? Coppi o Merckx? Djokovic o Federer? E, incrociando sport diversi, Ali, Maradona o Jordan?

Inutile dire che la risposta non esiste e non può esistere, eppure queste domande non sono del tutto oziose, perché ci costringono a riflettere sul concetto di Grandezza. Cosa vuol dire che uno sportivo è stato grande, anzi Grande? Anche su questo, ovviamente, non c’è unanimità, eppure io credo che ragionarci sia istruttivo anche per chi detesta lo sport. Vediamo perché.

Un primo gruppo di appassionati pretende di risolvere il dilemma… contando. Djokovic ha vinto più di tutti nella storia, quindi è il più Grande. Michael Jordan ha segnato tot punti, vinto tot campionati, eccetera; Pelè ha vinto tre Mondiali, Maradona e Messi uno, e così via. Si tratta di un criterio ovviamente attraente per la sua semplicità e i suoi fautori, quelli che potremmo chiamare i Matematici, si industriano a cercare indicatori numerici validi anche per gli sport di squadra (quanti campionati mondiali, Palloni d’Oro, gol, o altro, possiamo attribuire a Pelè, Maradona o Messi? Quale percentuale di tiro, di assist, di rimbalzi aveva Jordan?), nel tentativo di ricondurre tutto a dati numerici.

Un secondo gruppo, più elastico, ritiene che la soluzione, specialmente negli sport individuali sia nel determinare chi sia stato più forte. Bjorn Borg ha vinto relativamente poco (si fa per dire), ma ha dominato la sua era come pochi, e si è ritirato molto giovane, quindi va “rivalutato” rispetto al criterio strettamente matematico. Per costoro, che chiamerei i Comparatori, le vittorie non sono tutto: conta contro quali avversari si compete, con quali mezzi, in quale contesto, con quali compagni, in quali campionati, eccetera. Per loro, Djokovic è il più forte tennista di tutti i tempi perché ha vinto più di quanto abbia perso contro i suoi coevi Federer e Nadal, e avendo affrontato una concorrenza così difficile è ugualmente riuscito a vincere più di ogni altro nella storia. E se è stato il più forte, cos’altro serve per dire che sia anche il più Grande?

Ora vorrei spiegare perché a me sembra che sia i Matematici che, in modo più sofisticato, i Comparatori sbaglino, e perché credo che le considerazioni che farò non siano circoscritte allo sport. Il motivo fondamentale è che sia gli uni che gli altri, in modi diversi, si basano esclusivamente sui dati quantitativi, specialmente sui numeri e sui risultati, eventualmente “rivalutati”, ma lo sport non è riducibile ai numeri. Pochi ad esempio (e certamente non io) direbbero, per restare al tennis, che Ivan Lendl e Jimmy Connors siano stati più Grandi di John McEnroe, eppure hanno vinto di più, più o meno nello stesso periodo. Insomma, il criterio quantitativo non è affatto inattaccabile, neanche negli sport individuali, e il motivo è un fatto essenziale: vincere, anche nello sport, non è tutto. Se bastasse esaminare i numeri e i dati per apprezzare la grandezza degli sportivi non ci sarebbe bisogno di assistere agli eventi sportivi: basterebbe leggere i risultati e sapremmo tutto quello che c’è da sapere. Invece no: conta anche come si gioca, o si corre, o si nuota. E conta l’effetto che quelle prestazioni hanno sugli altri atleti, sul pubblico, sull’evoluzione di quello sport, in fondo, in alcuni casi, anche sulla società. In questo senso, è impossibile definire dei criteri oggettivi per giudicare la grandezza, ma il fatto che un giudizio sia soggettivo non vuol dire che sia arbitrario. Chi non direbbe che Leonardo da Vinci sia stato Grande, se non il più Grande?

Insomma, la Grandezza non è qualcosa che si misura con la calcolatrice. Un tennista, uno sportivo, per essere Grande deve certamente aver vinto molto, ma non è tutto qui. Soggettivamente, non ho dubbi sul fatto che Federer e Borg siano stati più Grandi di quanto Djokovic potrà mai essere, così come non ho dubbi sul fatto che Maradona sia stato più Grande di Messi, o Muhammad Ali più Grande di Rocky Marciano (non necessariamente più forte!). La Grandezza è fatta di successi, ma anche di classe, di qualità e varietà tecnica, di identificazione con lo sport che si pratica, di carisma, di mille fattori non misurabili ma reali; per questo non saremo mai tutti d’accordo, e proprio per questo vale la pena di impegnarci in queste eterne discussioni, che se esistesse un criterio oggettivo non avrebbero ragione d’essere. Anche se in genere la Grandezza non è difficile da riconoscere, capita a volte che, magari come eccezione, qualcuno di noi sia colpito, affascinato, dalla Grandezza di un atleta del quale la maggioranza neanche si ricorda. Il nuotatore al quale io più spontaneamente associo l’attributo di Grande non è né Phelps, né Thorpe, e neanche Mark Spitz, ma il tedesco Roland Matthes, meraviglioso dorsista che potete ammirare in questo video nelle Olimpiadi di Città del Messico.

Perché ho voluto scrivere tutto questo? Perché se persino nello sport vincere non è tutto, e si può essere i più Grandi anche a dispetto di qualche sconfitta, questo è tanto più vero nei campi dove non ci sono Olimpiadi o Campionati del Mondo ad stabilire delle graduatorie. Il politico più Grande non è necessariamente quello che raccoglie più voti e governa più a lungo, il regista più Grande non è (quasi mai) quello che genera i maggiori incassi o vince più Oscar, e non tutti i Grandi scienziati vincono il Premio Nobel. Educare se stessi a riconoscere il valore dei Grandi senza rifugiarsi nel meccanicismo dei Matematici o dei Comparatori è un esercizio essenziale, che lo sport ci aiuta a compiere e a capire, ma che non trova nello sport la sua unica applicazione, né la più vitale.

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