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Linguaggio
di Claudio Bezzi06/02/201408:0001/10/2015

È colpa tua! No, hai cominciato prima tu!

La rissa politica di queste settimane si presta a una riflessione sulle forme sterili e nevrotiche del dibattito (che non è affatto dibattito, come stiamo per vedere). Semplificando a scopo espositivo è successa più o meno una cosa così:

  • Anti-grillini: Le vostre offese alla Boldrini sono intollerabili!
  • Grillini: Perché siete dei mascalzoni!
  • Anti-grillini: Questo è un linguaggio fascista!
  • Grillini: Non meritate altro, avete applicato la “tagliola”!
  • Anti-grillini: Perché voi facevate opposizione in modo delinquenziale!
  • Grillini: Ma voi avete picchiato la deputata Lupo!
  • Anti-grillini: Ma voi avete usato un linguaggio sessista contro le deputate PD!
  • Ad libitum…

Ciascuno dei contendenti (qui semplificato in due antagonisti) risale il torrente delle rivendicazioni; la mia offesa è una risposta alla tua, che è una risposta a una precedente mia, che è maturata in risposta a una ancor precedente tua, e così in una regressione che si perde nella notte dei tempi e si conclude con delle genericità fondative:

  • Grillini: Tanto voi siete tutti uguali!
  • Anti-grillini: Tanto voi siete inconcludenti e incapaci di un dialogo!
Paul Watzlawick

Questa dinamica di tipo nevrotico non si fonda su una coppia dialogica stimolo-risposta come nelle conversazioni normali, bensì per triadi composte da stimolo, risposta e rinforzo in cui ciascun elemento della comunicazione può funzionare sia come stimolo, sia come risposta, sia come rinforzo a seconda della prospettiva in cui si colloca l’attore della comunicazione. In questo modo non c’è una chiara “origine” delle offese e ciascuna parte può ritenere che sia stata comunque l’altra a iniziare. Questa dinamica relazionale ha un nome: “punteggiatura”; un contesto tipico: la relazione nevrotica; e degli autori che l’hanno studiata, il più famoso dei quali è Watzlawick nell’ambito della sua teoria della pragmatica della comunicazione. Un esempio di comunicazione patologica ce la fornisce Watzlawick nella sua opera più nota:

Marito: si chiude in se stesso

Moglie: brontola

Marito: si chiude in se stesso

Moglie: brontola

Marito: si chiude in se stesso

Moglie: brontola

…

Il marito percepisce il fatto che la moglie brontola e quindi si chiude in se stesso; la moglie percepisce che lui si chiude in se stesso e quindi brontola. Poiché vi state annoiando mi fermo; i più curiosi troveranno con facilità su Internet ogni approfondimento.

A un livello diverso da quello interpersonale, vedere le interazioni come triadi è spesso illuminante per capire, a titolo d’esempio, la pericolosità inconcludente dei conflitti internazionali (esempio paradigmatico il conflitto palestinese-israeliano), la perenne oscillazione di amore e odio fra Italia e Germania ma anche le interazioni politiche basate su infinite accuse e ripicche, come visto in apertura. Naturalmente ci sono sempre fatti concreti e reali da rinfacciarsi; non sto sostenendo che questo scambio sia nevrotico in quanto falso bensì che, con le sue componenti di verità, è nevrotico in quanto inconcludente. È nevrotico perché la finalità (raggiungere un obiettivo politico) è abbandonata a favore dello scambio in sé: segnare un punto dialettico inutile, avere un’ultima parola che non si avrà mai, mostrarsi rigorosi e risoluti con quelli della propria parte rinunciando a convincere quelli della parte avversa…

La punteggiatura nevrotica nello scambio politico cattura gli impreparati, i malpancisti, gli antagonisti-duri-e-puri e anche i nevrotici, trascinando tutti in una spirale sterile che ha una sola conclusione: nessuna. Rinunciare a questo scambio nevrotico non significa rinunciare a vedere le (presunte) colpe altrui, né rinunciare alle legittime ragioni proprie. Significa solo lasciarle sullo sfondo per concentrarsi su obiettivi concreti e strumenti per raggiungerli. Anche a costo della rinuncia a un po’ di ideologie ingombranti. L’esempio opposto (di mancanza di punteggiatura nevrotica) che vi sto per fare necessita della vostra pazienza, ovvero che non consideriate se i personaggi che nomino vi sono simpatici oppure no, e se l’accordo che hanno contratto vi trovi concordi od oppositori; l’esempio riguarda il recente patto sulla legge elettorale fra Renzi e Berlusconi. Renzi – l’attore principale di questa manovra – se n’è infischiato del fatto che Berlusconi fosse lo storico nemico del PD, pregiudicato, ingannatore etc. e lo ha visto per quello che era (alla luce dei suoi obiettivi): l’unico capo dell’opposizione col quale dialogare (stante l’indisponibilità del M5S); d’altra parte Berlusconi non ha frapposto il suo anticomunismo (reale o di facciata) alla disponibilità all’incontro. L’incontro c’è stato e in due ore è saltato fuori l’accordo, e naturalmente al momento in cui scrivo non posso sapere se avrà gambe per arrivare alla fine ma non importa, perché l’esempio riguarda il tipo di interazione e non il suo significato politico.

Attenzione ai depistaggi che la nostra mente subdola e accecata dalle passioni vi può proporre. Se anche giudicate male l’accordo che ho usato come esempio, e pensate che Renzi l’abbia fatto perché è spregiudicato e semmai vuole cacciare Letta, e Berlusconi perché voleva rientrare nel gioco politico, etc. etc… tutto ciò è indifferente ai fini delle conclusioni cui voglio arrivare. È assolutamente fuori di dubbio che le ragioni per cui un individuo fa le cose sono molteplici, in parte pubbliche e in parte private, in parte nobili e in parte opportuniste. Forse anche i grandi Santi si compiacevano un po’ della loro santità e peccavano d’orgoglio, ma il Signore li avrà pur perdonati in nome dei loro maggiori meriti. Il punto è che Renzi e Berlusconi – certamente non dei Santi – avevano degli obiettivi che si conciliavano, in uno dei possibili modi, con l’interesse comune (da decenni proclamato a vuoto) di avere una nuova e decente legge elettorale, e anziché restare dentro lo scambio comunicativo nevrotico (Però tu sei un pregiudicato / Sì ma tu mi vuoi mandare in galera / … ) hanno fatto la mossa del cavallo e trovata una soluzione (di cui, qui, non sto giudicando la bontà). Chi non capisce questo si lamenta sterilmente (Che scandalo invitare Berlusconi proprio nella sede del PD! Di Berlusconi non ci si può mai fidare! …) e non aiuta a migliorare la proposta o farne di alternative.

Tornando all’inizio: io personalmente trovo scandaloso il linguaggio e la pragmatica grillina, non vorrei ci fossero dubbi. Ma mi siederei domattina a un vero tavolo con loro per parlare di riforme. Io li trovo penosamente inadeguati e guasconi e mi fanno cascare le braccia un giorno appresso l’altro, ma è evidente che hanno un sacco di buone ragioni e alcune proposte sulle quali varrebbe la pena discutere. Potrei aggiungere che anche il PD mi fa continuamente cascare le braccia, che il PDL (pardon: Forza Italia) me le ha da tempo staccate del tutto e via cascando. Se da parti politiche più mature (M5S, PD, SEL ma anche quel che sopravvive dei centristi non compromessi con Berlusconi) ci fosse stato un atteggiamento costruttivo e non nevrotico, quest’ultimo inutile anno di Governo Letta sarebbe stato l’inizio di un grande periodo per il nostro Paese.

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12Comments

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  1. 1
    miriampacifico on 06/02/2014 at 16:25
    Rispondi

    Bel commento 🙂 🙂

  2. 2
    Giuly on 07/02/2014 at 15:22
    Rispondi

    Quando si potra’ discutere/ragionare per raggiungere l’obiettivo che, a parole , vogliono tutti , far uscire l’Italia dal pantano, ho paura che restera’ un’utopia irraggiungibile . Ecco allora che viene evocato ” l’uomoforte” questo il pericolo che s’intravede sempre più’ spesso .

  3. 3
    Spaghetto on 08/02/2014 at 23:37
    Rispondi

    Se si ragionasse in astratto e si usassero quegli esempi solo per far capire, sarei d’accordo.
    In un mondo ideale fatto di persone perbene di cui si può avere fiducia, che mantengono la parola data, oneste ecc. allora penso che non ci sarebbe nessun problema nel mettere in secondo piano l’astio maturato in anni e anni di attriti. Io lo faccio e sono disposto a farlo perché so che l’altro farà la stessa cosa.

    Il problema diventa tale, secondo me, quando la teoria si deve applicare alla vita reale (e soprattutto alla politica).
    Tralasciando alcuni atteggiamenti duropuristi del Movimento 5 Stelle (non si vogliono alleare con nessuno, ad esempio. Eppure personaggi come Ingroia e Di Pietro, a loro politicamente affini e da loro anche stimati, avrebbero portato nei 5s un bagaglio di esperienza enorme che gli avrebbe impedito di fare molte stupidaggini), trovo logici e naturali alcuni comportamenti definiti, se ho capito bene, “punteggiatura nevrotica”.
    Poiché i rapporti personali e politici si dovrebbero basare sopratutto sulla fiducia e sull’onestà, come può instaurarsi un dialogo con un personaggio come Berlusconi, ad esempio, e lasciare sullo sfondo la sua storia, fatta di tradimenti e menzogne (solo per citare cose inopportune moralmente e tralasciando i reati)?

    Spezzare il circolo vizioso del “brontolare e chiudersi in se stesso” lo si può cercare di fare in una coppia dove si presume ci sia un minimo di “terreno” condiviso su cui lavorare.
    Ma se non si ha stima dell’altro e si ha paura di una pugnalata da un momento all’altro?

    Una curiosità che non ho ben capito: la mancanza di mancanza di punteggiatura nevrotica è positivo?
    Non dovrebbe esserci un minimo di p.n.?

    Ps visto il tema ad alto tasso di infiammabilità, se il tono sembra scontroso me ne scuso già da ora e preciso che non è mia intenzione

    • 4
      bezzicante on 09/02/2014 at 10:44
      Rispondi

      Nessuna scontrosità. Secondo gli ideatori Watzlawick e altri (http://www.ibs.it/code/9788834001424/watzlawick-paul/pragmatica-della-comunicazione.html) la punteggiatura è la forma nevrotica, e solo nevrotica, di uno scambio comunicativo che esprime malessere e incapacità a rompere questo “loop” (diversamente da quello che lei auspica). Tenga presente che tutto sommato questo di Watzlawick, pur essendo notissimo e utilizzassimo, non è un modello esente da critiche. Soprattutto tenga presente la vera finalità del mio post, che non era presentare una teoria psicologico-comunicativa ma puntare il dito contro la sterilità della lite continua. La questione centrale lei la esprime alla fine: “se non si ha stima dell’altro e si ha paura di una pugnalata da un momento all’altro?” Che fare? Ci sono solo due modi: 1) continuare a brontolare senza concludere nulla (stile “punteggiatura nevrotica”…); 2) superare le proprie diffidenze e andare “a vedere”, come al poker. In una quantità considerevole di circostanze si scopre che benché i due contendenti non si fidino l’uno dell’altro hanno interessi in comune. E che se riescono a mettere da parte il sentimento di diffidenza riescono poi, realmente, a portare a casa un risultato condiviso. Il mio post intendeva semplicemente indicare la necessità URGENTE, in Italia, di mettere da parte le diffidenze (senza dimenticare i torti e le responsabilità di ciascuno) e lavorare su proposte concrete.
      Infine: lei ha nominato il M5S che, a mio avviso, rappresenta il campionato italiano della punteggiatura nevrotica. Ma se la giocano molto bene col PD, con FI e in modi diversi con tutti gli altri. La guerra fredda civile che dura da 20 anni in Italia ha lasciato tutti con l’amaro in bocca e nessuna fa una mossa in avanti, costruttiva e propositiva.

  4. 5
    spaghetto on 10/02/2014 at 06:05
    Rispondi

    Scusa se ti do del Tu ma, un po’ per abitudine e un po’ per gusto personale, evito quasi sempre il Lei su internet.

    superare le proprie diffidenze e andare “a vedere”, come al poker

    Sono d’accordo con te (e con Scanzi e Travaglio) sull’andare “a vedere” determinate proposte. Per non fare un discorso astratto e cercare di contestualizzarlo, avrei voluto che i 5s fossero andati a vedere le carte di Renzi.
    Se la stessa proposta, o una simile, fosse arrivata da Berlusconi, sarebbe stato giusto andare a vedere?
    Si può sacrificare la propria “superiorità morale” in nome di un’astratta necessità urgente (che come fai notare tu va avanti da decenni) discutendo con qualcuno di moralmente deprecabile e politicamente e personalmente inaffidabile?

    Il mascherarsi dietro il “colpa tua, no tua” non credo sia completamente negativo.
    Anzi, forse un po’ di “punteggiatura nevrotica” ha sbloccato la situazione politica italiana imponendo agli altri di muoversi.
    Forse il problema di questi decenni di guerra fredda (finta) è stata proprio un eccesso di Non-punteggiatura che ha portato Tutti a parlare con Tutti senza distinzioni?

    Ora sto andando a lavoro… ma in caso posso spiegarmi meglio più tardi.

  5. 6
    Mumon (@Mumon89) on 10/02/2014 at 11:04
    Rispondi

    Penso che un esempio piuttosto chiaro del tipo di dinamica invocata da Bezzicante si possa facilmente ritrovare, per chi lo ha visto, in “Lincoln”. Approvare una legge per l’uguaglianza razziale è stato possibile soltanto “mettendo da parte la propria superiorità morale in nome di una necessità urgente”.
    La politica, ormai, è un luogo in cui la superiorità morale non si mostra più scegliendo di dialogare con tizio o caio rifiutando sempronio, bensì dimostrando di sapersi sporcare le mani per tutelare lo scopo ultimo che si persegue. Sostanzialmente bisogna mettere da parte la propria identità di capopartito per tutelare il tornaconto popolare. E’ per questo che ha realmente valore lo scopo della trattativa più che il modo in cui questo viene raggiunto: in politica vale il deprecabile concetto secondo cui il “fine giustifica i mezzi”. Non vale però il contrario. Il proprio volersi mostrare integerrimi non è una giustificazione al non muovere un dito causando una deleteria stasi.
    Del resto quel che accade adesso è che “acerrimi nemici teorici”, volontariamente o meno, collaborano allo sfacelo comune. Preferirei che abbassassero le armi e costruissero qualcosa.

    Ottima analisi, come sempre!

    • 7
      bezzicante on 10/02/2014 at 11:41
      Rispondi

      Grazie Mumon. Io mi rendo perfettamente conto che il concetto di razionalità, “freddezza” ideologica (per esempio nel precedente post https://ilsaltodirodi.com/2014/01/20/orfani-delle-magnifiche-sorti-e-progressive/) e così via sono complicati e potenzialmente equivoci. Innanzitutto nessuno di noi è scevro da passioni, poi abbiamo i nostri valori, le nostre priorità… Ma insisto nel fatto che se ne siamo schiavi non usciamo dalle gabbie che ci costruiamo e non portiamo avanti alcun movimento verso una qualsivoglia direzione. Cosa sia “interesse generale”, per esempio, non è definibile al di fuori del confronto degli interessi particolari dei diversi gruppi sociali ed economici, e questo crea conflitto; ma non può certamente essere oggetto unicamente di scontro armato a Ballarò, di polemica a Servizio pubblico e di invettive su Twitter. Gli strumenti per l’agire razionale esistono eccome, nel mondo occidentale contemporaneo, se solo lo vogliamo.
      P.S. Vale anche come risposta a “Spaghetto” che ha proposto altri argomenti.

  6. 8
    spaghetto on 10/02/2014 at 17:30
    Rispondi

    Non ho visto “Lincoln”.

    La politica, ormai, è un luogo in cui la superiorità morale non si mostra più scegliendo di dialogare con tizio o caio rifiutando sempronio, bensì dimostrando di sapersi sporcare le mani per tutelare lo scopo ultimo che si persegue.

    La superiorità morale non si dimostra scegliendo di dialogare con Tizio e non con Caio, è vero; ma si dimostra rimanendo coerente ai propri principi. E il dialogare con Tizio e non con Caio non è altro che una naturale conseguenza.

    Se si pensa che il falso in bilancio, l’appropriazione indebita e la frode fiscale siano dei reati gravi (tralasciando il resto) che vanno contro l’interesse dello Stato e quindi dei Cittadini, è una conseguenza naturale non discutere con un interlocutore che si è macchiato di tali reati. Il Sig. X diventa, quindi, il simbolo degli Anti-valori che il gruppo stesso professa.
    Il capopartito, il gruppo dirigente, i parlamentari dovrebbero sporcarsi le mani con il Sig. X in nome di una necessità urgente che loro non riconoscono?
    Si può chiedere a un gruppo, che ha fatto della “legalità” (a torto o a ragione) la propria ragione d’esistere, di andare contro “lo scopo ultimo che si persegue” e il tornaconto popolare che fa riferimento a quel gruppo?

    Il proprio volersi mostrare integerrimi non è una giustificazione al non muovere un dito causando una deleteria stasi.

    Io, a ben pensarci, non vedo una stasi deleteria.
    La nascita del Movimento ha causato un fermento anche negli altri partiti che li ha spinti prima ad arroccarsi in un governo delle larghe intese; poi nella elezione del nuovo Segretario del PD (lo scorso anno non ce la fece, ora sì); poi nella scissione del PDL causata dall’espulsione di Berlusconi dal Senato (sarebbe successo senza la punteggiatura nevrotica dei 5s?); e anche la disperata ricerca di un nuovo leader in FI (chi vincerà? Berlusca con Toti o i vari Fitto, Verdini ecc? ci sarà un’altra scissione?).

    E infine, per provocare e volendo portare all’esasperazione il concetto di “trattare per uscire dall’impasse”, si potrebbe giustificare la trattativa Stato-Mafia in nome dell’interesse generale?

  7. 9
    Mumon (@Mumon89) on 10/02/2014 at 21:37
    Rispondi

    Va bene. Portiamo occhiali con lenti diverse o abiti un pianeta diverso dal mio, Spaghetto 🙂
    Io vedo una stasi deleteria e vedo una serie di confronti che sono strettamente limitati alla lotta in parlamento, che hanno come unica conseguenza per la cittadinanza l’arenarsi anche su questioni importanti ed il non concludere nulla di realmente e socialmente utile.
    Non basta fare ostruzionismo, è necessario essere propositivi o si rischia di fare il gioco di chi si vuole ostacolare. Ad ogni modo, la mia opinione non è strettamente limitata a questo o quel gruppo politico, vuole riferirsi a qualcosa di più generale.
    Gli ideali sono utili nella misura in cui servono da guida per le azioni. Se per mantenerli idealmente immacolati non si agisce neppure nel loro interesse, non sono più tali, sono catene.

    Riguardo alla trattativa stato-mafia, va da sé che non è un esempio adottabile neanche nell’ottica dell’esasperazione in quanto la mafia è qualcosa che tutela l’interesse di un gruppo privato ed un’eventuale trattativa sarebbe solo nell’ottica di questo interesse e non di uno collettivo.

  8. 10
    spaghetto on 11/02/2014 at 07:34
    Rispondi

    Io vivo in una padella e riesco a guardare il mondo solo quando viene alzato il coperchio, è quindi naturale che mi sfugge qualcosa e vedo distorta la realtà.

  9. 11
    spaghetto on 11/02/2014 at 07:34
    Rispondi

    🙂

  10. 12
    Gaspero Domenichini on 07/10/2015 at 19:32
    Rispondi

    Forse a capire meglio il concetto espresso nell’articolo può aiutare un esempio (a mio parere) più positivo di quello con Renzi e Berlusconi: Papa Francesco ha dialogato con pressoché tutti, laddove prima c’erano scontri su “valori incrollabili” (su pricipi che riguardano aborto, sessualità, celibato, …).
    Francesco è riuscito a dialogare, a confrontarsi, a trovare comunione di intenti. Non ha mai rinuciato all’essenziale, non ha negato né nascosto le sue idee, ma non ha messo avanti tutto le cose che avrebbero impedito di incontrare l’altro, ed ha cercato di riconoscere le ragioni dell’altro, cercando di integrarle nelle sue, per avere una visione più piena della realtà.

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