Si sta per votare il testo della legge Cirinnà sulle Unioni civili in un Senato spaccato anche trasversalmente nella maggior parte delle forze politiche. Quello che non a tutti sembra chiaro è per cosa realmente si voti e quali siano i sentimenti reali della maggioranza del Paese.
Partiamo da quest’ultimo tema; gli italiani – in generale – sono favorevoli alle unioni fra omosessuali? Se sì, sarebbero anche favorevoli all’adozione del figliastro (stepchild adoption)?
Al momento in cui scrivo sono disponibili tre sondaggi recenti su questi temi (parlo di sondaggi pubblici che trovare sulla pagina ufficiale sondaggipoliticoelettorali.it e non, ovviamente, di quelli riservati che diversi partiti hanno commissionato). Ecco i risultati:
- Sondaggio Eumetra Monterosa del 14 Gennaio per Il Giornale; domanda “È in corso in Parlamento la discussione su una legge che concede alle coppie omosessuali la possibilità di legarsi in unioni civili che comportano una serie di diritti. Lei è d’accordo all’introduzione in Italia delle Unioni civili per coppie omosessuali?”: 52% sì; 45% No; 3% Non sa. Sull’“adozione del figlio biologico di uno dei componenti”: 28% favorevoli; 68% contrari; 4% non sanno.
- Sondaggio Demopolis del 25 Gennaio per Otto e mezzo (La 7); domanda estremamente generica “Sull’estensione dei diritti civili alle coppie di fatto, stabilmente conviventi, prevista dal DDL Cirinnà”: 60% favorevoli alla legge; 33% contrari; 7% non sanno. Su eventuali matrimoni, invece: 37% favorevoli, 56% contrari, 7% non sanno.
- Sondaggio Scenari politici – Winpoll del 26 Gennaio per Huffington Post; domanda “Come si pone di fronte alla possibilità dell’approvazione delle unioni civili tra persone delle stesso sesso?”: 40,1% completamente favorevoli; 29,10 abbastanza favorevoli; 11,00% abbastanza contrari; 18,20% completamente contrari; 1,60% non sanno. Sulle eventuali adozioni da parte di una coppia gay: 24,10% completamente favorevole; 24,00% favorevole solo se un genitore è biologico (stepchild adoption); 47,90% completamente contrario; 4,00% non sanno.
Prima di qualunque commento vi ricordo che ho già spiegato in un post precedente tutti i molteplici difetti di questi sondaggi e perché vadano presi con le molle; ma avendo solo questa fonte dovremo accontentarci. Quello che emerge è che una netta maggioranza (fra il 52 e il 69%) è favorevole alle unioni civili fra omosessuali; questo dato è confortato dall’essere l’epilogo di una serie storica, ovvero dal fatto che già da anni i vari sondaggi hanno registrato questa propensione in Italia (QUI un sondaggio del 2014 annunciato come primo successo del fronte favorevole ma non è così; per esempio QUI ne trovate uno del 2012 e ce ne sono di precedenti). Poiché siamo integralmente parte di un mondo occidentale di cui condividiamo una grandissima quantità di tratti culturali può essere utile segnalare che il medesimo trend è tipico in Europa e Stati Uniti. La più famosa indagine americana sull’argomento è la Pew Research che da una quindicina d’anni registra l’opinione negli States: il grafico sottostante è chiarissimo anche senza commenti (notare che qui si parla di “matrimoni” e non di meno impegnative unioni).
Vi invito a leggere la ricerca originale che incrocia il dato con età, religione e opinione politica etc. senza peraltro mostrare dati che non ci si aspetta.
Resta sul tavolo l’altra questione, quella stepchild adoption che è il vero oggetto del contendere in questi giorni. I sondaggi italiani mostrati all’inizio indicano percentuali favorevoli oscillanti fra 28 e 48% (ma una differenza così eclatante dice assai più sul valore di queste indagini che sulla reale opinione degli italiani, e che il 28 sia la percentuale rilevata a beneficio del Giornale non stupisce). Abbiamo altri dati di maggiore valore? Una indagine Gallup del 2014 dice un chiaro e netto “Sì”, ed è interessante anche qui osservare l’evoluzione nel tempo, come nel grafico precedente, perché i valori cambiano e l’opinione pubblica rispetto agli omosessuali è cambiata visibilmente, e velocemente, in questi anni.
I dati italiani mostrati sopra sono pochi, vaghi e troppo a ridosso di un dibattito politico abbastanza fuorviante. In effetti, anche andando un po’ indietro nel tempo, i favorevoli alle adozioni, pur essendo minoranza, mostrano un trend in crescita, come indica Sentimeter in un articolo del Giugno scorso.
L’articolo controverso della Cirinnà è il quinto, che introduce una piccola modifica alla Legge 4 maggio 1983, art. 44:
i minori possono essere adottati […] dal coniuge nel caso in cui il minore sia figlio anche adottivo dell’altro coniuge.
Con la Cirinnà l’articolo diverrebbe:
i minori possono essere adottati […] dal coniuge o dalla parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso nel caso in cui il minore sia figlio anche adottivo dell’altro coniuge o dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso.
Questo articolo è assolutamente coerente con la legge dell’83 che al Titolo I, Principi generali, afferma
Il diritto del minore a vivere, crescere ed essere educato nell’àmbito di una famiglia è assicurato senza distinzione di sesso, di etnia, di età, di lingua, di religione e nel rispetto della identità culturale del minore e comunque non in contrasto con i princìpi fondamentali dell’ordinamento
Ora: quale maggiore rispetto dell’identità culturale può essere garantito al minore del restare con la propria madre o col proprio padre naturale, risposato con persona di altro sesso o “unito” ad una dello stesso? Ma queste sono opinioni, ovviamente. I fatti riguardano ciò che già ora dice la legge italiana.
L’adozione non è automatica ma viene disposta dal Tribunale per i minorenni dopo un accurato screening sull’idoneità affettiva, la capacità educativa, la situazione personale ed economica, la salute e l’ambiente familiare di colui che chiede l’adozione. La legge 184 del 1983 sulle adozioni, all’art. 44, precisa che i minori possono essere adottati anche quando non ricorre lo stato di abbandono, da persone legate da vincolo di parentela entro il sesto grado o da preesistente stabile rapporto, se orfano di padre e di madre. […] Tale soluzione evita dal minore orfano il trauma di essere inserito in una famiglia affidataria scelta in seguito all’apertura di una procedura di adozione fra le coppie disponibili. “Rapporto stabile e duraturo” è formula vaga ed incerta che può comprendere varie ipotesi: amico di famiglia, persona che si è sempre occupata dal minore, affidatario di fatto individuato dai genitori. Anche il convivente omosessuale, che dovrebbe aspettare la morte del genitore biologico. […] Perciò perché introdurre in questa DDL Cirinnà, per questo o altri argomenti, discussioni pretestuose, quando già adesso molte questioni potrebbero essere risolte facilmente? Se manca il genitore naturale o i genitori naturali, e non è detto che debbano essere sposati, il partner può adottarne il figlio se legato da un rapporto duraturo. Quello che si vuole in modo subdolo legittimare è che il genitore del minore ricorra ad un utero in affitto per avere un figlio, poi da fare adottare? Se l’interesse fosse solo del minore già adesso il figlio naturale, avuto da uno dei conviventi da una relazione, potrà nel caso non ci siano i genitori, essere adottato dall’altro convivente. (Francesco Felis su Italians).
Per quanto riguarda l’utero in affitto, o maternità surrogata, in Italia è vietata, anche se è possibile praticarla in alcuni paesi stranieri. Al riguardo potete avere idee diverse, ovviamente, ma non si può – a mio avviso – bocciare una legge perché un suo elemento è aggirabile in altre parti del globo.
Il conclusione e riassumendo: la cultura civile del popolo italiano è certamente più che disponibile alle unioni fra omosessuali; sulle adozioni no, c’è diffidenza sia pure in calo, anno dopo anno. Questa diffidenza – mi permetto di ipotizzare – è ampiamente dovuta a una campagna distorcente che sorregge la disinformazione di base che su questo argomento è piuttosto diffusa. Non si tratta di gay che vanno all’orfanotrofio per prelevare un povero bambino che crescerà traumatizzato ma, molto diverso, del figlio naturale di una persona rispetto al quale il compagno o la compagna accetta di assumersi oneri genitoriali non indifferenti, a tutela del minore, entro un quadro affettivo forte e stabile.
Cosa appare invece nel dibattito politico attuale? Che si appoggia oppure no la Cirinnà e l’adozione del figliastro a seconda di convenienze politiche di piccolissimo cabotaggio, e che il M5S, mettendosi di traverso al solo fine di ostacolare il PD, avrebbe finalmente compiuto il suo primo gesto politico (così sostiene il grande anchorman Mentana): non quindi l’espansione delle libertà individuali, non l’inclusione, non i diritti e gli interessi dei minori ma “il gesto politico” del mettersi di traverso, o l’adesione alla maggioranza, o l’occhio lungo verso l’elettorato di destra. È su questo che, a partire da domani, entreremo un pochino ancora nella modernità inclusiva o resteremo nell’arretratezza cattolico-omologata escludente.