Vi piace il terzo millennio? No? Peggio per voi, dovete tenervelo. Non solo; le regole prevedono che, oltre a ingoiarlo così com’è, vi dichiariate almeno moderatamente soddisfatti. In caso contrario vi restano solo le serie TV e buoni psicofarmaci. Fra le regole del terzo millennio non c’è quella che vi impedisce di far qualcosa, quello che vi pare, per cambiare le cose; questa regola non c’è perché il terzo millennio se la ride sotto i baffi: fate un po’ quel che vi pare (pensa senza dirlo) tanto da soli, o in quattro gatti, dove credete di andare? Credete di sconfiggere il Moloch liberista con qualche articolo sul manifesto? Credete di far pulizia delle fake news con qualche blog serio e noioso? Credete che la gente smetta di seguire compulsivamente Fedez e Ferragni solo perché il mondo va a rotoli? E poi, chi lo dice che il mondo va a rotoli? Sono solo fuochi di artificio, allegri, è il Terzo Millennio!
È così che fra le altre cose la politica del Terzo Millennio è fatta in un altro modo. E c’è chi lo ha capito ma ci sono molti che non l’hanno mica capito. La politica del terzo millennio è liquida, un concetto sul quale tornerò in altri post ma che, intanto, riassumo così:
- meno apparato e più “gente”; per capirsi: smuove più una dichiarazione di Saviano che una di Martina;
- meno regole (in realtà “meta-regole” ma non stiamo ora a fare i sofisti) e più comportamenti; per capirsi: meno elucubrazioni sul congresso PD e più atti concreti che mostrino di che pasta sei fatto;
- meno argomenti e più slogan; questo è brutto, lo so, ma provate a fare un ragionamento col barista o col fruttivendolo o col commercialista… Nella maggior parte dei casi alla terza frase già non vi seguono più, mentre un chiaro e solenne “Prima gli italiani” è chiaro per tutti;
- meno parole e più immagini; questo è noto da tempo, ma prima riguardava solo le merendine e ora riguarda tutto, politica inclusa;
- il tempo è solo “ora”; assolutamente inutile parlare del mondo che dovremmo lasciare ai nostri figli, come è inutile programmare interventi per la difesa del suolo, la qualità dell’aria e noiose robe che si sviluppano più o meno in silenzio negli anni. Quello che interesse è adesso. Dopo la parole ‘adesso’ c’è un punto e una nuova frase (questa), che decide del fatto che la frase precedente è già vecchia, gettata via. “Ora” significa adesso, proprio in questo momento.
Alcune di queste cose sono pessime, altre così così, e alcune potrebbero sembrare quasi accettabili, se non fosse che tutte assieme formano un marchingegno diabolico che mette una pietra tombale sopra la politica del Novecento. Ricordate le sezioni locali come strumenti di partecipazione ed educazione popolare? La scuola delle Frattocchie? I dibattiti TV dove diligentemente parlavano uno alla volta argomentando le loro tesi (poi sono arrivati gli squallidi talk show)? E poi, diamine: i leader! Ma che vigore Berlinguer, ma che carisma Craxi, che fuoco perfino Almirante! E il grillo parlante La Malfa (padre), e Pannella, e … Ma dove sono finiti? Questa gente con la passione nel cuore, delle idee (buone o cattive) nel cervello, capaci di appassionare il popolo e di governare un Paese, ma che, non avranno buttato via lo stampo?
Voglio dire, con tutto il rispetto, che Bersani, Civati, Gentiloni, Del Rio, Minniti… scompaiono di fronte ai vari Pajetta, Amendola, Napolitano… Che Brunetta, Martino, Biondi e Scajola sono degli zeri paragonati a Zanone, Andreotti, Moro e Spadolini. Anche l’estrema destra aveva personaggi assai più apprezzabili di questi truci che ci stanno governando.
Cosa diavolo è successo?
È successo che è scomparso il carisma.
Il carisma è un distillato di segni.
Capacità di esercitare, grazie a doti intellettuali o fascino personale, un forte ascendente sugli altri e di assumere la funzione di guida, di capo.
(vocabolario Treccani).
Ma quelle “doti intellettuali” e quel “fascino personale” devono essere ri-conosciuti dai cittadini, e il problema diventa immediatamente comunicativo e linguistico (sì, lo sapete, siamo fissati col linguaggio…). La contemporaneità ha messo in discussione le prime e ridisegnato il secondo. Le doti intellettuali sono diventate oggetti di manipolazione e contestazione in quest’ultimo decennio, e le competenze sono drammaticamente state sostituite dalle “opinioni” (ne abbiamo parlato QUI); il tuo valore intellettuale, la tua capacità argomentativa, la tua conoscenza nel merito oggi valgono sempre più solo in circoli ristretti, mentre la massa si fonda su pareri mutevoli, cangianti, fragili, non necessariamente logici, non necessariamente supportati da evidenze. E il fascino, poi, da cosa dovrebbe dipendere se non dall’apparire, dall’essere presenti su Facebook, Instagram e altri media? Chiara Ferragni è caruccia ma non è una strafiga mondiale, eppure è una delle blogger di moda più influenti al mondo e ad ogni starnuto che fa ci sono articoli anche su quotidiani ritenuti seri. YouTubo Anche io, dove un signore non avvenente e molto grasso mangia e chiacchiera, ha 165.000 iscritti e dovremmo domandarci perché (BTW: abbiamo inaugurato il gruppo Facebook Codice Giallo e il canale YouTube Codice Giallo e siamo ovviamente quattro gatti… se volete partecipare…).
I meccanismi del riconoscimento sono diventati molto differenti in questi ultimi anni dove la comunicazione 2.0 ha stravolto le dimensioni note nel Novecento. Se rivedete la lista iniziale e l’applicate alla comunicazione quotidiana, a Facebook, ai WhatsApp delle mamme, ai flussi anche inintenzionali che forgiano le nostre coscienze e il nostro simulacro di informazione, non possiamo non capire come mai i giaguari di Bersani abbiano clamorosamente fallito di fronte alle ruspe di Salvini.
E infine: capite anche come l’annuncio di Martina di candidarsi, assieme ad altri 70-80, non so, ho perso il conto, alla segreteria PD, sia destinata al vuoto assoluto. Non interessa, non appassiona, non arriva proprio, come quelle di altri concorrenti. A parte Minniti e Zingaretti (carisma di entrambi prossimo allo zero, giusto un filo più su), gli altri sono già in debito di ossigeno. Vi ricordate loro apparizioni memorabili? Loro frasi incisive? Loro gesti epici? Loro video scaricati e condivisi per l’arguzia, o per la passione, o per qualunque altra cosa? Ecco allora che l’insegnamento che traggo, semplicemente dal punto di vista politico-comunicativo e non come mie adesioni, è il seguente:
- l’ultimo personaggio carismatico in seno al PD è stato Renzi, che vi piaccia o no;
- tutti gli altri valgono zero sotto il profilo qui trattato; ciò non significa che non siano brave persone o che non abbiano buone idee, ma valgono zero sotto il profilo del carisma 2.0; ma che, davvero mi devo appassionare di Zingaretti o andare in deliquio per Minniti? (Martina, porello, manco lo nomino…);
- sull’altro fronte, invece, quello grigio-nero, c’è spreco di carisma: Grillo e Salvini hanno carisma da vendere; Di Maio brilla di carisma riflesso e fa abbastanza pena, ma stacca di gran lunga i mortiferi candidati piddini.
Allora adesso abbiamo stabilito un bivio interessante: se qualcosa di vero c’è, nell’analisi precedente, accade che il bivio è così composto:
- da una parte c’è il carisma 2.0, quello eclatante, sempre ravvivato da slogan duri, super-presenzialismo, immagine, balle a go-go, contraddizioni palesi ma non fa nulla, basta esserci e stare sulla bocca di tutti;
- dall’altra parte c’è la costruzione degli argomenti, i pareri pesati attentamente, il lavoro del pensiero (che richiede tempo e non può stare continuamente da Barbara D’Urso o da Floris), l’analisi accurata che può essere spazzata via da una battuta sprezzante…
La politica che viene premiata oggi è la prima. Quella che piace a noi è la seconda. La prima governa ed è tuttora sulla cresta dell’onda nei sondaggi, mentre la seconda esce sconfitta dalla stagione populista che rischia di travolgere l’Europa.
E questo è tutto. Noi continuiamo a ragionare, ad argomentare, e staremo fra quattro amici ma poi speriamo di diventare cinque, poi sei, poi vedremo.
Vi ricordiamo i nostri spin off su Facebook e TouTube e il libro Codice Giallo, che cerca di recuperare un concetto differente di politica.
