È un mondo psicotico, quello in cui viviamo. I pazzi sono al potere. Da quanto tempo lo sappiamo? Da quanto tempo affrontiamo questa realtà? E… quanti di noi lo sanno?” (Philip K. Dick, La svastica sul Sole)
Bonaccini ha vinto, il Truce ha ben perso, vita l’Italia. Un depresso cronico, disilluso, sfiduciato come me, che aveva pronosticato un risultato diverso, resta però scontento. Intendiamoci: bene, anzi benissimo! La vita è fatta di simboli, di momenti, di sfaccettature, che hanno la portentosa proprietà di provocare effetti inattesi, innescare dòmini virtuosi, concorrere con altri non considerati al raggiungimento di orizzonti insperati. Potrebbe essere questo il caso, sì, potrebbe. Da qualche parte si dovrà ben incominciare, a qualche ramo dovremo aggrapparci per non affondare; se questo ramo si chiama Emilia Romagna, dove i lombi dei miei padri mi generarono, ne sono ben felice.
Ma poi questo velo di sfiducia che fa ammuffire – ai miei occhi stanchi – tutto ciò che vedo, relativamente alla politica e alla società italiana (e occidentale) mi riporta alla disillusa analisi che vi impongo per brevi punti, essendo tutte questioni già amplissimamente trattate su questo blog.
- L’Emilia resiste mentre Molise, Friuli, Trentino, Abruzzo, Sardegna, Basilicata, Piemonte, Umbria sono perse (e vedremo il destino futuro delle rimanenti). Capite che si esalta il carattere simbolico di questa vittoria a scapito del suo valore strutturale. La Calabria, regione di cui non frega proprio nulla a nessuno, salvo a una manciata di Calabresi, è andata malissimo nello stesso giorno; non è che la Calabria si è persa di misura, tanto da potere dire che un’inversione di tendenza si può intravedere, generalizzare. In Calabria è una fiumana di destra, oggi, nel medesimo giorno in cui l’E-R resiste. Casi diversi, imparagonabili, certo; ma l’Umbria, il Piemonte e la Basilicata le abbiamo consegnate a Salvini proprio l’altro ieri, al suono della fanfara.
- La vittoria in E-R non è una vittoria di Zingaretti, semmai di Bonaccini e forse nemmeno; è la vittoria di un residuo di buon senso in una popolazione i cui tratti sono la laboriosità, la concretezza, il realismo; con tutte le magagne, con tutte le critiche ai dirigenti locali, con tutto quello che vi pare, consegnare agli incompetenti gradassi un gioiello di buon funzionamento può andare bene altrove, ma non qui.
- Viva le sardine. Per quanto mi riguarda sono morte e sepolte, la loro funzione politica, necessaria, non aveva ragione di durare più di quanto è durata, e pochissimo mi interessa ora capire cosa faranno o non faranno. Ma, appunto: è stato un segnale forte e importante della possibilità di opporsi al salvinismo; segnale gioioso, ricco di sentimenti positivi, prodromico di qualunque possibilità di riscatto… Credo che senza le sardine avremmo perso l’Emilia Romagna; senza le sardine non avremmo mai saputo che sì, da qualche parte, disperso, c’è un popolo che ha voglia di resistere.
- Sì, con la profusione di energie dispiegate da Salvini e dalle sue bestie questo è un bello schiaffone ma, dopo la delusione a caldo, direi che saggiamente Salvini farà spallucce; la vittoria gli avrebbe dato lo slancio (e la vendetta che cerca) a livello nazionale; pazienza. Dovrà aspettare e, nel frattempo, si sta mangiando tutto il resto, tutti noi.
- Non vorrei parlare dei populisti di sinistra. Generazioni di incroci fra consanguinei ha prodotto questo pugno di flagellanti… Finché le leggi della genetica non metteranno fine a questa loro sofferenza direi di non concedere loro troppi pensieri.
- Invece di quei dementi senza speranza dei protofascisti, eversori, incompetenti, giustizialisti, statalisti dei 5 Stelle bisogna parlare, perché malgrado l’evidenza della loro minorità intellettuale, morale e politica (e della tardiva giustizia delle urne nei loro riguardi) il cammino zingarettiano continua – così capisco – a considerarli parte di un progetto. Male, male, male, malissimo. Perché non sono i 5 Stelle che “si stanno ravvedendo” (il ravvedimento non è una categoria politica), ma i riformisti del PD che si stanno perdendo nel populismo. E taccio di Renzi, di Calenda e di Bonino, ci sarà modo in altra occasione.
Concludo: godiamoci questa boccata d’ossigeno. Per oggi siamo salvi (Calabria a parte della quale, ripeto, nessunissimo è interessato); il governo è salvo (viva! viva! applausi dal loggione), Zingaretti è salvo (e questo è davvero fondamentale, se capite il mio sarcasmo), possiamo da subito interessarci di Sanremo e del virus cinese. La resa dei conti è solo rinviata. Ma – subito prima di accendere la TV – date un’occhiata all’ammassarsi di truppe populiste e fasciste al seguito di Salvini: a me sembra la scena del Signore degli Anelli (Le due torri), quando Saruman mostra a Vermilinguo la massa sterminata di orchi e uruk-hai.
BTW, giusto per avvisare gli amici di questo blog, coi quali ormai c’è un dialogo: persone intelligenti (o presunte tali) stanno scrivendo bestialità sul virus cinese che mi urtano profondamente. Ecco: poi semmai non sono 5 Stelle, certamente non sono leghiste… Ma l’idiozia è diffusa anche nei nostri ranghi: informazioni precarie, giudizi lapidari, condivisione del nulla, gara al finto stupirsi… Lezione da trarre: loro (la brutta destra di Salvini) sono una massa di idioti; noi siamo allegramente misti: brava gente, brutta gente, gente simpatica ma che non capisce un cazzo e ha votato Bonaccini perché il nonno era partigiano… e anche gente brava e intelligente, mediamente informata, sinceramente democratica, ma spesso omologata.