Cronache del virus # 5

Ho capito a cosa servono certi personaggetti di mezza tacca, o anche tre quarti, che popolano la nostra televisione e i nostri social; servono a farci trastullare col nulla, avendo noi persa ogni possibilità di governare, ma che dico?, almeno convivere, col “qualcosa”. Nei giorni passati ha fatto scalpore Murgia che parlava male di Battiato, e la Ministra Azzolina che è andata in giro in TV imitando la Guzzanti imitante Azzolina. E giù “fiumi d’inchiostro”, si sarebbe detto una volta, prima che i bit sostituissero gli atomi neri. Ho capito che però non possiamo parlare 24 ore al giorno di coronavirus, come mettere o togliere la mascherina, se il metro di distanza sia sufficientemente sicuro e altre bazzecole del genere. Abbiamo bisogno di tirare il fiato, di dividerci fra pro e contro qualunque sciocchezza, tanto più che non ci sono le partite, di divagare… Poi si esagera (si esagera sempre…), e le opinioni diventano battaglie, e le argomentazioni diventano pistolottoni indigesti utili solo per mostrare l’acume e la sagacia di illustri critici che nella maggior parte dei casi non avevo mai sentito nominare (volevo citarvene un paio per farvi capire meglio, ma perché dare visibilità a logorroici vanitosi?). Quindi ci servono i personaggetti, noi stessi divenendo tali, per dare semplicità al mondo incasinato, per ridere e deridere in un momento di ansia e incertezza, e via tutti i luoghi comuni di psicologi e sociologi, ne potete aggiungere voi a piacere… Però, per favore, senza prendersi sul serio. Spariamo anche noi la nostra bella stupidata su Facebook e piantiamola subito lì, non insistiamo, non cavilliamo, non cerchiamo ragioni che non ci sono in Murgia che parla di Battiato, in Saviano (scegliendone uno a caso) domani, e in qualche altro furbacchione il giorno dopo.

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Litigare col conoscente no vax che nel viottolo di campagna qui nei pressi, dove entrambi eravamo a spasso coi cani, anziché scansarsi e farmi passare stando alla larga (o permettermi di fare altrettanto) mi viene provocatoriamente quasi addosso al grido “Non bisogna avere paura!”. Conoscente cancellato in forma definitiva da ogni possibile futura relazione sociale.

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Nessuno mi toglie dalla mente che un’interpretazione delle diverse posizioni europee in questi giorni di crisi abbia a che fare con l’imprinting religioso che divide l’Europa in tre  grandi aree (tralasciando l’Islam, che per quanto riguarda il nostro continente è residuale). Grosso modo coincidono le aree religiose, sociologicamente simili, economicamente apparentabili e, specialmente, con una concezione europea, dei conti pubblici, e delle soluzioni “giuste” da adottare.

In maniera schematica ho disegnato le tre aree principali nella mappa qui a fianco.

È inutile girarci attorno; il cattolicesimo ti soffoca nei sensi di colpa,

ma poi il peccatore si salva sempre con una bella confessione, quindi in quest’area, grosso modo il sud-ovest dell’Europa, siamo insofferenti alle regole, siamo individualisti, siamo furbetti finché la si sfanga… Tutt’altra cosa i rigidi protestanti figli di un’etica che non dà scampo; ognuno al suo posto, il successo come benevolenza di dio, nessun vero perdono; e quindi la sofferenza è quasi un obbligo, e chi non vuole soffrire è un paria, non deve essere altro che tale. E poi gli ortodossi, con questa palmare tendenza alla pratica devozionale, l’insofferenza all’autorità…

Sì, certo, potevo fare una cartina con le differenze climatiche (sud Europa solare, nord Europa nebbioso…) oppure con certe occorrenze storiche e culturali (il panslavismo in salsa sovietica ad est…). In realtà tutti questi fattori hanno contribuito a renderci ciò che siamo ma – a mio modesto parere – quello religioso è il principale.

Quindi: non è che gli olandesi siano stronzi: sono i figli di Lutero e di Calvino, non possono proprio concepire lo stile di vita italiano… (ma poi vengono qui in vacanza, eh?).

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Omioddio, ma che giorno è oggi? Domenica, lunedì, venerdì, Pasqua, le giornate scorrono con una monotonia esasperante ma non per questo prive di mille cose da fare. Stiamo a casa, e quindi puliamo, cuciniamo, sistemiamo, mettiamo in ordine le foto… Senza sapere se è domenica o lunedì.

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Uno dei possibili effetti benefici del virus è la scomparsa, o il ridimensionamento, dei personaggi falsi come monete da 3 Euro. Il mondo ne è pieno, nelle diverse sfaccettature e manifestazioni locali. In Italia sono quelli che al Bar Sport si vantano di avere pescato un pesce grosso così, che nessuno però ha mai visto, di “essersi fatti” la bonazza di paese, di essere stati a Rodi e avere fatto un salto talmente alto da superare l’intero enorme Colosso colà eretto… Sono quelli pieni di sicurezze che ti guardano dall’alto in basso, a te povero stolto che credi veramente che siamo stati sulla Luna, a te che non capisci che il virus è un’arma biologica sfuggita al controllo dei cinesi, a te che – ma veramente? – ti curi con veleni chimici quando invece la naturopatia è l’unica strada per vincere il cancro. Personaggi fastidiosi, sempre. Saccenti di un’ignoranza paradossale; gradassi di periferia che abbassano gli occhi se solo li guardi con determinazione; impiccioni, loquaci, sempre fuori tempo.

Ecco, grazie a questo benedetto isolamento (per alcuni no, lo so…) si stanno evaporando. Ed è una fantastica scoperta sociologica che condivido ora con voi: i coglioni, gli imbecilli, i fanfaroni, i prepotenti, sono esattamente come il virus: scompaiono se isolati,  se non trovano gente da infettare.

Salvini e il salvinismo; Grillo e il grillismo a cominciare da Di Maio, Di Battista, Taverna e tutte le figurine di quella corte di miracolati; i no vax; i complottisti delle scie chimiche… Scomparsi!

Qualcuno si affaccia al balcone, come Totò nel film “Gli onorevoli”, e viene spernacchiato (è successo in questi giorni a Salvini).

C’è una lezione (seria, questa volta) importantissima da trarre: il successo di questi e altri disgraziati è basato non sulle loro capacità ma sulla nostra stupidità. Più noi diamo spazio a costoro, più il loro essere virali dilaga (specie sullo stramaledetto Facebook e nei quotidiani immondi italiani), sia che ne parliamo bene sia che ne parliamo male. Oggi, che per lo più siamo presi da argomenti più rilevanti, la mancanza di spessore di costoro fatica a trovare spazio e l’intera gigantesca ombra che sembravano proiettare sul muro si rivela per quella che è: un ombra, appunto, quella di omini piccini.

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Nella puntata n. 1: disinformazione e necrofilia; non tirate fuori l’analisi costi benefici per il virus; esempi piccoli e marginali di tentativi di ripresa sociale.

Nella puntata n. 2: la bellezza delle città deserte; sono scomparsi i sovranisti, grazie virus! Responsabilità istituzionali e responsabilità individuali. 

Nella puntata n. 3: incominciamo a vedere i cambiamenti nei nostri comportamenti, nei nostri giudizi… Intanto assistiamo al disastro fuori dall’Italia, dove ripetono – forse in peggio – i nostri vecchi errori. E l’Europa cosa fa?

Nella puntata n. 4: il telelavoro all’epoca del coronavirus e la consapevolezza che non è affatto male! E se alla fine dovessimo riconoscere che il governo, col pasticciamento tipico italiano, alla fine non si è poi comportato così male?

(Foto di copertina dell’autore)