Il 38% della popolazione italiana è certamente intenzionata a vaccinarsi contro il Covid, appena disponibile il vaccino. Il 38%. Il rimanente 62% è sospettoso, diffidente o manifestamente contrario. E non siamo neppure i peggio, perché altre grandi democrazie occidentali, secondo una recente indagine, sono ancor più diffidenti di noi.
Un fenomeno inquietante e in crescita negli ultimi mesi, in tutti i Paesi, compreso il nostro, in deficit di fiducia nelle élite e nelle istituzioni politiche,
scrive il cronista, che avrebbe diverse cause: il trambusto mediatico piuttosto disorientante (al quale hanno contribuito non pochi “esperti”), le incertezze delle scelte governative, la sfiducia in un comparto farmaceutico giudicato frettoloso nel rilascio della cura…
Ma sì, metteteci tutto quello che sappiamo benissimo, che denunciamo da anni, risaliamo la corrente e additiamo anche l’analfabetismo funzionale, il populismo complottista come risposta alla paura della complessità, Facebook fascista e le centrali della disinformazione. Alé! Questa è analisi delle cause, necessaria e utile, ma dopo ci serve una cura. Una cura a quell’ignoranza funzionale, al complottismo dilagante, alla confusione e alla dispercezione di massa o, quanto meno, se una cura alla diffidenza risultasse sforzo improbo, degna di Sisifo, almeno una soluzione. Una semplice, veloce, banale soluzione per far sì che al vaccino seguano le vaccinazioni di massa, e quindi la sconfitta del virus. Perché se ci vacciniamo solo al 38% il virus resterà qui, fra noi, seminando altre morti, collassi ospedalieri e minando la salute di tutti (anche dei vaccinati, che l’effetto sarà a termine).
Ovviamente occorre partire dalla chiara constatazione che non si tratta di opere di convincimento, moral suasion, appello alla responsabilità; chi non si vuole vaccinare pensa tutto il male possibile dei pro-vax: pensa che sono pecore, sciocchi servi di Big Pharma, gente ingenua disinformata sui tremendi pericoli della vaccinazioni, stupidi che non capiscono il complotto ordito ai loro danni… Provate a convincere un Testimone di Geova che le sue credenze sono errate, e avrete un’idea di massima su come funziona la mente di ogni negazionista, riduzionista, antivaccinista dei dintorni.
Eliminata questa possibilità (o meglio: evviva la campagna pubblica a favore della vaccinazione, può darsi che ci faccia guadagnare 2-3 punti percentuale… Il fatto è che non sarebbe risolutiva) quali altri strumenti restano?
Persuasione dialogica esclusa, di soluzioni ne rimane solo una: l’obbligo.
L’obbligo potrebbe essere più o meno severo: ti obbligo a vaccinarti, fino al trattamento coatto, con contorno di punizioni (ammende, prigione); oppure ti impedisco l’accesso a determinati servizi se non sei vaccinato (per esempio non accetto i tuoi figli a scuola, non puoi lavorare in presenza, si interrompono i servizi sociali…).
Nel frattempo sarebbe utile una campagna comunicativa subdola: spot governativi che dipingono i novax come terroristi e invitano la popolazione a denunciarli.
Queste cose non si sono fatte neppure in Cina, poiché là la popolazione ha una cultura civica millenaria, è ordinata e disciplinata, tendenzialmente ubbidisce all’autorità (ne ho trattato dettagliatamente QUI). Né si potrebbe fare nella Russia di Putin o nel Brasile di Bolsonaro, che la gente scenderebbe in piazza in massa. Figuratevi in Occidente.
L’Occidente democratico e più o meno liberale, come ci piace narrarlo (fintamente, ché la narrazione comincia a essere piuttosto distante dalla realtà), fida sul fatto che ogni cittadino sia democratico e liberale, sia pure a modo suo e al netto di minoranze oppositive, lecite e comprese nel pacchetto. Le democrazie occidentali sono nate e fiorite in nome del popolo (We the people, è l’incipit della Costituzione americana), un popolo protagonista, attivo, informato e ben indirizzato da chiari principi morali, dalla ricerca della felicità, e quindi da una sottesa comprensione dei meccanismi sociali ed economici che governano il mondo; una comprensione implicita, da uomini e donne comuni, sufficiente però per scegliere ciò che è meglio per tutta la collettività (qui sono fiorite teorie economiche e sociali a iosa, specie nell’Ottocento). In questa visione societaria, è ovvio che la gente sta attenta a non contagiare e contagiarsi, è ovvio che si andrà a vaccinare, e i pochi no vax (che una società liberale, essendo pluralista e tollerante, mette in conto di avere) sarebbero sconfitti dalla forza della massa, dal ridicolo in cui si rifugerebbero e dalla loro sostanziale irrilevanza. Ma oggi che le democrazie sono spappolate sotto il maglio della complessità sociale, nulla accade così armoniosamente.
Se la gente, ancora, mette le mascherine (e non sempre) più che altro per paura delle sanzioni, mugugnando sempre di più, scendendo solo a tratti in piazza (sono solo episodi, per ora…), è facile previsione che qualunque lockdown verrà sempre meno tollerato e che il vaccino avrà un successo limitato e, forse, insufficiente. Semplicemente perché la gente rifiuterà di accettarlo.
Se vi aspettate, ora, una mia conclusione, una proposta di soluzione, sarete delusi. Io sono figlio di un’idea di democrazia razionalista, altruista, inclusiva, meritocratica, efficiente, quindi di una democrazia dove il 90% dei cittadini capisce, e agisce di conseguenza (vaccinandosi, quindi); data la società imperfetta in cui vivo, in cui la percentuale di cittadini consapevoli e responsabili è davvero bassa, sono assolutamente a favore dell’obbligo vaccinale che, sia detto chiaro e tondo, non violerebbe alcuna norma costituzionale. Queste le mie preferenze, assolutamente inutili. Per imporre tale obbligo servono delle precondizioni, nessuna delle quali (nessuna!) presente nel nostro Paese:
- un governo forte e autorevole con una solida base parlamentare;
- un’opposizione almeno in parte consapevole della drammaticità del momento, capace di guardare oltre gli immediati interessi di parte;
- un sistema regionale esattamente all’opposto di quello che è ora: senza possibilità di porre infiniti ostacoli all’iniziativa governativa, senza satrapi egocentrici in cerca di visibilità e con apparati amministrativi moderni ed efficienti;
- una sanità pubblica con una media nazionale almeno decente, sia sotto il profilo tecnico-sanitario che in quello amministrativo (invece abbiamo Regioni con sistemi sanitari vergognosamente depredati e lasciati allo sbando);
- la convergenza di obiettivi, e la piena lealtà, di vari apparati dello Stato e Istituzioni: il Capo dello Stato deve essere d’accordo, le prefetture allineate, la Protezione civile solidale, l’esercito fedele e la polizia responsabilmente attenta, la magistratura priva di deliri populisti e giustizialisti.
Se questi cinque punti fossero presenti, nella situazione italiana, non ci sarebbe bisogno neppure di evocarli; sarebbero l’altra faccia di un popolo disciplinato, consapevole del momento e pronto a fare la propria parte. Proprio perché il popolo non è così, allora occorre invocare questi cinque punti, ma nel momento in cui sono invocati ne vediamo i limiti, l’impossibilità, la fragilità dell’idea che così si possa andare da qualunque parte.
Morale della favola: la vedo davvero dura…