Pensare la Democrazia nel Terzo Millennio. 10 – L’ignoranza

Una serie di punti chiave, chiari, ineludibili, per ripensare la politica, da tempo scomparsa in Italia e – probabilmente – in stato comatoso in tutto l’Occidente. Una serie di punti che riteniamo fondamentali, in ordine logico, che proporremo in diverse puntate ravvicinate. In questa decima puntata: l’ignoranza.

Invitiamo tutti i lettori a dibattere questi temi scrivendo suggerimenti e critiche nei commenti.

10. L’ignoranza è sempre eversiva. Se non causata dalla stupidità, l’ignoranza è il secondo enorme male sociale dal quale occorre difendersi ma, al contrario della precedente, l’ignoranza può essere sconfitta dall’istruzione, dall’esperienza, dalle buone relazioni sociali. Una società felice mette a disposizione dei suoi cittadini ogni occasione per combattere l’ignoranza.

10.1 Moltissimi stupidi sono anche ignoranti, ma ricadono completamente in quanto già scritto [Cap. 9]. Qui trattiamo quindi l’ignoranza dovuta a scarsa educazione, limitata scolarizzazione, mancanza di occasioni di esperienza, di viaggio, di relazioni sociali vivificanti. Sono tantissimi i borghi, i paesini, le periferie dove persone di modesto livello sociale crescono figli che non possono frequentare scuole, non hanno mai viaggiato, crescono fra quattro mura e i soliti dieci amici altrettanto deprivati. Questi ragazzi non sanno, non conoscono, strutturano i loro schemi mentali in forma primitiva e rigida, e ovviamente cadono facilmente preda di teorie fantasiose quando non di ambienti pericolosi. C’è un’enormità di capitale sociale sprecato, di potenziale intellettuale non sviluppato, di infelicità, che restano abbandonate a loro stesse, anziché essere sviluppate positivamente al servizio della collettività, oltre che per una vita migliore per gli interessati. Uno stato razionalista, attuatore dei diritti dei suoi cittadini, investirebbe ingentissime risorse per consentire il migliore sviluppo culturale a partire naturalmente dalle generazioni più giovani.

10.1.1 Al primissimo posto la scuola, da troppi decenni abbandonata a se stessa, dovrebbe essere una delle prime preoccupazione di uno stato democratico: più edifici scolastici in ottime condizioni, più tecnologie, insegnanti in aggiornamento continuo, un buon sistema di valutazione, tempo pieno, apertura al territorio, attività estive, ammodernamento dei programmi. E, possibilmente, meno bieco corporativismo dei docenti.

10.1.2 Poi le agenzie educative informali: circoli giovanili, boy scout, fino alle parrocchie, tutti coloro che si occupano di giovani dovrebbero essere maggiormente qualificati e sostenuti. Occorre sottolineare la banalità e scarsa incidenza dei numerosi progetti di intervento sociale destinati ai giovani, con uno spreco di risorse comunque notevole. La progettualità sociale in campo educativo dovrebbe essere potenziata e rinforzata (e valutata) con criteri moderni e con senso critico.

10.1.3 L’Università è uscita in pezzi dalle ultime riforme. È noto a tutti che moltissimi corsi di laurea sono scadenti e che numerosi atenei fanno carte false (= laurea garantita facilmente) pur di avere studenti e mantenere le cattedre. Gli Atenei di un qualche valore, in Italia, sono pochi ed elitari, ma il contrario dell’elitarismo non è certo la laurea facile. Un poderoso giro di vite, in senso scientifico e didattico, deve essere fatto per portare le nostre università a un diffuso livello di eccellenza, sostenendo parimenti gli studenti meritevoli con adeguate borse di studio.

10.1.4 Viaggiare è un potente antidoto all’ignoranza, alla visione ristretta del mondo, al razzismo; offrire condizioni di vero favore (fino alla totale gratuità dei trasporti e degli alloggi) ai ragazzi che desiderano viaggiare per il mondo costerebbe poco e avrebbe grandi risultati.

10.1.5 Le relazioni sociali sono il terzo grande pilastro per lo sviluppo di una mentalità aperta, curiosa, intelligente. Le relazioni sociali non possono essere imposte, ma indiscutibilmente possono essere favorite dalla bonifica delle peggiori periferie-dormitorio, col sovvenzionamento di luoghi di aggregazione permanenti (biblioteche, centri giovanili, associazionismo) o temporanei (fiere, manifestazioni) nei luoghi dove la possibilità di nuove e significative esperienza e relazioni sono più problematiche.

10.2 Queste misure sono assolutamente di modesto costo economico per uno Stato che desideri investire sulla cultura e sullo sviluppo intellettuale dei giovani. Occorre quindi domandarsi perché non lo si faccia. Perché scuola e Università sono un disastro, perché i giovani sono abbandonati, la ricerca negletta…? Crescere delle nuove generazioni nel sapere, nell’arte, nella cultura, nella migliore visione del mondo e delle relazioni sociali, significa crescere una società meno conflittuale, più armonica, più democratica. Verrebbe da pensare che non si voglia codesta migliore società, e che le meschinissime beghe di piccolo cabotaggio politico cui assistiamo quotidianamente siano considerate più importanti rispetto allo spreco di vite, di competenze e di maggiore felicità che si perpetra. Scavando un pochino a fondo, poi, si può notare come una buona parte dei politici che abbiamo siano loro stessi il frutto di questo spreco, figli di periferie culturali e di disarmo morale. Quando è iniziato tutto questo? Come sempre la ricerca dell’origine dei mali sociali rischia di arretrare nei tempi fino ad Adamo ed Eva, rifuggendo – in questa regressione – dal riconoscere precise responsabilità che possiamo leggere e riconoscere nelle buone intenzioni demagogiche di tante riforme intraprese dal secondo dopoguerra: quelle buone intenzioni demagogiche sempre cattive consigliere ma che piacciono così tanto ai politici con poco senso dello Stato, con la preoccupazione di piacere alle piazze e di guadagnare benemerenze per le prossime elezioni.

Prossimo tema: la malvagità.

Per ritrovare tutti gli articoli di questo dossier cliccate QUI.