L’eutanasia è legge in Spagna, quarto paese europeo dopo Olanda, Belgio e Lussemburgo. Non credo di poter vivere abbastanza per vedere una norma simile approvata nel nostro ipocrita Paese. Non già “nel nostro cattolico” Paese, che il cattolicesimo, da noi, è autentica pratica di fede per una sparuta quantità di persone, mentre gli accomodamenti che il cattolicesimo consente sono impagabili per una quantità di ipocriti (pensiamo solo al permanere assurdo dell’obiezione di coscienza per i medici in tema di interruzione della gravidanza).
Ora: so benissimo che su questo tema non c’è modo di discutere e argomentare; chi è intimamente convinto della sacralità della vita (e ne sono autenticamente convinti gli appartenenti alla sparuta minoranza di cui sopra) ritiene che l’eutanasia (come l’aborto) sia un peccato mortale, un’offesa a Dio, e che non vada fatto. La cosa che costoro (con sporadiche eccezioni) non capiscono, per l’intrinseco dogmatismo del cattolicesimo, è che Dio ha lasciato piena libertà agli esseri da lui creati, e che nella sua infinita bontà ha stabilito che gli esseri umani scelgano, a costo di vederli scegliere l’errore. I cattolici non lo capiscono, i protestanti – che a loro tempo proprio per tale dogmatismo imboccarono un’altra strada – lo capiscono giusto un po’ di più.
I cattolici, per i quali il fine (quello glorioso indicato da Dio) giustifica i mezzi (quelli mondani che si trovano necessariamente a disposizione) non si limitano a perseguire la salvezza della loro anima, ma pretendono di salvare anche la mia, e a questo scopo utilizzano il potere temporale, laico (e per ciò stesso profano) per sbarrare la strada alle manifestazioni di divina libertà che a loro non piacciono. Consideriamo che è ancora reato (sia pure sanzionabile solo amministrativamente, e non da molti anni) la blasfemia, che non significa – chiarisco per i pochi – libertà di bestemmia, ma semplicemente libertà di critica all’idea di divinità. Consideriamo che buona parte della carriera medica si inchina al potere dei vescovi, e che la foglia di fico della “coscienza” è talmente utile, in Parlamento…
Eppure, non c’è libertà fino a quando (anzi: a partire da quando) la nostra libertà non sarà libertà su noi stessi e di noi stessi: libertà di far nascere oppure no; di vivere o di morire; di amare chi ci pare. E che queste siano le grandi e insormontabili fortezze in cui si rinchiude il pensiero cattolico (perché ciascuna di esse rappresenta il dogma sul quale da secoli la Chiesa erige il proprio potere) è formidabilmente chiaro a chiunque abbia occhi per guardare, anche accettando lo scandalo: aborto, eutanasia, amore senza pregiudizi, sono comunque fortezze che iniziano a mostrare crepe. La modernità avanza che piaccia ai vescovi oppure no. La laicità vince – nell’epoca della complessità – rispetto alla bigotteria.
Io non vivrò abbastanza, ma mio nipote certamente sì.