La sinistra è morta. Viva La Qualunque e il suo profeta Fedez

Ho cercato di non scriverne, lo giuro; ci ho provato. Ammorbare i lettori di Hic Rhodus con la storia del Fedez censurato dalla Rai, lui che protesta con toni vibranti e “mostrando le prove” della vile censura, la sinistra unita (jamas serà vencida) che lo loda, da Di Maio che finge di essere di sinistra fino a Letta che gli elettori credono lo sia… Pensavo, fra me e me: questa puttanata sesquipedale non merita una riga; roba da poveretti, roba da chi non ha più una idea, fosse vaghissima, di cosa si sta parlando. Ma poi, diamine, oggi è il 3 maggio, sono passati tre giorni dal vile attentato alla coscienza libertaria (che mai ha sfiorato la sinistra operaista, sia chiaro) perpetrato dalla Rai, quella che noi paghiamo coi nostri soldi!!! e ancora i giornali parlano di questa storia. Allora – mi dico col senso autocritico che mi pervade e sovente distrugge – deve essere importante, e sono io che non l’ho capito. Vuoi vedere che dovevo scagliarmi anch’io, come un sol Fedez, contro la macchinazione perpetrata dai poteri forti, capitanati dal bieco Pillon, che non vogliono la legge contro l’omofobia, che odiano i diversi, che censurano i pochi superstiti difensori delle vere libertà, Chiara Ferragni in testa (di cui Fedez è solo un branch del brand, per parlar chiaro)?

Si potrebbe iniziare a discutere se il “concertone” del 1° Maggio, dove Fedez ha pronunciato il suo pistolotto contro i leghisti e pro-legge Zan, sia il luogo giusto; quell’evento, rito laico che si ripete da decenni, è un momento e luogo di parte o tendenzialmente ecumenico? È il luogo dove la sinistra (?) dichiara che il lavoro è un tema di sinistra e la festa dei lavoratori è della sinistra (una versione possibile della realtà, anche se piuttosto sovietica) oppure è un luogo, un tempo e un modo per parlare di un tema, di un problema, assolutamente trasversale (moltissimi disoccupati ed espulsi dal mercato del lavoro causa pandemia probabilmente non sono di sinistra, e non pochi di costoro votano Lega e Fratelli d’Italia; per loro vale la festa dei lavoratori o li pigliamo a calci nel culo perché sono fasci di merda?). A partire da qui si potrebbe continuare a ragionare sul fatto che la Rai – sedicente “servizio pubblico” – sia interessata a farne una cronaca piatta e anonima, in modo da accontentare tutti, o se debba essa stessa prendere parte, con la fazione dei Cronisti Televisivi Proletari disponibili a esaltare l’intervento così giusto del rapper.

Ma questi sono argomenti, ragionamenti, riflessioni che fanno solo venire il mal di testa ai politici italiani contemporanei e a buona parte dei commentatori, i primi essendo il fondo del barile di questa Seconda, o Terza Repubblica (ho perso il conto), i secondi mostrando una storica propensione ad evitare ogni sforzo critico. Andiamo allora al nocciolo del problema.

Il nocciolo del problema, a mio modesto pensare, è il seguente: la sinistra (?) in Italia non esiste; è esistita, e anche forte, e anche intelligente; oggi non esiste se non come simulacro. Decenni di governi “di sinistra” (?) e non è passata nessuna legge libertaria: la vergogna della legge Bossi-Fini (immigrati) è tuttora in vigore da vent’anni; non abbiamo leggi decenti sul fine vita, la procreazione assistita, il consumo di droghe, la prostituzione; vige ancora un medioevale Concordato fra Stato e Chiesa; che vi piaccia Renzi oppure no (a me per esempio non piace molto) il suo governo è stato l’unico che abbia introdotto alcune leggi (poche, timide) attente ai diritti civili. Per il resto uno zero assoluto: perché c’è la Chiesa che non vuole, le persone “perbene” di cui si cercano i voti, altre priorità, ma soprattutto non c’è la giusta mentalità. Ma chi l’ha diffusa la balla che sinistra = libertarianesimo, sinistra = più diritti civili? La sinistra è storicamente sempre stata puritana e bigotta, e la bandiera dei diritti civili nasce in seno al liberalismo (i radicali furono una scissione di Pannella e altri dal vecchio partito liberale).

Il nocciolo del problema si allarga (ci sono due noccioli, sì) considerando che non è ammissibile che la politica italiana, o almeno quel pezzo di politica che si interessa di libertà e diritti, sia appesa a un Fedez oggi, a una Mannoia ieri o a un Celentano un po’ di tempo fa. Ogni cittadino è libero di dire ciò che vuole, Fedez incluso; e lasciamo stare che un qualunque Fedez, “famoso solo per essere famoso” (come ha brillantemente scritto ieri Suttora), usi una platea pubblica, ripresa da una Rai pubblica, per fare il suo pistolotto (che era a favore della legge Zan; e se avesse detto il contrario?); d’altronde, oggi viviamo in questa finzione assoluta da Truman Show, non vale neppure la pena tirare la gente per la giacchetta per mostrargli la finzione, tanto è cieca e assuefatta. 

Il punto è che il parere di Fedez – come quello di Mannoia che invitava a votare 5 Stelle – è il pensiero de La Qualunque: che titoli ha, Fedez, per essere credibile, per essere – come si dice oggi – un testimonial, se non quello di avere un cospicuo numero di follower e scrivere canzonette (uno che ha scritto l’inno dei 5 Stelle e un album chiamato Pop-ulista), di essere il marito di una celebrità (sempre di quelle finte, da milioni di follower sui social media) e di veder il proprio nome sui giornali per ogni peto che gli scappa dai buchi che la natura gli ha fornito? Quindi: la politica è assente; la politica di sinistra (?) proprio inesistente, ma evviva, quando tutto sembrava perduto ecco arrivare il Settimo Cavalleggeri: Fedez! La dice lui la verità sull’omofobia, la difende lui la Legge Zan, le dice lui, chiare ed esplicite, le cose che si meritano ai leghisti! Evviva, Esultiamo!

Allora, concludo, esultate pure voi, ma senza di me. Esultate popolo di sinistra (?) ammaliato dal rapper tatuato oggi, da un saltimbanco domani, da un prestigiatore dopodomani, visto che siete orfani di Gramsci, Togliatti e Berlinguer e le vostre orecchie vogliono udire qualcosa, qualunque cosa, purché suoni vagamente di sinistra (Moretti ne implorava D’Alema in un film di ben 23 anni fa, vedete un po’ voi quant’è antica questa assenza). Io rabbrividivo ai monologhi qualunquisti-ecologisti di Celentano, non posso che osservare con disinteresse il populismo-(vagamente)libertario di Fedez. Sempre meglio di Murgia, sì. Ma se – cortesi lettori “di sinistra” (?) – pensate di rifondare da Fedez una politica, una struttura di pensiero, una pratica militante (si può dire? Senza offesa, “militante” si può dire?) per una svolta politica in Italia, guardate, scommetto il mio ultimo Euro: non solo vi sbagliate di grosso, ma sarete fortemente disillusi.

O forse no. Anzi, ci ho ripensato: non sarete per niente disillusi, perché domani un altro funambolo della comunicazione 2.0 dirà un’altra cretinata, o un’altra cosa intelligente (la qualità delle uscite dai fori d’aria corporali è sostanzialmente casuale), e il popolo unito (jamas serà vencido) aprirà un nuovo infuocato dibattito pro o contro il beniamino del momento. La prossima volta, semmai, l’uscita estemporanea sarà lodata da Salvini e biasimata da Letta. Così, per caso. Tanto non conta nulla.

Tristemente, inutilmente e, specialmente, in maniera molto solitaria, riprendo il vecchio monito: non omologatevi!