Lo so che i nostri lettori possono essere un po’ stanchi di sentire parlare di no vax, ma l’occasione è ghiotta non già per l’ennesima critica a posizioni antivacciniste, ma per mostrare una situazione di natura linguistica, dialogica, concettuale, in cui un discorso (apparentemente) ben costruito, con una logica argomentativa nell’insieme (apparentemente) corretta, crolla nel momento in cui ci si accorge che è costellato da numerose fallacie (quando non errori palmari). Questa è la tipica situazione che occorre quando il discorso è “alto”, proposto da persone istruite, colte, specialmente molto sicure di sé. Il pensiero non è sgangherato (come quello, per esempio, di no vax ignoranti, semmai complottisti e paranoici), fluisce con un rispetto delle principali regole discorsive (premesse e conclusioni, fatti e commenti…) e chi ascolta, o legge, ha l’impressione di comprendere un punto di vista coerente e giustificato. Soffermandosi sui dettagli, però (questo è molto più facile con un testo scritto, che dà modo di prendersi il giusto tempo per riflettere), compare una vaghezza qui, un errore là, una fallacia subito dopo, e si comprende come tutto il castello argomentativo sia basato su quegli errori e fallacie. Non sono dettagli, sono i pilastri dell’argomentazione che finisce, quindi, col crollare.
Solo come caso di studio, prendo l’intervista di Carlo Lottieri all’HuffPost del 9 dic 2021, in cui spiega perché ha aderito al gruppo negazionista di Cacciari, Agamben e vari altri. Anche Lottieri è un nome di peso, filosofo universitario, con tanto di pagina Wikipedia a lui dedicata.

Quindi, procedo.
Dopo l’incipit in cui fonda la genesi del suo pensiero (“stiamo assistendo a un cambiamento istituzionale, sociale e politico che sta restringendo le libertà individuali”) il giornalista propone la prima e fondamentale domanda:
Ma la vostra libertà mette in pericolo la libertà altrui. Rifiutate di uccidere o morire ma aumentate il rischio per chi vi sta attorno. C’è una dimensione collettiva della libertà, non può non tenerne conto.
Non è così. O i diritti fondamentali esistono e sono inviolabili, oppure non esistono per nulla e sono mere concessioni del potere. Né penso difendibile la tesi secondo la quale la scelta di non vaccinarsi comporterebbe un danno per gli altri. Il grande equivoco è che o sosteniamo che vaccini sostanzialmente funzionano, o riteniamo che non funzionano. Se ti vaccini e hai una copertura dal virus, cosa temi dagli altri? Una persona protetta dal vaccino – che ha meno probabilità d’infettarsi e se questo avviene molto spesso non deve affrontare gravi conseguenze – ha davvero poco da temere da un non vaccinato. C’è un brocardo che recita: “De minimis non curat praetor”. Il comportamento di chi non si vaccina non può essere considerato lesivo dei diritti altrui, e infatti in vari Paesi non lo è.
Innanzitutto l’esistenza ontologica di una cosa chiamata “diritti fondamentali” è un assunto ideologico (è un tipo di fallacia); i diritti sono esattamente la seconda cosa che dichiara Lottieri; una semplice analisi storica comparata, ma proprio di base, permette di vedere che esiste una dialettica a volte feroce fra popolo e governanti per l’ottenimento di diritti (i primi) e per il loro controllo (i secondi), che si conclude in forme diverse ma, sempre, comunque stabilite dai governanti che, appunto, concedono i diritti. Il discorso sarebbe lungo, e poiché fra qualche mese una novità editoriale di cui riparleremo ne tratterà in lungo e in largo, qui mi fermo.
Più facile e veloce argomentare sulla seconda parte del brano, che include sia errori che fallacie. Innanzitutto il vaccino, è noto e stranoto, non protegge al 100% dal virus; nessun vaccino lo fa. Lottieri lo ammette ma compie un salto logico poco ammissibile dicendo che la minore probabilità di infettarsi, e le conseguenze non gravi, non implicano un comportamento lesivo dei diritti altrui da parte dei non vaccinati. Lo riformulo: se io non mi vaccino, e ti contagio, se tu sei vaccinato non hai conseguenze gravi, quindi io non ho colpa. Qui ci sono due cose: un falso implicito e una conclusione non conseguente. Il falso implicito è sul concetto di “gravità” del vaccinato eventualmente infettato. Cosa significa? I dati dicono che in casi molto meno numerosi rispetto ai no vax, il vaccinato può finire in terapia intensiva e morire; sono casi certamente molto meno numerosi, ma accade. Costoro non contano nulla? Sono i “danni collaterali” sopportabili per garantire la libertà invocata da Lottieri? Vale a dire: il concetto superiore di libertà individuale, che per Lottieri è un diritto fondamentale indipendente dalle regole sociali (è falso) valgono più di sconosciuti Tizi e Cai che per sua causa – benché vaccinati – contraggono il virus, si ammalano, vanno in ospedale e muoiono. Poiché Lottieri si picca di esprimere un pensiero liberale, credo ci sia poco di liberalismo, e un pizzico di massimalismo, in questo.
Il paziente intervistatore incalza Lottieri con una domanda logicamente conseguente:
Ma i vaccini sono un argine alle ospedalizzazioni, agli ingressi in terapia intensiva, agli stessi decessi.
Questo non lo discuto. Non siamo contro i vaccini. Chi vuole può tutelarsi con questo strumento e dovrebbe anche avere il diritto di poter scegliere quale tra i molti vaccini disponibili, senza per forza farsi iniettare un farmaco scelto da altri. Mia madre è vaccinata e mia figlia lo è, e mi fa piacere che lo siano.
Lei no?
Io no.
Qui non ci sono fallacie logiche ma solo ottusità giustificata da una totale mancanza di pensiero sistemico sul funzionamento di una società (che è un tipo di fallacia, forse; certo, non tutti fanno i sociologi o gli economisti, ma se sei un professore universitario di filosofia del diritto non puoi proprio vivere in un altro pianeta). Sostanzialmente Lottieri ignora quanto segue: i) i costi collettivi per gli ospedali, e per la sanità in genere, per la parte prodotta dai no vax e sostenuti dalla maggioranza vaccinata; ii) la gestione degli ospedali e della sanità, ingolfata da no vax a scapito della collettività e, in particolare, di persone con patologie gravi, non dovute alla pandemia, che vedono ritardare interventi anche urgenti, e semmai muoiono, perché il personale sanitario deve correre dietro ai no vax ammalati; iii) il costo economico delle malattie (ogni malato costa allo stato, ovvero a ciascuno di noi, oltre alle eventuali cure mediche già menzionate); iv) il costo sociale delle malattie (assenze dal lavoro, servizi interrotti, difficoltà a riorganizzare settori produttivi…); v) il costo morale delle malattie; questa può sembrare una voce di costo stravagante, ma al di là dei soldi spesi, al di là dei malati che devono aspettare per essere curati, al di là di tutto, ammalarsi ed eventualmente morire provoca una lacerazione nel tessuto di relazioni familiari e amicali. Conseguenze sociali; danni psicologici ai minori; ansia, dolore, disperazione… Non c’è un modo per calcolare questa voce, perché non abbiamo un’unità di misura adeguata, ma io credo che abbia un’estrema importanza.
Allora la mega-fallacia, sostenuta dalla superficialità con la quale Lottieri bolla la circolazione del virus causata dai no vax, riguarda il seguente punto: ma che razza di pensiero “liberale” è quello che se ne infischia delle conseguenze sociali delle proprie azioni, abdica alle proprie responsabilità, per un presunto diritto a fare come gli pare? Il pensiero liberale non è affatto il primato dell’individuo, punto e basta; ma il primato dell’individuo nella sua condizione storica di membro di una comunità. Questo secondo è un pensiero liberale fondato sulla responsabilità individuale, il primo è un persiero narcisistico infantile.
Infine – ma ho tagliato diverse parti – Lottieri conclude come un Puzzer qualunque spiegando perché sarebbe “stato incoerente se avesse subito chinato la testa: accettando senza la minima reazione la condizione di suddito”:
Ma perché suddito, scusi?
Perché quando qualcuno impone qualcosa a qualcun altro, il secondo non è più un uomo libero. E perché c’è stata una scelta politica precisa: quella di puntare solo su una delle varie risposte possibili. Ma la medicina deve essere tarata su persone tra loro molto diverse. In ragione di un ben preciso calcolo politico, ci considerano tutti identici, e in tal modo si sta scivolando verso logiche totalitarie giustificate da quella che viene chiamata “la scienza”. La ricerca scientifica autentica, invece, vive di dibattiti e cresce attraverso autentiche rivoluzioni, come furono quelle di Galileo oppure Einstein, che dissero cose del tutto eretiche rispetto alle opinioni degli altri studiosi in quel momento.
Lasciamo stare l’implicito suo paragonarsi a Galileo ed Einstein. Il tema della sudditanza non può essere liquidato con una battuta e dico subito: sì, ci sono delle preoccupazioni legittime. Come abbiamo scritto molte altre volte, negli anni, gli spazi di libertà si vanno restringendo; la sorveglianza sempre più puntuale va aumentando. Sarebbe troppo lungo argomentare qui, salvo segnalare che ci sono diverse voci (non moltissime) che segnalano il problema, a livello planetario. Quindi: sì, che la modernità implichi una crescente “sudditanza”, maggiore di quella alla fine del secolo scorso (e assai minore di quelle di altri tempi antichi, o quanto meno diversa) può essere un argomento corretto: oggi ciascuno di noi è controllato, profilato, seguito, scrutato e conosciuto (non solo dalle autorità) in forme crescenti e fastidiose delle quali l’obbligo vaccinale, francamente, è decisamente l’ultima in ordine di importanza. Ciò che Zuckerberg conosce di me è infinitamente di più di ciò che conosce Speranza; e mentre il primo mi ha estorto (con l’inganno) le informazioni che usa per il suo potere personale, il secondo me le ha chieste in un quadro di reciproco aiuto alla lotta contro la pandemia. La fallacia logica di Lottieri, qui, è banale quanto comune: confondere le grandezze, le situazioni, le condizioni, e ritenerle tutte ugualmente e vagamente simili; siamo sudditi – se lo siamo – ben prima della pandemia e non a causa di essa. Possiamo lottare contro il controllo sociale crescente, e onestamente non esiterei a unirmi nella lotta, ma il vaccino non c’entra nulla.
Certo, a meno che col vaccino non ci iniettino i microchip di Bill Gates.
Concludo brevemente: l’argomentazione di Lottieri, qui presa come esempio per un esercizio che va ben al di là dei no vax, si fonda su un a priori (un determinato concetto individualistico di libertà) che giustifica, a cascata, la posizione personale del filosofo rispetto ai vaccini (quella di non vaccinarsi). In mezzo, a sostegno di questa equivalenza, ci sono dati errati o comunque piegati alle necessità della premessa (quelli sulle conseguenze per i non vaccinati), e altri di tipo vagamente politico (il potere che ci controlla) che forniscono una sorta di giustificazione collettiva all’azione (non sono io che non mi vaccino perché sono egoista, dobbiamo essere tutti noi a lottare contro il potere cattivo). Come in molteplici altri esempi che abbiamo visto anche in passato su questo blog, ciò che conta è la premessa, che si propone come un a priori indiscutibile (solitamente ideologico) e le conclusioni ovvie, dove la premessa appare in realtà come una giustificazione successiva a una decisione pratica maturata nelle oscurità del proprio fòro interiore. Tutto ciò che si ficca in mezzo, fra incipit e conclusione, è generalmente vago, distorto, parziale, falso o servile.
Provate a controllare, allo stesso modo, tante dichiarazioni di politici, opinionisti e intellettuali assortiti e sappiatemi dire.
Lezioni di logica esce sporadicamente e forse mai più, e intende mostrare, con esempi, come la costruzione del pensiero basato su errori e fallacie provochi conseguenze gravi.
- Lezioni di logica #1: una introduzione con alcuni primi esempi;
- Lezioni di logica #2: lasciamo la parola a Giovanni Boniolo, che smonta punto per punto le fallacie logiche di Cacciari (ribadisco che il prendere di mira i no vax è casuale; il senso di questa rubrica non sono i no vax ma la logica discorsiva, non è colpa mia se loro si prestano magnificamente).