Djokovic sì, Djokovid no

Avrete sentito che il grande tennista Djokovic, noto no vax, pretendeva di andare agli Open di Australia con una “esenzione” al vaccino (che in quel torneo è obbligatorio) firmato da un qualche medico. Non è andato più in là dell’aeroporto, dove le autorità hanno negato validità a tale esenzione e, in base alle leggi locali, hanno respinto l’atleta.

Ma la notizia ha “gemmato” un’interessante sequela di commenti pro e contro, che possiamo riassumere in breve da Ferrara (pro):

un quantum di ingiustizia minore [far comunque giocare Djokovic] può compensare il rischio di un’ingiustizia maggiore. Ci rendiamo conto del danno ingiusto che si commetterebbe, non tanto e solo verso il numero uno del tennis mondiale, ma verso chiunque voglia, e sono parecchi, siamo un mare, godersi un torneo dei primi quattro al mondo che non sia mutilato del suo eccelso campione?

a Gramellini (contro):

Giuliano Ferrara ha difeso il privilegio del Grande Esentato perché «sa giocare a tennis». Un classico esempio di realismo marxista, per cui nella Storia l’unica cosa che conta sono i rapporti di forza, il resto è piagnisteo da vittime. Secondo tale visione del mondo, la vita è sempre com’è e mai come dovrebbe essere: i ricchi, i potenti, gli spregiudicati e i più dotati possono infischiarsene delle regole che ingabbiano gli invidiosi e i mediocri. Sia reso grazie all’oscuro burocrate australiano che, fermando Djokovic sulla porta di casa, ci ha ricordato che i vincenti non devono vincere sempre.

Con in mezzo posizioni stravaganti che ora non ritrovo, come il tale che sull’HuffPost sosteneva che se ci fidiamo della scienza quando parla di Covid ci dobbiamo fidare anche quando esenta Djokovic (come se il medico che ha stilato quel certificato fosse “la Scienza”!).

Io sono molto distante dalla posizione di Ferrara, che evidentemente fa il liberale a corrente alternata, e mi piace poco anche il moralismo à la Gramellini. Resta il fatto che mi sembra più che ovvio che il tennista non doveva giocare, visto che le regole erano state stabilite per tutti e prima di conoscere la sua alzata d’ingegno. A me che il tennis fa sbadigliare, a me che trovo insopportabile il serbo, ma specialmente a me che scrivo, qui su HR, da anni, sulla necessità di assumersi responsabilità, pare assolutamente chiaro che ci sono delle regole, che possiamo trovare più o meno giuste, che – diversamente dal salto carpiato di Ferrara – no, non ammettono eccezioni. È come se io, esibendo un’”esenzione” fattami dal mio medico, pretendessi di andare al ristorante senza mascherina, senza green pass, perché in virtù del mio fascino, della mia intelligenza, della mia chiara fama, io potessi, anzi dovessi, vedermi riconosciuta un’eccezione. E ho scritto di regole che possiamo anche trovare non giuste; avevo da poco pubblicato il mio post contro l’obbligo vaccinale che il governo ha imposto tale obbligo agli over 50. Va bene. La mia era un’opinione, il governo ha fatto le sue valutazioni. Va bene; quella, ora, è la regola. Ci sono moltissime regole che non mi piacciono, specie in tema di diritti civili, e posso pensare di fare attivismo in favore di regole nuove e più liberali, posso pensare di fare disubbidienza civile ma – ricordo a tutti – i disubbidienti pagano accettando la repressione per il loro atto, non esibendo esenzioni.

Djokovic è una persona con i diritti e i doveri di tutti, per come declinati nei Paesi di cui è ospite; che gli piaccia o no deve adattarsi. La sua “disubbidienza”, che vuole e può testimoniare, ha un prezzo, altrimenti sarebbe un privilegio, ovvero il contrario dell’attivismo (in questo caso a favore della causa no vax). Ma quello che non ho molto letto nei commenti è questo: in nome di quale principio democratico un Paese (in questo caso l’Australia) concede una deroga, accetta un’esenzione stabilita da terzi, alla faccia di chi, cittadino di quel Paese, le regole le deve accettare, obtorto collo, pena sanzioni?

Supponiamo che gli australiani avessero ragionato come Ferrara e pensato che “beh, dai, questo è Djokovic, mica Ciccio Formaggio, per lui, solo per lui, dobbiamo fare un’eccezione, perché gioca così bene a tennis!”; ecco, non credete che qualunque cittadino australiano, vaccinato e tenuto a molteplici obblighi, avrebbe avuto ragione a protestare e chiedere la rimozione di quei funzionari? E anche noi non australiani, cosa avremmo pensato? “Ah, i soliti australiani pizza e canguri!”.

Quindi no, Djokovid non doveva neppure pensare di fare lo sbruffone, al quale poi si sarebbero concessi privilegi da super star. E gli australiani, sì, saranno pure dei “moralini”, come li chiama Ferrara, un po’ ottusi e bifolchi, ma hanno semplicemente fatto quello che dovevano.