Mattarella 10. Povero diavolo; più chiaramente di così non poteva dirlo, che lui proprio non voleva fare il bis, che non era il caso, che era istituzionalmente scorretto; aveva lanciato Draghi in pole position, aveva mostrato gli scatoloni del trasloco e la sua nuova dimora, proprio per dire “Vedete? Sto andando via!”. Adesso la masnada di falliti della politica che pascola al Parlamento lo implora di tornare perché non sa neppure trovarsi il naso quando ha il raffreddore. Gli faranno fare la fine di Napolitano, prima supplicato poi criticato. Oppure, forse… fra un anno…
Draghi 8. Personalità, competenza, onestà e giustezza del suo profilo 10; capacità di muoversi in quel branco di insensati, di fare le mossette “giuste”, lisciare questo e quello per il verso del pelo, usare cinismo e ipocrisia, piccolo cabotaggio prepolitico e promesse a destra e a manca, 6. Media: 8. Le cose, infine, sono così: a Palazzo Chigi può ben operare per il bene del Paese, ma solo se lui lo vuole e – specialmente – solo se glie lo fanno fare. Poi, forse… fra un anno…
Renzi 7. Sempre un passo avanti ma, insolitamente, mai fuori dalle righe. Il risultato a lui va benissimo, ne esce rafforzato.
Casini 7. Un signore vecchia maniera, vecchia scuola democristiana. Defilato da mesi per non seminare tracce, medio in tutto, poteva andare bene a questo e a quello, un Presidente per tutte le stagioni, certamente mediamente responsabile, mediamente ligio e fedele alle istituzioni, mediamente astuto nel ginepraio politico italiano, con pochi nemici. Poteva essere un mediamente discreto Presidente; chissà, forse faceva anche qualcosa di buono. Non lo sapremo mai. Comunque, un signore per come ha saputo uscire di scena: vecchia scuola.
Meloni 6. Per carità, è un “6” da comparare al deserto culturale e intellettuale in cui si colloca, considerando anche il fatto che aveva pochi Grandi Elettori da muovere.
Nel suo piccolo ha cercato di fare del suo meglio per intralciare Salvini (facile) e spingere Draghi (impossibile), ma i margini di manovra erano stretti. Comunque esce sconfitta dal risultato Mattarella, la sufficienza è per la coerenza (o la furbizia?).
Berlusconi 5. Ma sì, dai, un povero vecchio, almeno un 5 glie lo do per premiare la sua così mirabile, senile, ingenuità, la sua incontenibile incontinenza, la sua gioiosa incomprensione del mondo. Ci ha provato a carte scoperte, ha sbattuto il muso e si è ritirato. Il capolinea era arrivato da tempo, forse adesso l’avrà capito perfino lui. Ma forse no.
Casellati 3. Ma che figura da stupida che ha fatto, che le hanno fatto fare, che lei ha assolutamente voluto fare! Odiosa, incompetente, piena di nemici (e specialmente di nemiche) ma con la tipica supponenza di chi non ricorda più come fece ad arrivare dov’è arrivata, in un vuoto della politica dove non sono più i/le migliori a farsi strada.
Conte 3. Il “capo politico” de noantri, il leader in-discusso del non partito dei non politici del neopopulismo qualunquista che ha fatto dell’incompetenza requisito necessario. Lui, degno comprimario di una farsa presto dimenticata dalla storia.
Salvini 1. Agitazione compulsiva per una intera settimana 10; intelligenza, capacità, senso politico e tutto il resto che serviva 0; media: 1. Tutto quello che tocca si trasforma in merda, come un Re Mida al contrario. Dal Papeete in poi non ne azzecca una che sia una, fa di continuo figure pacchiane, viene preso a pesci in faccia da tutti ma – attenzione – è il leader di uno dei più importanti partiti politici e, sostanzialmente, della destra italiana. Se lui è questo, figuratevi gli altri! Dovremo fare una riflessione su come sia possibile che persone di così scarsa intelligenza e di così tanta tracotanza possano arrivare a quel livello di rappresentanza. Cari amici di destra, ma quando andate a votare a cosa cavolo pensate?
Letta N.C. [Non Classificabile]. Quindi meno di Salvini, per capirsi. Letta è come quegli scolari che marinano spesso la scuola, quando sono in aula hanno lo sguardo perso, quando interrogati stanno a bocca aperta e fanno scena muta. E questo è il leader del più grande (oddio, “grande”…) partito riformista del centrosinistra. Chiamato in contumacia a dirigere per finta un partito di feudatari riottosi, Letta – nella partita del Quirinale – ha mostrato in pieno tutte le sue qualità: nessuna.
Italia: 5. Qual è il significato di questa settimana di miserie pubbliche? Al momento, parrebbe, si è fatto un grande polverone e si è perso parecchio tempo per restare fermi. C’è il Mattarella di prima al Colle e c’è il Draghi di prima a Palazzo Chigi. Ma restare fermi, oggi, vuole dire arretrare, perdere colpi: c’è l’Ucraina, c’è la pandemia, ci sono politiche da portare avanti in fretta. Invece si sono fatti, da parte dei nostri politici, giochini che neanche nel peggiore periodo democristiano. Al momento – e ripeto: al momento – tutto come prima, quindi. Il fatto è che nessuna parola passa invano; nessun gesto viene compiuto invano. Questa settimana apre problemi che avranno conseguenze: i) cosa succede a destra? È sempre una coalizione solida? ii) Cosa succede a Salvini? Ma davvero alla Lega continua ad andare bene? iii) Cosa succederà a Draghi? Rispetto a qualunque altra soluzione, Draghi è rafforzato dalla soluzione Mattarella, malgrado gli schiaffi che gli hanno dato. Forse pensa a vendicarsi fra un anno, con le prossime elezioni, avendo sempre il grande sponsor al Colle? iv) E la sinistra? Ma gli elettori di quell’area possono davvero permettersi questo vuoto pneumatico (e lasciate perdere se Letta dirà che è contento della soluzione, certo cade in piedi, ma per puro caso)?
Quindi, una volta ancora: occasione persa; rinvio dei problemi; incapacità politica; mancanza di visione; rallentamento istituzionale. Ristagno. Stasi. Mancanza di slancio. Siamo un paese vecchio, non abbiamo un ruolo internazionale, nessuno ha una visione. Il “5” della mia pagella è un voto “di incoraggiamento”, ma non ho grandi speranze.