Cari amici di Hic Rhodus, c’è il Covid, c’è la guerra, c’è l’inflazione e pure io invecchio. I temi da trattare sarebbero molteplici, ma anche no: possiamo noi scrivere solo di Covid (prima) o solo di guerra (adesso), tanto più che non siamo un foglio di informazione (che trovate fresca sui quotidiani e freschissima sui canali televisivi)?
Allora, trovandomi a fare una riflessione metodologica sulla “comprensione del mondo”, su come sia possibile conoscere la società (non spaventatevi, in realtà ho scritto decine e decine di post su questo tema, senza dare titoloni altisonanti) ho pensato: il mio sforzo riflessivo deve essere come il maiale, del quale – povera bestia! – non si butta via niente. Traslato per il blogger: la mia riflessione, che ha un pubblico selezionatissimo ed estremamente circoscritto, la pubblico anche su Hic Rhodus, perché lo sforzo che io faccio per capire in che modo avvicinarmi al senso sociale (che è senso individuale e senso umano generale) è anche sforzo di ciascuno dei nostri lettori quando si interroga sul Covid e sul perché mai qualcuno lo neghi al punto da scendere in piazza; o sulla guerra, chiedendosi se Putin sia pazzo o cosa; o sull’ambiente, con l’angoscia di una specie che va incontro al baratro ballando; e così via. Capire il mondo non significa informarsi sul mondo, che è azione che precede la comprensione. Se capire il mondo significa capire gli esseri umani, la società umana, ecco che la sociologia, in compagnia delle altre scienze sociali, cerca strumenti (cognitivi, logici) per capirlo un pochino più dell’uomo della strada che, il più delle volte, rischia di rimanerne schiacciato.
Io sto scrivendo le mie riflessioni proprio adesso, in questi giorni; e le rileggo proprio al minimo, per evitare strafalcioni evidenti ed errori di battitura; e così come li scriverò li pubblicherò qui sul blog, a intervalli non regolari. Li troverete tutti cliccando – in fondo all’articolo – sull’hashtag #dossier-metodo.
Buona lettura.
(Commenti graditissimi).
Introduzione
Il mondo sociale (in nessuna pagina di questa riflessione si parlerà di mondo fisico, né delle forme e dei modi in cui mondo fisico e mondo sociale possano considerarsi separati o collegati) non può essere conosciuto. Non può essere conosciuto in maniera finita, conclusiva. Il mondo sociale può essere vissuto (o, meglio, con-vissuto) e quindi sperimentato e inevitabilmente percepito in qualche modo. Quel modo (“in qualche” modo) è il limite della nostra conoscenza del mondo; quella conoscenza, qualunque intensità e forma abbia, non è definibile, rappresentabile, descrivibile in modo soddisfacente.
La scienza sociale ha un corpus teorico notevole, e a partire da quello ha accumulato una massa enorme di pratiche empiriche che hanno costruito dati che hanno contribuito a plasmare le teorie. Oggi abbiamo innumerevoli teorie che descrivono e parzialmente tentano di spiegare i comportamenti, gli atteggiamenti, le opinioni degli esseri umani, e “in qualche modo” ci riescono. Questi dati, e queste teorie, non contraddicono l’inconoscibilità sociale perché sono anch’essi parziali, cangianti, opachi; ogni teoria sociale nasconde più di quanto spieghi; ogni dato di ricerca rivela piccoli spiragli di un quadro enormemente più ampio che resta oscurato. C’è di più: non si può sperare nell’accumulo di spiragli, per costruire pazientemente il mosaico finale, perché ogni spiraglio rivela un brandello di realtà sociale che domani sarà giù mutato. Accumuliamo dati, perfezioniamo teorie, ma non coglieremo mai una verità ultima, una realtà definitiva, perché questa cambia mentre la esploriamo, si sposta mentre la indaghiamo, e quindi non c’è mai un orizzonte raggiungibile.
Duemilacinquecento e più anni di filosofia occidentale (e orientale), due secoli circa di scienze sociali moderne, diverse decenni di neuroscienze, urlano l’impossibilità della conoscenza sociale (e individuale) così come preteso dai fantasmi cartesiani che ancora si aggirano per i corridoi degli Atenei e delle società di consulenza. Il mondo chiede alle scienze sociali una precisione e un giudizio dirimente che è diventato risibile nelle scienze della natura, figurarsi in quelle dello spirito.
In queste note tratterò i seguenti elementi:
1) L’individuo umano è inconoscibile;
2) La società umana è inconoscibile;
3) Le scienze sociali non hanno come scopo la conoscenza finita degli esseri umani;
4) Quali strumenti per la conoscenza sociale.
(Aggiornato il 1° aprile 2022)