Questo testo fa parte di una serie; la presentazione del lavoro e l’introduzione generale la trovate QUI.
Tutta la serie la trovate cliccando l’hashtag #dossier-metodo.
2.3) Le grandi svolte collettive
Quanto sopra quando tutto procede stancamente, noiosamente. Poi accade qualcosa di rilevanza sociale e allora sì, ci sono dei mutamenti nei comportamenti sociali. Pensiamo alla pandemia Covid: evento inatteso, soluzioni di salute pubblica inedite, diffusa paura sociale, chiusura di tutti i luoghi di socialità, scuola a distanza, obbligo vaccinale etc. Questo evento inatteso (e quindi senza una sufficiente preparazione per l’elaborazione individuale e sociale) ha avuto da parte delle istituzioni, in tutto il mondo, delle risposte improntate a una concezione razionalistica dei comportamenti sociali: la mascherina e l’isolamento, poi i vaccini, come ovvia risposta sanitaria che avrebbe dovuto essere l’ovvia scelta della globalità dei cittadini. Come abbiamo visto una fetta minoritaria ma consistente della popolazione ha avuto idee differenti e ha resistito a ogni possibile forma di persuasione prima e di coercizione poi. Nessuno aveva previsto questa reazione, in questa forma, con questa tenacia, e anche ex post le spiegazioni psicologiche e sociologiche sono state disparate e a volte contraddittorie: l’ignoranza e la bassa scolarità, l’infiltrazione fascista, la personalità complottista, un esagerato concetto di libertà personale…
Al di là delle etichette e delle spiegazioni (sempre ex post) indubbiamente utili per una comprensione del fenomeno, dal punto di vista qui trattato si tratta, semplicemente, di individui che hanno sviluppato schemi mentali differenti (per le mille e mille possibili ragioni che abbiamo già visto nella prima parte di questo lavoro), e quindi concetti diversi. Possedere concetti diversi (sotto il profilo semantico) significa avere una specifica visione del mondo e della vita, specifiche priorità, un’agenda dei valori, dei conseguenti comportamenti. Il labirintico processo che ha portato ciascun singolo individuo a quella determinata agenda dei valori può essere in parte ricostruito (faticosamente, a posteriori), e non deve per forza essere identico a quello di qualunque altro individuo che pure è sceso in piazza contro il green pass; la molteplicità di Ego vista al par. 1.4 consente infatti, a quella piazza protestataria, di essere uniti dall’Ego anti-vaccinale per ragioni diverse (un Ego ribelle e anti-istituzionale assieme a un Ego complottista contro Big Pharma assieme a un terzo iper-libertario), ma poi di diversi, domani, in un’altra piazza in merito a una diversa emergenza, a un diverso tema sociale. Alcuni intellettuali antivaccinisti (o, quanto meno, anti green pass) come Cacciari, per esempio, sono notoriamente di sinistra, mentre è stato dimostrato come buona parte della piazza inquieta era legata all’estrema destra.
Questa riflessione potrebbe poi essere spinta più avanti: cosa significa essere di sinistra o di destra? Il Cacciari “di sinistra” è stato aspramente criticato da altri esponenti di quella medesima area politica, segno che è interpretabile in una variegata molteplicità di modi (si veda sopra, par. 1.6). Lo stesso accade oggi a proposito della guerra in Ucraina, dove sia a sinistra che a destra troviamo argomentazioni assai simili, sia contro la guerra che a favore di Putin.
Tornando alla riflessione principale: questi momenti di crisi sono un ottimo laboratorio per segnalare la mancanza predittiva delle teorie sociologiche e psicologiche, delle scienze sociali in genere, che sono a posteriori possono riflettere sugli accadimenti e trovare le giuste teorie per spiegare i perché e i percome (ovvero adattare quelle teorie, rielaborarle).
2.4) Il ruolo delle teorie nell’analisi sociale
Il differente ruolo delle teorie nelle scienze della natura e in quelle dello spirito è capitale: nelle prime le teorie sono il sedimento di numerose esperienze empiriche che, in quanto fisse e immutabili, forniscono alle teorie il carattere predittivo; la teoria è qui un’inferenza deduttiva: poiché un grave cade sempre per terra, formulo una teoria sulla gravitazione che “predice” che qualunque grave, anche in futuro, cadrà sulla terra.
Nelle scienze sociali io non vedo mai lo stesso fenomeno (sociale, non fisico) accadere regolarmente; c’è una sorta di comportamento grosso modo simile che solitamente, nella maggioranza dei casi, ha una certa forma e caratteristiche (la parte centrale della distribuzione normale) ma a volte no; a volte ci sono differenze importanti, o quel comportamento è accompagnato da altri tratti rivelatori di marcate differenze; oppure – come nel caso già visto di eventi eccezionali – la curva normale attesa non rappresenta minimamente la realtà sociale. Alla lunga di molteplici studi empirici, quindi, lo scienziato sociale costruisce teorie la cui predittività è induttiva, che per sua natura è probabile, ma mai certa.
Le teorie sociali hanno quindi il valore delle mappe antiche, che indicano grosso modo cosa ci si può aspettare (quelle delle scienze della natura sono invece come Google Map; sono così, i luoghi sono quelli, le montagne sono lì, la strada è di fronte a te); poi, come le mappe antiche, sono composte da soggettività, errori di valutazione, fino al luogo oscuro, ignoto, Hic Sunt Leones.
Eppure, senza teorie il lavoro sociale di ricerca procederebbe a tentoni. Le teorie, nella ricerca sociale, hanno il ruolo occupato dagli schemi mentali nel comportamento quotidiano ordinario. Collegano il linguaggio al mondo. Il ricercatore sociale usa le teorie come filtri interpretativi per il mondo che andrà a indagare.
Riprendendo il classico triangolo di Ogden-Richards, le teorie sociali nutrono di senso il lato basso della figura fornendo una denotazione (possibile, forse probabile, non certa) alla connessione fra metodo (il linguaggio) e realtà indagata (il referente).
Utilizzate in questo modo (che è l’unico possibile) le teorie sociali possono fare un salto di qualità sul piano abduttivo: se una certa teoria fosse valida nel contesto dato, allora potremmo spiegare il referente sotto una nuova luce (abduzione: se… allora); in questo modo, un ricercatore munito di buone teorie, diversificate, interdisciplinari, non va, scioccamente, a “cercare dei dati” per vedere poi “cosa gli rivelano”, ma esplora terreni nuovi, va a cercare esattamente quello che la teoria (induttivamente o abduttivamente) gli ha suggerito di cercare, e quindi andrà a costruire il dato nella maniera opportuna per la verifica di tali inferenze. Così come la persona erudita utilizza il migliore linguaggio (sul piano lessicale, sintattico) per esprimere concetti complessi, o realizzare forme d’arte, quella forma d’arte che lui ha in mente (a livello semantico), così, analogamente, il bravo scienziato sociale utilizza il migliore metodo (che è linguaggio) per indagare fenomeni sociali complessi.
Il ricercatore sociale senza teorie potrebbe inciampare in qualunque cosa, e forse riconoscerne il valore, forse no, o forse equivocandolo. Il bravo ricercatore ha teorie (economiche, sociologiche, psicopedagogiche, antropologiche…) perché va a cercare esattamente ciò che desidera cercare.
(Continua…)
(Foto di Claudio Bezzi)