La svolta del PD

Dossier “Elezioni 2022”. Hic Rhodus sostiene un programma razionalista, laico, europeista, capace di battere il populismo, vero male del paese. Le nostre idee in merito sono state scritte QUI.

Chi mi legge sa che sono stato molto critico sul PD da Zingaretti in poi, e che ho sempre avuto scarsissimi apprezzamento per Letta, quello del “campo largo” con Conte e i 5 Stelle (scelta ottusa e sciagurata), quello delle idee estemporanee tirate fuori dal cilindro dell’improvvisazione (Ius Scholae)… Mai pensato che Letta fosse inadeguato come cervello, probabilmente più come personalità: poco carisma, leadership imbrigliata dai colonnelli del suo partito, pensiero lento…

A quanto pare, sbattuto clamorosamente il viso nell’imbecillità grillina, datosi una guardata attorno, fatti due conti, Letta ha maturato l’idea buona. L’unica idea buona, la sola, quella che andiamo chiedendo, noi di HR, da tempo, un’idea politica e programmatica composta da due elementi essenziali:

1) No ai 5 Stelle. Punto e basta.

2) Sì, senza pregiudizi, a tutti i riformisti, democratici, antipopulisti.

È così dannatamente semplice che continuo a stupirmi di come non abbia fatto – Letta e il PD – a capirlo sei mesi fa; o un anno fa…

È su La Repubblica di oggi, 24 luglio, che Letta, in un’intervista lunga e circostanziata, spiega il suo punto di vista:

il Pd sta organizzando una lista aperta ed espansiva: “Democratici e progressisti”. Sarà il cuore del nostro progetto Italia 27, la data di fine legislatura. L’obiettivo è arrivarci dopo aver governato e trasformato il Paese. Nelle prossime due settimane parleremo con tutti coloro che sono interessati e disponibili a costruire un progetto politico vincente e che sia nel solco condiviso dalle forze che hanno dato la fiducia al governo Draghi. Ecco, il riferimento a Draghi è il perimetro della serietà e del patriottismo, la base di partenza. Sono tre i criteri che mi sento di proporre sulle alleanze: chi porta un valore aggiunto, chi si approccia con spirito costruttivo e chi non arriva con veti.

Incalzato dal giornalista sui nomi dei possibili alleati, Letta è chiaro:

Le faccio dei nomi: Calenda?

Calenda, di tutti i protagonisti possibili, è il più consistente dal punto di vista dei numeri e ha svolto in Europa un lavoro interessante e in parte condiviso. Discuteremo con lui con spirito costruttivo.

Speranza?

È una delle personalità che spero possano candidarsi nella lista aperta del Pd. Glielo chiederò.

È il rientro degli scissionisti di Articolo 1?

È il segno dell’apertura della nostra lista.

Di Maio?

Tra le personalità che vengono dal M5S è la più influente e con lui sicuramente continuerà il dialogo già aperto.

Renzi?

Parleremo con tutti.

Anche con i ministri ex Forza Italia?
Certo. Lo dico anche a coloro che a casa mia storcono il naso. Non si tratta di far entrare Gelmini, Carfagna e Brunetta nel Pd, ma di tre persone che hanno dimostrato grande coraggio, lasciando il certo per l’incerto, e un seggio garantito, perché in dissenso con un centrodestra guidato dai nazionalisti e dagli antieuropeisti. Meritano apprezzamento.

Leggetevi l’intervista integrale (una sintesi anche sull’HuffPost) e vediamo cosa questo significhi:

  • la tardiva (ma meglio tardi che mai) consapevolezza dell’errore macroscopico del “campo largo” filo-populista, e la scelta chiara di uno schieramento razionalista, anti-populista, riformista, democratico; non quindi: “Battere le destre” e non sapere poi che fare, ma contrastare il populismo sovranista opponendo un programma chiaro (se volete chiamatela pure “Agenda Draghi”);
  • l’apertura senza pregiudiziali a tutto il fronte razionalista e democratico, senza veti; questo è essenziale, dirimente, senza sconti; la palla è ora rilanciata a Calenda, sprezzante verso “le frattaglie” di sinistra; è rilanciata alla sinistra del suo partito, a quelli di Articolo 1 e a tutti i nemici giurati di Renzi, che pure Letta invita nella coalizione; la palla è rilanciata ai post comunisti che devono ingoiare i liberali transfughi di Forza Italia, e viceversa. Sia chiaro: occorre un piccolo passo indietro da parte di diversi di questi leader e leaderini dall’ego smisurato. Non un grande arretramento, solo un piccolo passo indietro, nulla che il loro ego narciso non possa accettare; si può fare;
  • la possibilità della vittoria alle elezioni. Sarà dura, molto dura, ma solo così c’è una possibilità. Zero possibilità correndo divisi. Zero possibilità litigando sulla leadership (che – mi spiace per Calenda e Renzi – non può che essere del PD, sia pure in una cornice collegiale). Zero possibilità litigando sulle stupide ideologie novecentesche.

Il dubbio che percorrerà le menti di molti lettori è che l’ennesima ammucchiata produrrà inevitabilmente l’ennesimo pastrocchio litigioso, già visto altre volte. Il rischio c’è, ed è forte, e se i problemi diventassero acuti non so quanto Letta abbia le capacità di districarle e ricomporle. Molto (troppo?) dipende dai tanti leader e dalla loro voglia di visibilità. Molto (troppo?) dipende dalle spinte identitarie e dalla necessità di piantare bandierine stupide e dirompenti (la sinistra che si impunta sull’imposizione di una patrimoniale; la destra della coalizione che si vuole intestare un mercato del lavoro più flessibile…).

In sintesi, però, a ben guardare, molto dipende anche da qualcosa di più semplice: la convergenza possibilissima, quasi già nelle cose, di un programma liberale in economia (liberalizzazioni, fisco, catasto…) e socialdemocratico socialmente (sostegno al reddito, tutela dei salari, scuola…). In mezzo, ovviamente, la risposta alla pandemia, il PNRR, l’europeismo, il sostegno all’Ucraina (qui la sinistra-sinistra potrebbe faticare un po’…).

Dopodiché, patti chiari e amicizia lunga, sui temi identitari specifici ognuno proponga quello che vuole, sarà il parlamento a decidere: nuova legge sull’immigrazione, cannabis, fine vita etc. non possono far parte del programma di un’alleanza vasta: ognuno proponga quello che vuole e ognuno voti ciò che crede, senza che ciò infastidisca gli alleati.

Troppo facile perché tutti lo capiscano.

Troppo bello per diventare realtà.

Nel nostro piccolo, Hic Rhodus seguirà con attenzione questa iniziativa di Letta e cercherà di sostenerla.