Il giornalismo inutile e provinciale che non vorremmo

Corriere della Sera, edizione on line del 16 Agosto, attorno alle ore 12. Ma tutto questo è casuale, e potete esercitarvi su qualunque testata in qualunque giorno (tempo fa feci un analogo esercizio con La Stampa). Dal mio punto di vista il Corriere dovrebbe essere un pochino più serio di giornali gossip, scandalistici, apertamente faziosi ma, ripeto, scegliete il giornale che volete.

Apre la donna fatta a pezzi, con tanto di segnale rosso “In aggiornamento”. Hanno trovato solo le gambe (al momento); brr… una cosa sconvolgente.

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Dalle rue Morgue in poi l’efferatezza fa notizia: lo strangolatore di Boston, Jack lo  squartatore, il mostro di Scandicci… alla gente piace il sangue altrui. La necrofilia perbene si manifesta nel morboso interesse per l’infanticidio di Cogne, per il delitto Scazzi, per quello Gambirasio, per le macchine spappolate nel frontale autostradale e tutti a rallentare e fotografare, per il turismo necrofilo nelle zone devastate nel terremoto, per le migliaia di visite al filmato del povero Niccolò Ciatti massacrato di botte in Spagna. Pura necrofilia. Nulla a che vedere con la pietà umana. Poco a che fare (il filmato di Ciatti) col “dovere” (ipocrita) di cronaca. Poco a che fare (le gambe della donna in prima posizione) con un giornale serio. Puro click baiting che sfrutta il sensazionalismo, il piacere morboso dell’orrore, la curiosità beghina delle comari e degli umarel che ne possono parlare al bar, che tempi! Ma com’è possibile? Ci vuole la pena di morte… e semmai anche Quando c’era Lui non accadeva. Prendete un giornale straniero serio. Guardate quali sono le notizie da prima Schermata 2017-08-16 alle 12.16.26pagina e osservate dov’è relegata la cronaca nera. I giornali – come tutti i media – hanno un potente compito educativo. Certamente sono imprese, e devono campare sul mercato, ma assecondare il mercato dei lettori ignoranti all’inseguimento dei loro click è la morte della funzione del giornalismo come arena di formazione di un’opinione pubblica democratica e consapevole (e infatti, quella italiana…).

Fortunatamente segue la notizia sul Pil, e questa ci sta.

Subito dopo Regeni. Qui si dovrebbe aprire un capitolo doloroso e molto politicamente scorretto. Hic Rhodus ha fin qui accuratamente evitato di trattare questo argomento in quanto molto sensibile. Per varie ragioni (forte partecipazione familiare, come nel caso Cucchi; tragicità del fatto e spietatezza delle torture subite; roboanti minacce del governo italiano con sciocco richiamo Schermata 2017-08-16 alle 12.17.01dell’ambasciatore…) i media hanno tenuto desto questo caso in maniera piuttosto unilaterale: gli egiziani sono dei puzzoni, vogliamo giustizia per Regeni. Personalmente sottoscrivo la richiesta di giustizia per Regeni, non devono esserci dubbi, ma la vorrei anche per i morti della funivia del Cermis, per Raffaela Becagli, Mario Biondo, Massimiliano Rossi, Adriano Casiraghi, Elena Vecoli, Sebastiano Magnanini, Sergio Mazza, (cercate QUI e anche QUI) e i tanti italiani morti “misteriosamente” all’estero, spesso in circostanze dubbie e con indagini velocemente chiuse dalle autorità locali senza particolare reazione italiana. Oppure i circa 50 italiani morti all’estero per mano terrorista (fonte). Ora mi devo ripetere: sì, assolutamente sì, giustizia per Regeni. Ma anche questo caso è stato spettacolarizzato enfatizzando alcuni elementi, tacendone altri, dando risposte inadeguate, così come sono state inadeguate le risposte a tante altre morti italiane che, invece, sono state trattate con poche righe e presto dimenticate. Perché? Povero Regeni a parte, la lezione da trarre è che l’agenda dell’indignazione è scritta e programmata altrove. Noi abbiamo sempre, ovviamente, una parziale conoscenza dei fatti e una Schermata 2017-08-16 alle 12.17.46memoria labile, e solo il potente soffio dell’informazione eterodiretta mantiene viva una memoria, scandalizza per un sopruso, mobilita per un’ingiustizia. Noi pensiamo a quello che ci viene dato in pasto, e reagiamo nei modi previsti da decenni di psicologia di massa e di studi sulla comunicazione.

Segue ancora il Papa che chiede perdono per la pedofilia, altro elemento “frizzante” e ormai quasi routinario, casualmente affiancato dalle foto di prosperose e sedicenti “famose” che parteciperanno al GF Vip.

Ed ecco la notizia del povero ragazzo massacrato di botte in Spagna. Video. Foto. Cosa aggiunge, alla notizia, il video del pestaggio? Cosa aggiungono le foto della violenza? Chi va a guardare quel video è assai simile ai ragazzi immobili di fronte all’omicidio, tutti dediti alle riprese sul loro smartphone. E’ grazie a quei guardoni vigliacchi che poi altri guardoni possono compulsare il video per sentire il brividino dei tempi terribili che stiamo vivendo, ma guarda quel povero ragazzo, ehi, Rosina, vieni a vedere…

Appena sotto la notizia farlocca dell’hotel svizzero che avrebbe offeso i clienti ebrei. Ogni giorno assistiamo a casi davvero beceri di razzismo vero. Qui in Italia. Questa falsa notizia (se vi interessa approfonditela da soli, io sono un po’ stanco) dovrebbe consolarci? Anche i bravi svizzeri sono razzistelli? Una non notizia (non è un caso di razzismo e discriminazione, ma solo di sprovvedutezza comunicativa) di cui hanno parlato i TG e i giornali. Ma perché? Chi decide che quella cosa è, realmente, una notizia da dare al popolo? Quali meccanismi si immagina di attivare (ogni comunicazione intende realizzare un cambiamento)?.

Occorre scendere ancora per trovare le paure di violenza sessuale di una diciottenne (accanto a un altro tipico click baiting, giocato sempre sul corpo femminile), una notizia decente sulla Brexit accanto alla telenovela-checcenefrega di Salvini e la sua bella, e sciocchezze varie.

Bisogna scendere ancora per trovare una vera notizia di razzismo italiano, che avrebbe meritato una posizione più in vista, invece della stupidaggine svizzera.

E poco altro. Trump e il suo problema in Corea ha già stancato; gli scontri fra suprematisti e democratici in USA, e l’ambigua posizione di Trump, archiviata; la guerra in Siria, diciamolo, ha sfracellato i zebedei, ne riparleremo in Autunno, così come le polemiche sulle ONG e i migranti. Putin probabilmente è su Marte perché non fa assolutamente notizia. La Turchia ce ne frega. Maduro non interessa più neppure a Bertinotti e Minà ha esaurito gli argomenti. Gentiloni non pervenuto. Renzi, se non si decide a farsi fotografare nudo con la moglie a Procida non tornerà sulle prime pagine fino a Settembre.

Ma è giornalismo questo? Già tempo fa, commentando un (falso e inattendibile) indice internazionale sulla libertà di stampa parlavamo sulla sua mediocrità (del giornalismo italiano).

La stampa italiana è liberissima, ma intrinsecamente povera culturalmente o legata a matrici politiche che ne costipano l’ideazione e la terzietà. La stampa italiana è provincialissima, esalta l’aneddotica – anche politica – nostrana senza vedere il quadro generale dell’Italia, che sta in Europa, che è nel Mondo. Quel che è peggio, la stampa italiana (e il giornalismo televisivo, di gran lunga peggiore) decidono quando piangere, quando ridere, quando interessarsi ai “vacanzieri”, quando alle “bombe d’acqua”, quanto indignarsi per quel delitto, quanto presto dimenticare quell’altro, sempre ancillare alla rincorsa del lettore, del click, e quindi della sua ignoranza. E’ un circolo vizioso: gente ignorante induce il giornalismo a essere approssimativo ed emotivo, e questo giornalismo di scarsa professionalità conserva e alimenta l’ignoranza dei suoi lettori. Naturalmente ci sono eccezioni: qualche giornale di nicchia, qualche giornalista che sopravvive, col suo rigore e indipendenza, alle pressioni di questo ambiente pressapochista. Sì, ci sono ottime eccezioni, sia sulla carta stampata che in televisione (alla radio di più), ma non possiamo pretendere che ogni persona abbia il tempo, la pazienza e il senso critico per confrontare, comparare, discernere.

Ma il pessimo giornalismo vive nella debole democrazia. Nell’ignoranza funzionale dei suoi lettore. Nella passionalità faziosa che non riesce a riflettere, e che indebolisce ancor più la democrazia.