Sesso e cultura. A proposito delle ragioni dello stupro

Incomincio col mettere le mani avanti. Qualunque stupro è un atto efferato che andrebbe sanzionato in maniera pesantissima. Qualunque molestia sessuale è intollerabile. Il presunto “consenso” fornito in condizioni di debolezza (come pare essere stato nel caso delle studentesse americane di Firenze) non è tale e non giustifica in alcun modo l’abuso sessuale. Sono stato abbastanza chiaro? Bene. Sempre in premessa voglio anche ricordare che in Italia, osservando il costante decremento negli anni e comparando con altri paesi, non esiste un’emergenza stupri, come ha da poco chiaramente mostrato, con molti dati, Michela Piovesan su HR.

Perché lo stupro? Perché ci sono uomini che sentono un impulso all’abuso sessuale? E’ utile ragionarci perché la battaglia verso una reale, autentica, profondamente interiorizzata parità fra uomini e donne passa primariamente attraverso questa riflessione, che ha a che fare con comportamenti primordiali. Oggi i rapporti asimmetrici fra generi dipendono meno di un tempo da ragioni sociali che, nel mondo occidentale, sono abbattute una dopo l’altra attraverso legislazioni sempre più attente alla parità, e dipendono invece da due categorie assai diverse di questioni, molto più complicate da capire e dominare: ragioni culturali e biologiche:

  • quelle culturali sono piuttosto note: dai diversi ruoli sociali fra maschi e femmine fin dal neolitico, al dimorfismo sessuale conseguente (il maschio cacciatore e protettore della famiglia, quindi combattente; la femmina accuditrice dei figli, custode del fuoco e raccoglitrice), all’idea di una superiorità maschile, rapacità, dominio, forza, e quindi anche brutalità e violenza, supremazia;
  • quelle biologiche hanno a che fare con le acclarate differenze nelle sessualità maschile e femminile. Superate da tempo le vecchie idee di Master e Johnson su una comparabilità delle due sessualità (fonte) oggi conosciamo il ruolo, nei maschi, del sistema nervoso nel desiderio e nell’orgasmo, profondamente diverso dal ruolo psicologico nel desiderio e di quello anatomico nell’orgasmo femminile (fonte).

Molti studi confermano le profonde differenze sessuali fra generi:

mentre gli uomini si sono dichiarati più propensi a perseguire il desiderio di un rapporto per dare sfogo alla tensione sessuale, per provare l’orgasmo e per soddisfare la propria partner, le donne si sono orientate più verso fattori di relazione; per queste ultime, infatti, le principali motivazioni riportate sono state il raggiungimento o il consolidamento di una maggiore intimità, al fine di soddisfare il bisogno di vicinanza e per sentirsi attraenti per il proprio partner (Chiara Simonelli, Desiderio sessuale: quali differenze fra donne e uomini?, “L’Espresso”, 31 dicembre 2014).

La sessualità maschile è più primitiva, nervosa, immediata, volta a soddisfare tensioni che si accumulano rapidamente e che sono alimentate dalla fantasia, dalla vista (su come l’anatomia femminile giochi un ruolo abbiamo parlato QUI) e, certamente, anche da condizioni esterne di natura culturale (il mito della virilità, i pregiudizi sulle donne “facili” etc.) e sociali. La sessualità femminile è più complessa, relazionale, volta a stabilire comunicazione affettiva e meno interessata alla finalità orgasmica (e, a sua volta, oggetto di pressioni culturali sul ruolo femminile). Da qui molteplici equivoci propri della società occidentale, dove una dichiarata (e ancora non conseguita) parità sessuale, una certa apertura culturale (a livello superficiale di esibizione e costume, non di categorie profonde), mode e flussi comportamentali (la liberazione sessuale – presunta – degli anni ’60; i modelli proposti da divi trasgressivi…), portano le donne a manifestare più apertamente la loro disponibilità relazionale; tale disponibilità relazionale viene intesa, da molti uomini, come disponibilità sessuale. Tu donna in abiti succinti che sorridi, lasci che ti sfiori la mano, ridi alle mie battute allusive… semplicemente stai flirtando con me, giochi il mio stesso gioco, quello che inevitabilmente ci condurrà al rapporto sessuale. Se poi ti ritrai, quando io uomo inizio a passare ai fatti, mi confondi, sei stronza, lo fai per ragioni a quel punto incomprensibili. “A quel punto” significa, nel maschio, essere dominati dal sistema parasimpatico e, banalmente, non riuscire a ragionare in maniera distaccata, come ancora la femmina è invece in grado di fare.

La mancata conoscenza che ciascun sesso ha dell’altro, dei profondi meccanismi dell’altro, conduce a esiti tragici. Le donne danno in generale per scontato il proprio modo di essere, che implica il “giocare”, l’ammiccare, il relazionarsi in maniera libera e anche provocatoria senza che ciò abbia necessariamente un carattere di invito; negli uomini questo provoca mutamenti nel sistema nervoso e una risposta tendenzialmente predatoria. “Tendenzialmente”, solo tendenzialmente. Se ci siamo minimamente evoluti dalle scimmie ciò significa non lasciarsi sempre e comunque andare agli impulsi nervosi, mantenere un certo autocontrollo, continuare fino alla fine a leggere il contesto, la situazione, le necessarie responsabilità individuali e agire da uomini (= maschi) culturalmente evoluti, civilizzati, non preda di istinti.

Tutto questo porta a capire due semplici cose: i) siamo più vicini al neolitico di quanto presuntuosamente crediamo, e la strada verso una piena comprensione della nostra vita di esseri umani è ancora lontana (e lo capiamo non solo nella questione stupri ma nel comportamento irrazionale, brutale, violento che appartiene a tutto il genere umano, uomini e donne); ii) questa strada è intrapresa e deve essere sempre più consapevole ed auto-diretta; nel caso specifico dei rapporti di genere deve essere una battaglia degli uomini, quella del rispetto, della relazione, del riconoscimento della differente affettività femminile, e deve essere una battaglia delle donne quella di comprendere la differenza maschile e aiutarla a incanalarsi su binari di reciproca felicità e soddisfazione.

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