O l’opposizione a Salvini cambia toni, o continuerà con inutili strepiti per altri vent’anni

Sono molto inquieto. La faccenda della nave respinta dal burbante Ministro degli interni rimbalza con un’esasperante prevedibilità sui social e in buona parte dei giornali. Moltissimi amici e conoscenti, fra esterrefatti e indignati, scrivono commenti al fulmicotone. Un mio pensiero veloce – di quelli buoni solo per Facebook – ha avuto questo tenore: Schermata 2018-06-13 alle 11.52.22Un amico (vero, non di Facebook), persona che stimo grandemente per cultura e intelligenza, anche se politicamente non siamo molto conciliabili, mi ha scritto:

 

c’è una trappola ancora peggiore della retorica e si chiama equidistanza. o più semplicemente distanza.

Come dire: se non prendi parte sei complice; se te la prendi con gli oppositori di Salvini – che saranno pure retorici ma “giusti” – sei dalla parte sbagliata. Ci mancava “odio gli indifferenti” e “ci sedemmo dalla parte del torto” e la retorica dell’antiretorica sarebbe stata perfetta.

La posizione mia personale e del blog sulla vicenda “migranti” è da sempre molto chiara, tanto che non intendo ripeterla né riassumerla. L’altro ieri, qui, Maurizio Sulig ha scritto un articolo completo sulla situazione citando ampiamente i nostri testi precedenti. Se volete sapere sostanzialmente tutto sul diritto internazionale, le rotte dei migranti, le posizioni europee, cosa si potrebbe fare e cosa no, cercatevelo su queste pagine e passiamo oltre, a quello che a mio modo di vedere è un grave problema politico, perché quello che al momento si vede e si sente in giro non è “politica” bensì “prepolitica”.

Riempire le bacheche Facebook e Twitter di #SalviniDimettiti è prepolitica, e neppure della più raffinata; perché dovrebbe dimettersi se sta attuando esattamente il programma per il quale la maggioranza (in crescita) degli italiani l’ha votato? Elogiare il governo spagnolo cha ha accolto UNA barca da noi respinta, e semmai sottolineare, con orgoglio, che si tratta di un governo socialista, è di una ridicolaggine infantile: la Spagna ha eretto muri per fermare i suoi migranti (ne abbiamo parlato QUI, lettura consigliatissima), e il gesto meramente simbolico di Sanchez, retoricissimo, è volto a guadagnare punti dal suo elettorato, ma stiamo scherzando? E la Francia che ci insulta: la Francia? Scusate, ma deve essere Salvini a rispedire al mittente le male parole, ipocritissime, di Macron & Co., ricordando i loro respingimenti, la crisi di Ventimiglia ecc.? Schermata 2018-06-13 alle 12.30.18Lavoro con ONG che si occupano di minori stranieri non accompagnati, che dovrebbero godere della “ricollocazione” in altro Paese europeo, anche se il trattato di Dublino non lo prevedeva; non solo le ricollocazioni vanno a rilento, ma tutti i Paesi europei coinvolti fanno di tutto per non prenderseli, in barba alle norme, lasciandoli a bivaccare qui in Italia (ne parla anche Sulig sul suo articolo). Chi parla indignatissimo e non ha la più pallida idea di come vivano e sopravvivano questi minori (e gli immigrati in generale) dovrebbe avere la buona creanza di capire prima di sputare sentenze. Solo chi sa, capisce.

Ciò che accade – a mio avviso – è questo: la destra peggiore di sempre ha vinto con slogan, con la retorica ipersemplificata, con cliché e stereotipi, con la paura. Gli avversari di questa destra eversiva cosa fanno? Prima la corteggiano in maniera vergognosa, e ora piagnucolano opponendo slogan, retorica ipersemplificata, cliché e stereotipi; di natura apparentemente diversa ma di sostanza uguale. Perché gli stereotipi e la retorica non funzionano per l’oggetto di cui parlano – che è indifferente – me per il modo, per la costruzione di senso che inducono. Dire “noi li accogliamo, il nostro porto è aperto” è una stupidaggine sesquipedale, che appaga chi non ha più alcun appiglio politico e si vuole nutrire di retorica strappacuore, e aggiunge retorica (chiamiamola “di sinistra”) a retorica (quella di destra). Ma poiché, fra le due, quella della destra è più chiara e risoluta, capace di mostrare la sua fattibilità, espressione di paure diffuse, ogni retorica espressa alimenta solo quella della destra.

Allora ve lo dico chiaramente: vogliamo benemerenze europee, vogliamo la benedizione dei vescovi, vogliamo sentirci buoni? Benissimo, decidiamo – è un’ipotesi fantascientifica – di accoglierli tutti, migliaia e milioni, da oggi e per sempre. Facciamo delle belle leggi idonee e sguinzagliamo le nostre navi a caccia di poveri disperati. E li portiamo tutti in Italia: adesso, per favore, prendetevi il vostro tempo e mi spiegate, in termini tecnici realistici e non con battute estemporanee:

  1. dove li collochiamo come prima accoglienza (dovranno pur dormire e mangiare da qualche parte); chi li cura e dove; chi paga tutto questo;
  2. dopo la prima accoglienza dove li mettiamo (non possiamo far scoppiare i pochi e luridi centri oggi disponibili, andranno rapidamente smaltiti): nelle Regioni italiane un tot ciascuna? Senza limiti? Ok, ma questo è solo uno spostare il problema, ovviamente;
  3. cosa gli facciamo fare: supponiamo che li accogliamo benissimo e li smistiamo nelle venti regioni italiane, tutte felicissime di prendere la loro quota di questo flusso continuo (Sulig ha spiegato che questo non accade affatto…); arrivano in Umbria e…? Dove alloggeranno? Dove mangeranno? Ma soprattutto: come passeranno il tempo? Lavoreranno? Impossibile (non chiedetemi di spiegarvelo, per favore!); vogliono andare altrove (la stragrande maggioranza NON vuole stare in Italia ma raggiungere parenti e connazionali in Nord Europa)? E come facciamo ad accontentarli se tutta l’Europa è chiusa attorno a noi?
  4. senza essere sociologi riuscite a fare un esercizio di fantasia su queste ipotetiche comunità di immigrati, incistate nelle nostre città, che non sanno l’italiano, non lavorano – se non in nero, vorrebbero andarsene ma non possono? Forse che forse qualche problemino sociale lo potrebbero creare? E chi pagherà la sicurezza necessaria, gli alloggi necessari, i famosi 35 euro indispensabili? Qualche piccola tassa in più non vi disturberà, certo…

La sinistra ha perso dal momento in cui non ha avuto risposte su tutti questi temi, accontentandosi di reazioni prepolitiche: il solo Minniti ci ha provato e – chiaramente – tutti i buoni lo hanno biasimato come un cattivone di destra.

Non ha alcuna importanza se – come troppi commenti su Facebook e Twitter hanno strillato alla nausea – noi abbiamo pochi stranieri rispetto a quasi tutti gli altri partner europei; non è questione se Malta è troppo piccolina e quindi è “ovvio” che ce li sbologna a noi; non è questione di Macron bravo e di Sanchez santo contro il nostro fascio-leghista al comando; la questione, complicatissima, deve essere affrontata su un piano politico; che è l’unico capace di smontare la retorica di destra, di eliminare le paure della gente che vota a destra (vale anche per la microcriminalità e il diritto di difesa). Allora bisogna andare casa per casa, amico per amico, tweet per tweet a spiegare, razionalizzare, mostrare la verità, che è scomoda perché non potrà mai essere “accogliamoli tutti” ma potrebbe essere “accogliamo chi possiamo, trattiamolo con umanità, e lavoriamo in modo che tutti in Europa facciano la loro parte, se mai sarà possibile”.

E basta retorica. E basta stereotipi. E basta omologazione becera.

P.S. Mentre scrivevo questo articolo forse qualche altro migrante è morto in mare. Migrante… persona! Uomo, donna, bambino, morto affogato perché cercava di fuggire guerre o miseria. Nello stesso tempo (diciamo: un’ora) sono morti di fame e sete quasi 350 bambini (fonte); qualche decina è morta sparando in qualche guerra, o come scudo umano (fonte); 160 sono morti di malattie prevenibili (fonte); nel mentre sono scomparsi 900 minori, solo una parte dei quali sarà ritrovata (ne abbiamo parlato QUI). Questi numeri riguardano i soli bambini, in una sola ora della giornata, quella che ho impiegato a scrivere il mio articolo. Tutti questi non interessano né la destra odiosa di Salvini né la sinistra inutile di Fassina. Non occupano le nostre bacheche Facebook, non ci indignano, non sono aggetto di riflessione politica né di sfoghi prepolitici. E se non vi è chiaro perché ho messo queste cifre a conclusione, credo proprio che siamo lontani. Molto.