Perché la nuova “moneta” di Facebook può significare una rivoluzione

Stavolta la notizia di cui voglio scrivere non è passata inosservata, nonostante le molte altre, e molto rumorose, che hanno affollato le pagine dei giornali cartacei e digitali. Facebook ha infatti annunciato il suo progetto per una “valuta digitale”, che si chiamerà Libra, suscitando commenti, preoccupazioni e anche una certa confusione. In questo post spero di riuscire a dissipare un po’ di quest’ultima e chiarire le potenzialità di Libra, anche se non mi sentirei di dire che le preoccupazioni siano tutte infondate. Ma andiamo con ordine.

Innanzitutto, anche per chi non abbia letto la notizia, cos’è (o cosa sarebbe) Libra? Facebook ha annunciato di voler creare quelle che nel white paper (ovviamente in inglese) che vi invito a leggere sono definite “una valuta e un’infrastruttura finanziaria globali”. E quando Facebook dice globale, non è una parola vuota. Ma perché una valuta e un’infrastruttura finanziaria?
In effetti, Facebook avrebbe potuto accontentarsi di un progetto meno ambizioso, ad esempio incorporare funzionalità di gestione dei pagamenti in Messenger e Whatsapp, seguendo l’enorme successo di WeChat in Cina (sull’argomento potete leggere questo interessante articolo). In effetti, Facebook Messenger permette già agli utenti di scambiare denaro (lo sapevate? Scommetto di no), ma si tratta di una funzionalità usata pochissimo. Per cambiare le abitudini delle persone relativamente all’uso del denaro, ci vuole qualcosa di più.

Libra è qualcosa di più, anzi, molto di più. In prospettiva, Libra può concretizzare il grande incubo delle banche (e anche dei governi): la disintermediazione della gestione del denaro. La verità è che oggi noi cittadini “normali” (non imprenditori, non finanzieri, gente con uno stipendio, bollette da pagare, eccetera) paghiamo molto caro un sistema bancario che non ci serve. Le banche (ne abbiamo parlato a fondo in un post di quasi tre anni fa, non a caso intitolato Le banche: cambiare o fallire?) si trovano in una fase difficilissima, in cui le loro tradizionali rendite di posizione, su cui è fondata una struttura di costi totalmente ingiustificata, stanno evaporando, mentre si fanno avanti le aziende Fintech, ossia aziende “leggere” e non tradizionali, che applicano la tecnologia digitale ai servizi finanziari. Come scrivevo nel post citato sopra, “Non è confortante constatare che una quota importante dei (magri) profitti del 2015 è dovuta a un aumento delle entrate per commissioni. La cosa non è positiva per noi utenti delle banche, ma anche per le banche stesse, perché questo le rende più vulnerabili a una concorrenza disruptive che punti a ridurre drasticamente i costi delle commissioni”. Detto, fatto: ecco Libra.

Lo scopo dichiarato di Libra è di permettere al maggior numero possibile di persone di usare servizi finanziari pagando commissioni bassissime, e senza necessariamente avere un conto bancario. In un certo senso, Libra starà ai servizi finanziari come Skype e i servizi analoghi stanno ai servizi telefonici: per usare Skype non abbiamo neanche bisogno di un telefono, o una SIM: vi basta un accesso a Internet, e paghiamo pochissimo, perché tutti i costi strutturali delle società telefoniche semplicemente spariscono. Il white paper di Facebook lo dice esplicitamente:

1,7 miliardi di adulti in tutto il mondo restano fuori dal sistema finanziario senza poter accedere a una banca tradizionale, nonostante che un miliardo abbia un cellulare e quasi mezzo miliardo abbia accesso a Internet.

Quindi: un’infrastruttura che consenta di sviluppare servizi per effettuare pagamenti e trasferire denaro da persona a persona senza un conto bancario e con commissioni minime o zero. Ma l’infrastruttura non è tutto.

Per poter effettuare transazioni sicure senza bisogno di una banca alle spalle, e per poter offrire servizi analoghi in tutto il mondo, Facebook ha deciso che Libra sarà anche l’equivalente di una valuta. Tecnicamente, appunto per garantire la sicurezza anche in transazioni peer-to-peer si baserà su una blockchain, ma questo è un aspetto esclusivamente tecnico. A parte questo, infatti, Libra avrà pochissimo in comune con le criptovalute come il Bitcoin, per due ragioni principali:

  • Libra, almeno all’inizio, avrà una gestione garantita da un’associazione “indipendente”, la Libra Association, alla quale parteciperanno in prima battuta i membri fondatori, che oltre Facebook (o meglio Calibra, la società appositamente fondata da Zuckenberg) includono molte aziende di primissimo piano;
  • Il valore della “valuta Libra” non sarà determinato da una pura quotazione di mercato come per il Bitcoin (con la volatilità che ne consegue), ma si fonderà su una riserva costituita da un paniere di titoli a breve termine e liquidità. Acquistare un “portafoglio” in Libra sarà un po’ come acquistare delle quote di un fondo monetario internazionale, salvo che poi si potranno usare queste “quote” come moneta liquida, all’interno dell’infrastruttura Libra.

Libra è quindi, a mio avviso, molto promettente, e proprio per questo non può non suscitare delle preoccupazioni. Ovviamente a preoccuparsi saranno le banche, ma non solo: il settore finanziario è uno dei più pesantemente regolati dalle leggi, sia per proteggere risparmiatori e investitori, sia per consentire agli Stati di controllare (e tassare) la ricchezza dei loro cittadini. Non è un caso che il Congresso degli Stati Uniti, subito dopo l’annuncio di Libra, abbia convocato Facebook per un’udienza presso le commissioni competenti sia della Camera che del Senato.

Quanto a noi, potenziali utilizzatori di Libra, dobbiamo forse renderci conto che quest’iniziativa può essere un passo enorme nella direzione di estendere il concetto di Digital Citizenship di cui anche noi qui su Hic Rhodus parliamo almeno dal 2014. Pur con tutti i vantaggi che la cittadinanza digitale può comportare, non dobbiamo dimenticare che, in quanto cittadini reali di uno Stato democratico, godiamo di diritti, protezioni legali, possibilità di essere rappresentati. Tutto questo nel mondo di Facebook e degli altri giganti di Internet non esiste; nel momento in cui da utenti di una piattaforma digitale cominciamo a diventarne cittadini, dobbiamo anche cominciare a esigere diritti e garanzie, ad esempio sulla trasparenza della gestione dei soldi che deterremo sotto forma di Libra. Oggi Facebook somiglia in un certo senso a una monarchia medievale, in cui le regole sono imposte dall’alto; spetta anche a noi ottenere che, se non una repubblica, diventi almeno una moderna monarchia costituzionale. Ma di questo riparleremo.