Mentre i 5 Stelle hanno distrutto Roma e Torino, la Lega – quella salviniana – si trova compromessa in uno scandalo internazionale (i rubli russi) di una gravità eccezionale (in Austria per una questione analoga ci sono state conseguenze pesanti), che anche senza invocare il tradimento (ma siamo proprio ai limiti) dovrebbe far fare 180° alla capocchia dei nuovi improvvisati leghisti adoranti il loro Capitano. Col cavolo prima gli italiani, col cavolo ogni scelta occidentale e atlantista, col doppio cavolo un qualunque rispetto, fedeltà alle Istituzioni.
Invece, mentre i 5 Stelle sono effettivamente dimezzati (ma pare che al momento quello che dovevano cedere l’abbiano ceduto) la Lega sfiora il 40% e, con tutti i populisti, filofascistoidi e malpancisti sovranisti vola a percentuali da tragedia greca.
Noi oppositori, se ci nascondiamo nelle nicchie ecologiche di Facebook non ce ne accorgiamo, perché tendiamo (io almeno) a circondarci di persone che la pensano come noi, ma – per capirci – un recentissimo sondaggio ha mostrato che fra Salvini e Carola il 60% degli intervistati ha scelto il primo e solo il 29% Carola (il restante 11 “non sa”). Le intenzioni di voto di questi sondaggi offrono appunto questo panorama:
- sovranisti, populisti e fascistoidi (Lega, M5S e FdI) oltre 60 (62% Tecné il 7 luglio);
- Forza Italia sotto l’8%; ricordiamo che nel vuoto pneumatico che sta attraversando il partito di Berlusconi le tentazioni filo-populiste sembrano andare per la maggiore, e sembra che Berlusconi farebbe carte false per governare con Salvini; decidete voi se sommare FI al precedenti, arrivando quindi al 70%.
- Il PD sta al 23%, mentre stendiamo un velo pietoso sugli “altri”.
Altre agenzie danno percentuali molto simili (trovate tutto QUI).
Teniamo anche presente che i flussi elettorali e molto altro ancora spiegano come i “grillini pentiti” (alla Mariscotti, alla Mannoia…) che sono tornati a sinistra non sono poi molti. Una parte del tracollo pentastellato è dovuto alla migliore rappresentanza leghista delle istanze populiste, o al ritorno al non voto da delusi dell’accondiscendenza grillina alle manovre istituzionali.
In sintesi: con tutte le difficoltà e i malumori del partito di padron Casaleggio, quello che si vede con grande evidenza è che queste politiche piacciono. Punto. Con tutto che Roma e Torino sono esempi di disastro, con tutto che i rubli russi dovrebbe far scendere in piazza gli italiani (tanto più quelli di tendenze patriottiche, come si può essere sovranisti-prima-gli-italiani e accettare anche solo il sospetto di essere stati venduti a una potenza straniera tendenzialmente ostile?). Tutte le ragioni che ci vengono in mente sono tragiche: sì, l’analfabetismo funzionale, la scuola decotta, l’Università svuotata, il disagio sociale e la paura del futuro, e dai di sociologia (i lettori di HR saranno anche stufi di analisi sociologiche, antropologiche e simili, che potete rileggere cliccando sull’etichetta “Antropologia italica”). Ma c’è dell’altro; o meglio: tutto questo porta a uno specifico comportamento che provo a descrivere, e che ha a che fare coi livelli Micro e Macro del sociale.
- Micro: io, la famiglia, i colleghi di lavoro; le ferie al mare, la pizza il venerdì sera; il calcio, Facebook e il telegiornale – sempre quello e solo quello – alla sera.
- Macro: la politica, l’economia, le relazioni internazionali e tutto il resto.
In un mondo ideale ci sarebbe un continuo scambio: le vite comuni di tanti individui (informati, educati, dotati di consapevolezza) finiscono col modificare il livello Macro che, ovviamente, ha conseguenze pesanti per il livello Micro (parte sinistra della prossima figura).

Quel che accade, invece, è illustrato nella parte destra della figura. Il livello Macro incide profondamente sulle nostre vite ma le nostre reazioni (feedback) non riescono a penetrare la cortina intermedia di manipolazioni del flusso informativo, che resta impantanato e sterile.
Cos’è questo livello intermedio manipolativo? C’è molto: ci sono agenzie specializzate nella fabbricazione di fake news (ne abbiamo parlato su HR, per esempio QUI) che lavorano alacremente per orientare opinione pubblica ed elezioni, e ci sono i social dove ciascuno di noi concorre a costruire o decostruire pezzi di realtà, di verità, di interpretazione. Le due componente (molto semplificando) si completano vicendevolmente. Non sarebbero efficaci le agenzie manipolative se non ci fosse un ampio pubblico desideroso di condividere ciò che ben rappresenta una deformata e ipersemplificata idea di società, di meccanismo politico, di strategie diplomatiche… Le agenzie di depistaggio – a iniziare alla “Bestia” di Salvini – vivono della credulità popolare che vuole conferme al proprio disagio, alle paure, agli stereotipi più assurdi, come questa si nutre delle falsità delle agenzie.
Questo blocco nel flusso democratico Micro/Macro si è incistato nella nostra vita, è diventato calloso, duro, amplissimo. Moltitudini non hanno accesso all’informazione, e quando ne hanno accesso non possono essere garantiti sulla sua veridicità. I fatti (sociologicamente inesistenti) sono sostituiti da valanghe di “opinioni” che dicono tutto e il suo contrario, consentendo ai fan di una qualunque fazione di trovare (pseudo)argomenti a proprio favore.
Dobbiamo guardare in faccia la realtà: questo blocco manipolatore non è eliminabile. Per ragioni troppe volte trattate in questo blog il nostro fluire storico è ficcato in un imbuto dove sempre meno persone avranno accesso – con sempre più difficile fortuna – ad informazioni plausibili e veritiere, sapranno utilizzarle e, soprattutto, lo potranno. La politica dei prossimi anni, le decisioni cruciali per la democrazia dei prossimi anni, saranno sempre più decise altrove, consegnando all’opinione pubblica le versioni di verità più comode al momento.
Godiamoci gli spazi che ci restano e agiamo consapevolmente per contrastare, per quanto possibile (pochissimo) questo destino.