Una serie di punti chiave, chiari, ineludibili, per ripensare la politica, da tempo scomparsa in Italia e – probabilmente – in stato comatoso in tutto l’Occidente. Una serie di punti che riteniamo fondamentali, in ordine logico, che proporremo in diverse puntate ravvicinate. In questa sesta puntata: i doveri.
Invitiamo tutti i lettori a dibattere questi temi scrivendo suggerimenti e critiche nei commenti.
6. Tutti gli individui hanno pari doveri. Della ridda di doveri che si potrebbero elencare si può fare semplice sintesi in questo modo: ciascuno ha il dovere di concorrere al benessere della collettività. L’apparente molteplicità dei doveri nasce da una articolazione successiva; per il bene della collettività non devo uccidere o rubare, ovvio, devo fermarmi col semaforo rosso, pagare le tasse, non parcheggiare in seconda fila e così via. Qualunque cosa io faccia che molesti, crei problemi o addirittura danneggi chiunque altro, è una manifestazione del mio venire meno ai mei doveri.
6.1 I diritti sono sempre collettivi (ne godiamo in quanto persone, quindi tutti hanno quei diritti) mentre i doveri si esprimono individualmente: ciascuno ha il dovere di non rubare, di non molestare, di pagare le tasse… In questo modo si introduce il fondamentale concetto di responsabilità individuale. Mentre godo dei diritti infusi alla collettività dal carattere democratico del mio governo, io – proprio io – mi assumo delle responsabilità verso la collettività in cui vivo. Io ho il dovere di essere un bravo cittadino, e mi assumo la responsabilità di esserlo non solo di fronte alla legge, ma in prima istanza di fronte ai miei simili.
6.2 In una società perfetta (e inesistente) cittadini responsabili renderebbero minimo il lavoro della legge e del suo braccio poliziesco. La polizia interviene – in nome della legge e quindi del popolo offeso – quando un individuo non ha fatto fronte al suo patto di lealtà verso la collettività. Educare alla responsabilità, alla lealtà, al civismo (in una parola: all’assunzione piena e consapevole dei propri doveri) è un passo fondamentale verso la costruzione di una società armonica, meno infelice, meno conflittuale, più efficiente ed efficace.
6.3 In virtù della cresciuta complessità sociale e del dilagare di forme di edonismo egotico, si sono rarefatte alcune precondizioni alla consapevolezza dei propri doveri (per esempio la progressiva scomparsa dei legami sociali forti). Una delle risposte al disagio sociale crescente riguarda pertanto una costante rivendicazione di diritti che spesso (quasi sempre) sono rappresentazioni riduttive e particolaristiche di bisogni [cap. 4]; ciò oscura la necessaria, ineludibile, speculare rappresentazione dei doveri. Nessun diritto esiste se non nel corrispondente dovere; ho diritto alla felicità perché (= in quanto) ho il dovere di concorrere alla felicità altrui. Più nello specifico: ho diritto alla sicurezza perché ho il dovere di garantirla agli altri membri della mia società; ho diritto alla salute perché contemporaneamente ho il dovere di preservare quella altrui (pensate, qui, ai No Vax e ai No Mask); ho il diritto di esprimere le mie idee perché ho il dovere di garantire l’espressione delle idee altrui… La frase può essere ribaltata: ho il dovere di garantire le idee (la salute, la sicurezza…) altrui perché (= in quanto) ho il diritto all’espressione delle mie idee.
6.3.1 Le rivendicazioni esasperate di presunti diritti (più spesso, in realtà, bisogni dichiarati unilateralmente) non accompagnate da garanzie sui doveri sono intrinsecamente sbagliate.
6.3.2 L’adempimento dei doveri non ha alcunché di etico, non ha a che fare col bene e col male, né col giusto o l’ingiusto. Il ‘dovere’ è una categoria amorale, e ha a che fare solo con lo sviluppo di una confortevole ed efficace vita associata.
6.3.2 L’inadempienza dei doveri, indipendentemente da ogni risvolto morale, è un elemento di danno sociale, di crisi della vita associata, di spreco di risorse, di danno ai cittadini e deve essere perseguito con ogni mezzo. Volgere lo sguardo altrove, minimizzare il fatto, significa diventare correi, condividendo il demerito del danno sociale causato. Esempio: non pagare le tasse è male, ma identico male fa chi ritiene giusto non pagarle, il commercialista che architetta sotterfugi allo scopo, il politico che ammicca agli evasori, il cittadino che ridacchia compiaciuto della furbizia, l’amico che sa e tace.
6.4 Riconoscere i doveri, assumerseli con leggerezza, vivere nella consapevolezza civica di essere responsabili membri di una collettività, è la più alta forma politica individuale di vita democratica.
6.5 Le disuguaglianze distolgono i cittadini dai doveri facendoli concentrare principalmente sui bisogni e sulla palese ingiustizia di essere chiamati ai loro doveri mentre non si riconoscono appieno i loro diritti.
Prossimo tema: il senso della politica.
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