(Ovvero: il Cacciarismo come nuovo tassello della teoria del Grande Disagio)
Il pretesto di queste righe è la costituzione di un gruppo più o meno stabile di oppositori al green pass che vede nomi come Cacciari, Agamben, Mattei, Freccero, Preterossi, tutti docenti, corsivisti, polemisti, intellettuali in alcuni casi noti da innumerevoli anni anche al grande pubblico. Costoro si sono riuniti a Torino per discutere di dittatura sanitaria e altre mascalzonate dei Poteri Forti (leggete QUI tutta la cronaca), con contorno di manovalanza non intellettuale ma disponibile a fare poi il lavoro sporco, come Puzzer (portuali Trieste), Baroni (ex 5 Stelle) e altri. Il loro intento e strutturarsi in un gruppo critico permanente poi, chissà? fare un partito? Darsi alla macchia? Non lo so, ma il tema è sempre quello che periodicamente propongo, assieme a Ottonieri, su queste pagine: lasciamo stare Puzzer e gli insensati che hanno avuto i loro 10 minuti di celebrità e non ci stanno a tornare nell’ombra, ma gli intellettuali, i Cacciari, gli Agamben, perché?
Eviterò al lettore di Hic Rhodus lo sciorinamento di decine di dati, tutti incontrovertibilmente interpretabili solo come necessità dei vaccini e del green pass. Eviterò anche di segnalare che in generale gli amministratori locali, i presidenti di Regione (anche leghisti), gli industriali e i ristoratori, al netto della minoranza di esaltati che attraversa tutti i ceti, sono favorevoli alla carta verde vista come strumento di ripresa di una vita normale, così come mezza Europa sta guardando al modello italiano e proponendo misure simili o addirittura più stringenti. Evidentemente né i dati né il fatto che quantità di responsabili delle politiche pubbliche lo reputino necessario, fanno smuovere dalle loro posizioni i complottisti, ignoranti, compulsatori dei peggiori siti Internet, fanatici eversori, seguaci della naturopatia e affini. E sui come e sui perché ciò accada si è già scritto abbastanza (la componente paranoica e persecutoria, condita dalla marginalità culturale e sociale, che accompagna verso gruppi fortemente identitari di opposizione al “sistema”).
Ciò che non si è studiato abbastanza è il Cacciarismo, ovvero il repentino precipitare di intellettuali di buona famiglia, ampie letture, buon reddito e stima sociale in questo gorgo di imbecillità. Per trattare il fenomeno sarebbe sommamente sbagliato fare l’esegesi critica di quanto da loro affermato, per segnare con la matita rossa e blu gli errori logici, le affermazioni false, le fallacie; sarebbe una fatica immane alla quale loro risponderebbero con un’ulteriore sciocchezza, esattamente come un Puzzer qualunque. Chi fra voi – lettori – ha provato a discutere con un No Vax sa cosa intendo: sono sfinenti, non arretrano di un millimetro e hanno sempre pronta un’altra imbecillità in replica alle vostre logiche, cosicché le stupidaggini da confutare aumentano man mano che il discorso procede e pure voi perdete il filo, con grande soddisfazione dell’imbecille. Una cosa simile accadeva all’inizio dell’epopea grillina, non so se vi ricordate. Se voi provavate a discutere con un nuovo adepto della fede del comico genovese, costui vi guardava serafico e vi chiedeva “Ma perché, tu per chi hai votato l’ultima volta?” e qualunque risposta potevate offrire il grillino poteva vomitare una geremiade di luoghi comuni contro i quali non c’era più nulla da fare. La domanda “per chi hai votato?” era una trappola, essendo loro – all’epoca – gli unici nuovi, che non potevano avere alcun errore del passato da vedersi rinfacciare. Così coi No Vax e coi No Green pass.
Che si sappiano sostenere le posizioni No Vax e No Green pass con una migliore articolazione sintattica, e semmai con una citazione latina, non rende questi intellettuali diversi da Puzzer quando sostengono l’insostenibile. Ecco perché la fenomenologia dei Grandi Disagiati non deve puntare lo sguardo sulla sintassi ma sulla pragmatica, ovvero sulla volizione implicita nel detto, nell’effermato. Tale volizione – secondo la teoria del Grande Disagio – ha a che fare con l’edonismo infantile, il narcisismo e il senso di onnipotenza che permea la cultura di massa del Terzo Millennio; una conseguenza della perdita dei legami forti, dell’isolamento indotto dai social media, della perdita del senso della Storia prodotto dalle tecnologie, e di molto altro ancora che, tutto assieme nel calderone, i sociologi chiamano “complessità”.
Per farla breve, la serie di fattori solo nominati qui induce gli individui a sopravvalutare se stessi a scapito del contesto sociale in cui ciascuno è inserito; a cercare conferme identitarie che si trovano, sì, ma sempre più frammentate (quindi settarismo, piccoli gruppi elitari e diffidenti degli altri), supereroismo oppositivo (noi pochi che sappiamo, ma combatteremo contro la massa pecorona e i Poteri Forti).
Certo, ci aspetteremmo che questo pensiero triviale, ipersemplificato, infantile, appartenga alle masse ignoranti, e non alle persone colte. Ma questa è una semplificazione indebita, sostanzialmente manichea. Perché l’imbecillità, come illustrò in anni lontani Carlo Cipolla, è trasversale alle età, ai ceti sociali, alla distribuzione geografica. Così il Grande Disagio, che ne è il degno successore. È per questo che abbiamo professori che vanno in classe senza vaccino, medici che sono pronti ad affrontare la radiazione pur di non vaccinarsi, ed eruditi che una volta abbiamo semmai stimato che cadono nel pozzo oscuro del bisogno adolescenziale di opposizione, qualunque e comunque, scotomizzando logiche, dati, evidenze, opportunità, pur di affermare che Ego esiste e batte i piedi per terra. E poiché manca un genitore (la perdita della genitorialità educante è un altro fattore da aggiungere alla precedente lista) che dia una bella sculacciata e dica, con parole ferme, “Smetti di fare i capricci e va’ subito a letto”, ecco, non essendoci più figure adulte in questo senso specifico, dobbiamo tenerci i Puzzer, e pazienza, ma anche i Cacciari & Co.
Ce ne faremo una ragione.