Il Potere mente

Mentre leggo, davvero depresso, la massa di menzogne che il governo svedese ha avallato in tema di Covid, contribuendo alla morte di numerose persone per l’informazione consapevolmente errata, a Shanghai, come avrete letto, dilaga la protesta per il disastroso lockdown imposto dalle autorità di Pechino (contrariamente alla linea inizialmente assunta dal governatore locale), costringendo 26 milioni di abitanti a una clausura difficilissima da gestire, perché – diversamente da come si riuscì a Wuhan – manca cibo, mancano medicinali, e la popolazione è lasciata a se stessa. Qui la menzogna  riguarda una presunta superiorità del modello cinese: un mix di marxismo, iperliberismo e confucianesimo, che vuole un popolo operoso e ubbidiente, sottomesso volentieri alla superiore missione storica del Paese.

I governanti svedesi hanno mentito al loro popolo, così come quelli cinesi. Così come quelli russi, intontiti dalla propaganda di regime e non più in grado di distinguere chi sta aggredendo chi, chi combatte per che cosa. Così quelli turchi, vellicati dal rispolverato sogno ottomano di Erdogan. Così quelli degli Stati Uniti, per decenni in armi lontanissimi da casa per sconfiggere nemici inventati. Così gli italiani, che dagli anni della “notte della Repubblica”, come la chiamò Sergio Zavoli, sono passati dalle menzogne sulle stragi nere, a quelle sulla mafia, sul delitto Moro, Ustica, la P2, le molte morti nelle carceri, Cucchi e la lista è lunghissima. Noi ce ne dimentichiamo continuamente, e il Potere lo sa; il Potere ci mente e sghignazza, perché sa che ce ne dimenticheremo.

Non vale la pena scrivere mezza riga sul perché mai ciò succede. Il Potere ha degli interessi propri, che molto spesso passano per gli interessi altrui da preservare (solitamente interessi economici, ma non necessariamente solo quelli), e poiché la Storia non procede per piccoli passi in unica direzioni (fuori di metafora: in maniera lineare e facilmente prevedibile) ma in maniera caotica, sollecitata da infinite spinte anche contrapposte, ecco che ogni buona intenzione, ogni brava persona che intende occuparsi di “Cosa Pubblica” (di Res Publica) inciampa, subisce contrattempi, manca l’aggancio con la giusta configurazione di opportunità, si trova ostacolata, contraddetta, deviata, e finisce col concedersi alla menzogna, come scorciatoia verso l’obiettivo, una scorciatoia facilmente giustificabile nel proprio foro interiore, perché il Fine è più alto e nobile. Come nei piccoli slittamenti amorali di ciascuno di noi, che come uomini compiamo abitualmente, derogando ai nostri stessi princìpi, concedendoci l’eccezionalità delle situazioni, auto-convincendoci che abbiamo scopi nobili, e cause ben più alte, rispetto alla piccola schifezza che andiamo compiendo.

La natura dell’essere umano è perfida e menzognera. L’Uomo pone se stesso come metro di paragone del mondo, ed essendo se stesso che misura e paragona, e che stabilisce i criteri di tali misure e paragoni, è abbastanza chiaro che si è indulgenti verso le proprie mancanze quanto inflessibili verso quelle altrui (le due cose, generalmente, vanno di pari passo).

Gli uomini e le donne di potere, quindi, non mentono perché hanno una genetica particolare, un’intelligenza diversa o una moralità bacata; mentono perché sono umani. E umani in una posizione particolare, elevata, che fornisce loro maggiori strumenti per mentire, per controllare gli esiti di queste menzogne, per subornare gli elettori, che avendo meno di tali disponibilità potrebbero – con menzogne ben confezionate – non accorgersi dell’inganno, come non se ne sono accorti gli svedesi per ben due anni, malgrado i morti attorno a loro, malgrado in Europa tutta si combattesse in altro modo il virus; gli svedesi si sono sentiti “speciali”, e sul loro narcisismo di parte ha giocato il Potere.

La messa in discussione critica, anche da parte di scienziati ed esperti di fama internazionale, divenne rischiosa, persino pericolosa, in un Paese dove il conformismo era incoraggiato dai media nazionali.

Parla della Svezia, non della Cina, ed è stato scritto, nero su bianco, da un gruppo di scienziati indipendenti. “Indipendenti”; scienziati; e anche coraggiosi.

In Svezia – grande differenza coi Paesi governati da dittature, palesi o mascherate – si può ancora; in Occidente, dove più e dove meno, ci si può ancora riuscire. Negli Stati Uniti la capacità di denunciare le falsità del Potere arriva solitamente in ritardo, a disastro fatto e compiuto, ma spesso arriva. In Europa occidentale pure, guardate i guai di BoJo, gli scandali spagnoli, le imbarazzanti manovre tedesche (Merkel coinvolta) sul gasdotto Mainstream 2, e così via. Qualche cosa viene a galla. Semmai tardi, a danno compiuto, a morti sepolti. Difficile immaginare lo stesso in Russia, Cina, Turchia, ma neppure in Ungheria o in Brasile e in Egitto…

La riflessione finale deve riguardare noi, noi cittadini e la necessità di capire per giudicare. Perché non ce ne facciamo niente del diritto di voto se tale voto non è libero; e questa “libertà” non riguarda la capacità cinetica di recarsi al seggio e mettere una croce sulla scheda, ma quella di avere una completa e corretta informazione, saperla soppesare e comparare e valutare, e quindi decidere sulla base di tali conoscenze e competenze, e non su quella di suggestioni di parte e manipolazioni (anche i russi sono liberi di andare al seggio ma, di fatto, eleggono Putin; e i turchi eleggono Erdogan, e i brasiliani Bolsonaro…).

Ma poiché non esistono fatti oggettivi, ma solo fatti interpretati, ecco che servono strumenti cognitivi, intellettuali, per capire quanto, dell’informazione ricevuta, sia “fatto” e quanta sia “opinione”, e a cosa rimandi tale opinare, e quale ne sia la semantica.

Difficilissimo. Il Potere conosce benissimo questi meccanismi manipolatori, gli piacciono moltissimo perché sa usarli con profitto, e non può assolutamente rinunciarvi. E, anzi, assolda plotoni di falsi intellettuali che sanno esprimere un falso senso critico, a volte anche apparentemente feroce verso il Potere ma curiosamente conciliante nelle sue finalità: non cambiare, non disturbare, acconsentire, accettare, lasciar perdere, credere che tutto sia falso per non credere neppure a ciò che è palesemente vero (che è la quintessenza della menzogna).

Il fallimento degli intellettuali nell’Occidente è palese; nell’Europa occidentale un fatto assodato; in Italia, poi, dopo Pasolini e il formidabile gruppo della sua epoca non mi pare che si sia visto nulla di rilevante: oggi siamo nelle mani di Paolo Mieli, Bianca Berlinguer, Michele Santoro, Massimo Cacciari e – che dio ci scampi e liberi – Massimo Giletti. Una pattuglia (ma l’elenco sarebbe assai più lungo) di abili mestatori della verità al servizio della manipolazione della verità.

(In copertina: foto di Ando Fuchs)