Il programma di governo dell’alleanza Verdi-Sinistra

Presentato il 17 agosto da Fratoianni e dai due portavoce verdi, ecco il programma della sinistra rosso-verde. Come sempre prima rivediamo il programma punto per punto, poi faremo qualche commento.

Il Programma

1. Italia rinnovabile: si apre con un incipit che dichiara come l’impiego di sole energie rinnovabili sia già possibile, e che assieme alla possibilità di riciclo dei materiali industriali consentirebbe senza dubbi

che la transizione energetica verso minori consumi, utilizzo di energie rinnovabili, minori impatti ambientali con particolare attenzione ai gas serra, sia possibile riducendo l’utilizzo del metano e senza fare ricorso all’energia nucleare.

Si accenna, in conseguenza, una proposta radicale:

L’energia deve diventare un bene comune, staccandosi dalla logica dei sistemi centralizzati in cui pochi producono/distribuiscono e tutti consumano la risorsa, se hanno la possibilità di acquistarla. La democrazia energetica si può realizzare attraverso un’economia di condivisione del vettore energetico che alimenta le nostre società e una rete che supporta l’autoconsumo collettivo, attraverso l’indispensabile evoluzione delle comunità energetiche.

Ora, senza alcun sarcasmo: idee così visionarie hanno un certo appeal; non ho la più pallida idea se e come sia realizzabile questa idea di comunitarismo energetico; se sia tecnicamente fattibile; cosa comporta sul piano industriale (per dire: l’Enel e Eni che fine dovrebbero fare?); quanto costerebbe; in quanti anni si potrebbe realizzare e, specialmente, mentre ci avviamo su questa strada come produciamo, intanto, energia; quanto sarebbe efficiente; quanto costerebbe ai cittadini. Poiché non lo so taccio, e leggo quel che segue che titola “Tutti questi obiettivi possono essere raggiunti con un programma di azioni coordinate”; bene, quali sono codeste azioni?

  • “Realizzare un piano che definisca tempi e quantità per il definitivo abbandono del gas metano […]”;
  • “Un piano [da definire] per l’eliminazione dei combustibili fossili dalle abitazioni […]”;
  • “Mettere l’efficienza energetica e l’attivazione del risparmio energetico da parte dei cittadini in cima alle priorità di azione […]”;
  • “Sviluppare una strategia […]”.

Eccetera. Quindi, il programma di azioni coordinate è un insieme di “Qualcuno penserà a un piano, qualcuno troverà il modo, si vedrà di implementare un sistema…”. La mia fiducia è alle stelle.

Comunque, parte del piano di transizione sono anche: abolizione ai sussidi fossili; no nucleare; no trivelle.

2. L’Italia green: stessa prosa precedente che parte da “Dotarsi di una legge per il clima […]”, “Rafforzare tutti i Ministeri con nuovo personale dedicato”, “Un piano di investimenti contro la dispersione idrica” etc, fino al fondamentale

anche l’Italia si deve dotare di un’inviata/o speciale per il clima di alto livello e di un corpo diplomatico adeguato alla sfida climatica, incluso nuovi “diplomatici climatici” sia a Roma che nelle Ambasciate più importanti.

3. L’Italia della mobilità sostenibile: più trasporto pubblico, sì all’alta velocità ma non in Val di Susa (giuro, è scritto così!).

4. L’Italia a rifiuti zero: meno plastica, economia circolare, piano nazionale per i rifiuti, priorità all’adattamento climatico.

5. L’Italia libera: legge sul fine vita; legalizzazione della coltivazione della cannabis. Sulla canapa, l’investimento sulla canapa, la conversione alla canapa del terreni abbandonati, l’utilizzo dei mattoni di canapa e un sacco di altre cose sulla canapa è sostanzialmente dedicato tutto il resto del paragrafo. (Voglio dire: sono d’accordo su tutto, da vecchio libertario, ma canapa a parte l’Italia libera riguarda solo il fine vita? Fortunatamente arriva in soccorso il prossimo capitolo del programma…)

6. L’Italia che ama: legge contro l’omolesbobitransfobia e l’abilismo; legge sulla cittadinanza, che parta dallo ius soli e dallo ius scholae; legge sul fine vita; legge che vieti gli interventi chirurgici e le procedure non necessarie dal punto di vista medico sui bambini e le bambine intersex; altre cose giuste su questa scia.

7. L’Italia è donna: lungo e articolato programma che va dall’occupazione femminile alla violenza sulle donne. Tutte cose belle.

8. L’Italia del lavoro: riduzione del lavoro a parità di salario; salario minimo; no precarietà del lavoro (qui sono proprio espliciti: “Noi crediamo che tutto questo debba essere cancellato, per tornare alla normalità del contratto a tempo indeterminato, con un tempo di prova iniziale”); protezione dei salari dall’inflazione; no ai licenziamenti ingiustificati:

vogliamo il ripristino di un sistema di protezione fondato sulla reintegra nel posto di lavoro per tutte e tutti, indipendentemente dalle dimensioni e dal settore dell’impresa.

Sicurezza sul lavoro; pensioni:

Per questo noi proponiamo che si possa uscire dal lavoro a 62 anni o con 41 anni di contributi, riconoscendo inoltre i periodi di disoccupazione involontaria, il lavoro di cura non retribuito, la maternità. La pensione minima non dovrebbe essere inferiore a 1.000 euro.

Altro.

9. L’Italia giusta: imposta progressiva; abolire IMU e instaurare un’imposta patrimoniale; lotta all’evasione con l’aiuto delle tecnologie e la tracciabilità di tutti i pagamenti; no elusione fiscale delle multinazionali; tassazione extraprofitti dei colossi energetici.

Chissà perché, nel programma la politica industriale è finita nel capitolo del’”Italia giusta”; vabbé: poiché siamo in declino industriale,

Crediamo che lo Stato debba promuovere investimenti che determinino lo sviluppo di nuovi campioni nazionali nei settori ritenuti strategici, avvalendosi del supporto del sistema universitario e puntando a creare nuove e innovative filiere produttive.

Seguono altre belle idee su questa scia, inclusa la seguente:

Crediamo inoltre che in caso di abbandono, si debba introdurre l’obbligo di assicurare la continuità produttiva attraverso la cessione preventiva dello stabilimento, o in alternativa di versare una sanzione pari al 5% del fatturato degli ultimi 5 anni, da destinare alla rioccupazione dei lavoratori, preferibilmente secondo la formula del workers buyout.

10. L’Italia che ama gli animali: abolizione della caccia e un sacco di bellissime cose animaliste; poiché io pure sono animalista non ve le riassumo neppure, sono tutte bellissime.

11. L’Italia, bellezza: difesa del patrimonio demaniale, blocco dell’art. 6 del decreto concorrenza, no alla vendita dei beni demaniali, tutela del paesaggio…

12. L’Italia sociale: capitolo fuffoso che spazia fra “Si creino delle centralità urbane periferiche, con piazze e luoghi d’incontro” e “I nuovi edifici industriali e commerciali dovrebbero obbligatoriamente prevedere tetti verdi”. Segue un importante paragrafo sul diritto alla casa tramite un “fondo per l’acquisizione degli immobili”, il rifinanziamento dei fondi per il contrasti agli sfratti e altre cose così.

13. L’Italia della pace: sapete già cosa c’è scritto. Qui però si parla anche di Europa con la sempreverde (è in tutti i programmi di tutti i partiti) riforma dei Trattati, la “solidarizzazione del debito”, una “politica estera e di difesa comune” (bene!).

14. L’Italia che accoglie: il senso principale è questo:

Occorre lavorare per una politica dell’accoglienza e dell’integrazione, garantendo a tutte e tutti una piena parità di diritti. Perché i diritti non sono un gioco a somma zero, non bisogna toglierne ad alcuni per darne ad altri, ma servono se sono universalmente riconosciuti e rispettati.

Per tale politica si propone un elenco articolato e coerente di misure e azioni che qui non riporto.

15. L’Italia della cultura: riduzione a 15 allievi per classe; estensione del tempo pieno; gratuità di tutta l’istruzione, dal nido all’Università, allineamento dei finanziamenti ordinari al sistema dell’istruzione alla media europea (6% del PIL); psicologo a scuola; edilizia scolastica; un sacco di altre belle cose, ma tante! Comunque ecco qua:

Cambiare radicalmente finalità e metodologie degli strumenti INVALSI, rimettendo al centro le scuole, i loro organi collegiali, per il recupero di limiti e ritardi; occorre ribaltare l’impostazione di un PNRR che riempirebbe di soldi le scuole “meritevoli” e di inutile tutoring le scuole in maggiore difficoltà, invece di garantire organici e finanziamenti.

Superamento del precariato, nuove assunzioni, garanzie di stipendio e diritti (leggi: tempo indeterminato) agli assistenti agli alunni disabili, etc. C’è anche un buon paragrafo sull’Università per la quale si propone il rilancio degli investimenti in ricerca, l’accesso di massa all’Università, superamento della retorica del merito e dell’eccellenza:

L’investimento delle risorse non può essere guidato da una logica di premio e punizione delle sedi in base alla valutazione; al contrario, valutazione e risorse devono perseguire il riequilibrio dell’offerta didattica e delle capacità di ricerca.

16. L’Italia in salute: capitolone lunghissimo che in sostanza indica la necessità di maggiori investimenti (“aumento del fondo sanitario di 10 miliardi nei prossimi tre anni”); attenzione alla medicina di genere; 40.000 assunzioni in tre anni; ammodernamento strutturale; meno privati:

Revisione dei servizi esternalizzati, garantendo innanzitutto le condizioni di lavoro e la giusta retribuzione del personale e procedendo a un graduale ritorno alla gestione diretta, a partire dai settori strategici.

E un sacco di belle cose che proprio mi son stancato di trascrivere.

17. L’Italia della legalità: lotta alla mafia e confisca dei beni; legge contro le agromafie e i delitti ambientali (incluso “Aumentare le pene dei reati ambientali e il periodo della prescrizione”), eccetera. Modificare la legge 49/06 (Fini-Giovanardi; e bravi, sono gli unici ad averlo detto, e sottoscrivo!); rivedere le leggi in materia di immigrazione clandestina (Bossi-Fini); miglior preparazione personale carcerario; nuovo regolamento penitenziario. Insomma, grande garantismo che, personalmente, approvo incondizionatamente.

18. L’Italia del mangiare sano. Vabbé, belle cose agricole.

Il nostro commento

Se fossi comunista lo voterei. Se non fossi comunista, ma volessi votare “a sinistra” (per questioni identitarie e ideologiche, per antifascismo militante…), lo voterei. Ovviamente lo voterei se fossi un ambientalista ideologico.

Il programma dei rosso-verdi ha alcuni evidenti elementi di forza che voglio sottolineare con convinzione:

  • è discretamente comunicato; non bene come quello della destra ma enormemente meglio di quello del PD;
  • ha una coerenza che lo tiene assieme, c’è una visione (che può piacere o no), al contrario di quelli del PD e del M5S;
  • se avete a cuore i temi dell’ambiente (ovvio!) ma anche quello dei diritti, certamente qui trovate molte e articolate risposte;
  • contrariamente a più o meno tutti gli altri programmi già visti (terzo polo escluso), anche se al dunque sarebbe un programma dispendiosissimo non si promettono più stipendi a tutti, nessuno escluso (come fa il PD), anche se poi si cade nella retorica delle pensioni;
  • infine, a me personalmente è piaciuto il programma sulla legalità e le carceri; non affronta problemi fondamentali (il riordino dei codici e una riflessione organica sulla giustizia, a partire dall’eventuale separazione delle carriere) ma quel che dice lo dice bene.

Di contro, come difetti rilevanti, trovo questi:

  • sì l’ambientalismo, ma con proposte vaghe, complicate, che appaiono come orizzonti auspicabili (anche da me auspicati) ma di cui non si spiega l’iter, i tempi, i costi e, specialmente, come operare la transizione; mi spiego perché lo ritengo cruciale: supponiamo di essere d’accordo di voler superare tutto il consumo di energia fossile a favore delle fonti rinnovabili; supponiamo pure di sapere che ci vorranno 10 anni, ma siamo d’accordo e abbiamo i soldi. Ok; in questi 10 anni quali combustibili usiamo? Mentre piantiamo pale eoliche, possiamo usare il metano? il carbone? l’energia nucleare (comperata dalla Francia)? Come la mettiamo con le industrie (e i lavoratori) che producono e distribuiscono metano e carbone? Chiudono? Non fra 10 anni, ma oggi, domani, quest’altr’anno, quello dopo…
  • sì la giustizia sociale declinata in molte e complesse forme; tutti problemi rilevanti, sia chiaro, ma le soluzioni sono vetero-comuniste: lo Stato, lo Stato e ancora lo Stato, che sostiene, si sostituisce, paga, elargisce. Con quali soldi? Una bella patrimoniale, tassazione degli extraprofitti (che comunque non basterebbero) e poco più; non ci siamo. Poi via il merito, vai di comunitarismo energetico, università di massa, salute per tutti ma senza i cattivi privati. Molte delle insofferenze che vengono mostrate hanno una base reale; ma altrettanto spesso le soluzioni sono delle banali ipersemplificazioni proposte sotto l’egida ideologica di una sinistra nostalgica, che non sembra avere fatto i conti con la realtà complessa, la globalizzazione e tutte le cose brutte brutte di questo mondo, che non sono però cancellabili per decreto;
  • sul lavoro e la previdenza, in particolare, la cappa ideologistica governa il pensiero sotteso a questo programma; no licenziamenti, lavoro indeterminato per tutti, casa per tutti, più pensioni, anzi: prima in pensione! Semplicemente non si può fare; le ragioni sono fiscali, economiche, strutturali. Come non si può impedire a un’azienda di fallire, non si può controllare tutto il demanio statale tenendoselo stretto stretto… Mi dispiace, sarebbe bello, ma fuori dai soviet non è possibile.

Per una estrema sintesi conclusiva, il programma rosso-verde è esattamente quello che ci si doveva aspettare: equità, diritti, attenzione ai più deboli, istruzione e sanità per tutti, casa, lavoro, diritti… Un grande afflato democratico, progressista, egualitarista con scarse basi concrete; idee ambientaliste radicali delle quali è difficile immaginare la realizzazione e di cui viene da dubitare che Bonelli ne conosca la strada; idee economiche e fiscali da bancarotta; dispregio dei privati, del merito, delle logiche economiche a favore di collettivismo, statalismo, grandi cuori oltre le barricate. Se i soviet sono falliti, ci sarà ben stata una ragione.