Non so se avete seguito le vicende di Israele. Un paese senza Costituzione e Corte costituzionale che trovava bilanciamento al potere politico tramite quello giudiziario, con la riforma dell’ultra destra al governo capitanato da Netanyhau vede spezzarsi quella forma di controllo; ora i tribunali non potranno più giudicare l’appropriatezza – o meno – dell’operato governativo e, senza qualsivoglia altro contrappeso, è facile immaginare l’abuso, o quanto meno, giustamente, temerlo. Le proteste sono state estesissime e provenienti dalle forze e gruppi più disparati, forti pressioni dagli Stati Uniti e da molte diplomazie, ma niente: la riforma è passata coi voti della maggioranza e ora, in qualunque modo venga utilizzato il potere, in Israele c’è meno libertà. Israele, considerato per decenni l’unica luce democratica e libera in quell’area, oggi è un pochino più simile all’Arabia Saudita e all’Egitto che all’Europa e all’Occidente. Senza esagerare, per carità…
Adesso mettete in fila tutto: le destre sovraniste estesamente egemoni in Europa; la Cina di Xi più “maoista” di quanto fosse cinque, dieci o addirittura venti anni fa. Della Russia non parliamo. Erdogan rieletto in Turchia. Gli USA in fortissima involuzione democratica coi repubblicani schiacciati sul trumpismo e i democratici senza un vero leader e – si direbbe – senza idee capaci di far breccia nella testa dell’americano medio. L’India di Modi che è quello che è; il Brasile, il Sud America, o nell’insignificanza globale o in mano a populismi e mafie. Sull’Africa in preda a guerre e sfruttamenti biechi non saprei che dire, salvo che è persa per sempre…
La Storia è fatta di alti e bassi, va bene, ma direi che in questo momento siamo davvero a un punto bassissimo e – è questo che conta – non di un singolo Paese, o di un quadrante geopolitico, ma dell’intero consorzio umano. Mi pare un tale disastro che vorrei dire questo: prima di preoccuparci del problema climatico (che certamente è in cima alla lista delle questioni urgenti), dovremmo riflettere sul problema politico, geopolitico, democratico globale. In giro per il mondo, in tutto il pianeta, sono saliti al potere, o vi stanno salendo, i peggiori figuri di sempre, e dovrebbero essere costoro che risolveranno la questione del clima, pacificare le guerre, ridurre la popolazione, estendere i diritti, e così via?
Non credo.
La cultura della destra-destra (che poi questa è una semplificazione, in molti casi inadatta) è fatta di ignoranza dei problemi, di ricerca di soluzioni drastiche, di scarso interesse per i diritti, di slogan facili, di deresponsabilizzazione. Ma poiché – dove più e dove meno – questa gente è andata al potere coi voti del popolo, è chiaro che ne sono specchio e manifestazione di volontà.
È il concetto stesso di ‘libertà’ che deve essere indagato, perché la sua estensione semantica è ampia, e include una forma ristretta, di “libertà limitata”; per esempio dalle religioni, dall’opinione del gruppo, dalle autorità. E in questi limiti – pur sempre definiti ‘libertà’ – molti individui sono appagati, rassicurati. La storia degli USA in questo periodo è paradigmatica: un’impasto di autoritarismo politico, fondamentalismo religioso, ricerca di identità parcellizzata alimentatrice di conflitti. In Europa siamo diretti nella stessa direzione. Ovviamente il discorso è molto diverso altrove, dove però emergono tipologie di cause similari: il panslavismo e la diseducazione democratica in Russia, benedetta dagli apparati della Chiesa ortodossa; il forte nazionalismo han e l’antico sentimento anti occidentale in Cina, dove una distorsione del confucianesimo aiuta a tenere il popolo nell’obbedienza; il tribalismo in Africa; il fondamentalismo teocratico, nelle sue diverse (ma così simili!) manifestazioni in Medio oriente…
La libertà intesa in senso ampio ed esteso necessita di cultura, tempo, educazione. Poiché è necessariamente inclusiva (oggi ‘inclusione’ è diventata una parola scema, un concetto straniante…) deve essere tollerante e accompagnarsi all’idea fondamentale che io non sarò mai veramente libero se non vivo in un mondo di liberi. E che tale mondo, essendo fatto da gente tutta differente, include ogni idea di Dio (inclusa la sua negazione), ogni idea di famiglia e sessualità, ogni diritto e assieme ogni speculare dovere.
La libertà è un’esperienza faticosa, una continua salita dove si suda e ci si deve guadagnare ogni passo, dove la nostra tensione politica non deve mai venire meno.
I regimi illiberali che vanno estendendosi come un cancro in tutto il mondo promettono e garantiscono una libertà minore, infima, ma assai facile: la liberazione dal pensiero politico, la deresponsabilizzazione. Basta essere ubbidienti, e per il resto c’è un’amplissima libertà di scegliere il film preferito, seguire la squadra di pallone più amata, lavorare e fare soldi. Non riuscite a fare soldi? Non ve lo siete meritato, e va bene così.
La promessa della tirannia è seducente, mentre la sfida della libertà vera, della democrazia, è insidiosa.
Saranno pure alti e bassi, e forse basterà attendere che la ruota giri e torni, nel mondo, una ventata di libertà ed emancipazione… Sarà. Crediamoci pure.
Ma con questi regimi, con queste classi politiche e questo popolo che le acclama, non pensate minimamente alla crisi ambientale, alla lotta alle diseguaglianze, al dramma migratorio, ai diritti civili… Non è aria. Non è il tempo. Siamo tutti Israele, presi dalla morsa dei regimi autoritari (eletti democraticamente!) e incapaci di organizzare un pensiero alternativo efficace.
