Facciamo a capirci, visto che poi c’è sempre il lettore, semmai omosessuale, che legge e capisce solo quello che gli pare e protesta a vanvera: 1) a me il ddl Zan mi lascia freddo freddo e anzi mi sembra una mossa politica sbagliata; 2) questo testo di legge che la sinistra vuol fare approvare è un pasticcio; 3) se poi passa questa legge, una sua variante, con o senza modifiche, ve lo dico: non me ne frega più di tanto, non penso che travierà i bambini, non credo che la gente si metterà a fornicare con “cose o animali” (l’ha detto quell’aquila di Maria Rita Castellani, Garante dell’infanzia per l’Umbria in quota Lega, perché i leghisti, se devono garantire qualcosa, non badano a spese), il sole sorgerà ancora e tutto resterà come prima Madama la Marchesa, solo con un settore giuridico un po’ più incasinato nella più limpida tradizione giuridica italica; gli omosessuali saranno contenti per una vittoria simbolica, la sinistra gonfierà il petto per la straordinaria conquista sociale raggiunta grazie a loro, e dal giorno dopo, via! tutti a cercare un nuovo oggetto (sempre simbolico) di scontro ideologico.
Ecco, questo è il succo: non avendo più materie concrete sulle quali ragionare e decidere, le parti sociali e politiche italiane si trovano a compulsare i social alla ricerca di un pretesto di litigio, di un’occasione per strillare e mostrare alla propria parte che si gonfia il petto e si difendono i Sacri Valori (non sempre è chiaro quali).
Che non ci siano più materie concrete sulle quali ragionare è una triste constatazione assai più generale di quanto mi interessi, ora, discutere in questo post, e certamente lo riprenderò. Il fatto è che fra trattati internazionali, vincoli globali, alleanze strategiche e via discorrendo, le materie strutturali di natura economica e finanziaria non sono più decise dal nostro Parlamento, o lo sono in minima parte (e a me va benissimo così, non sono un sovranista che rivendica più autonomia per l’Italia, al contrario!); in materia ambientale, sui principali temi sanitari, siamo ugualmente vincolati da trattati e dalla cruda realtà (dall’inquinamento alla pandemia i margini di decisione del Parlamento sono sostanzialmente ristretti e legati a dati di fatti); siamo parzialmente vincolati anche su parecchie materie “sociali” (giustizia, lavoro…) visto che – ancora una volta – abbiamo vincoli (semmai camuffati da suggerimenti) europei che legano i contributi del PNRR a una serie di riforme serie in questi ambiti.
Il Parlamento, quindi, non mette più all’ordine del giorno se fare un’enorme opera di bonifica, se dichiarare guerra alla Prussia o se investire su una grande opera autostradale che vada da Milano a Reggio Calabria, né se riformare la scuola in senso universalista, se costruire un mirabile Sistema sanitario nazionale o altre cose che hanno visto impegnarsi i nostri politici nel secolo precedente. L’interconnessione globale dei Paesi, nell’epoca della complessità sociale (e culturale, tecnologica etc.) rende obbligatori passaggi che 50 anni fa erano invece, mutatis mutandis, il succo dell’azione politica. Poi, certamente, entro i macro-criteri vincolanti c’è modo per prendere decisioni differenti, più o meno intelligenti e più o meno efficaci, ma la direzione generale è data.
La maggiore o minore intelligenza ed efficacia, per ragioni che riguardano sempre la complessità e il suo effetto moltiplicatore sulle decisioni prese, non è cosa marginale, ma importantissima; diciamo che la modernità ci ha portati a una indispensabile enfasi sul dettaglio, sulla riflessione in merito alle conseguenze della decisione politica, e alle conseguenze delle conseguenze. Questa attenzione al dettaglio richiede preparazione, competenza, intelligenza e assoluto abbandono di retoriche ideologiche, di posizioni prese per “fede” o per appartenenza o difesa identitaria. Salvo le solite debite eccezioni, questa intelligenza e preparazione è ampiamente assente nel nostro panorama politico, e quello che avviene in queste ore sul ddl Zan lo mostra in maniera esemplare.
Emma Bonino ne parla con mestizia:
“Ma se tutto diventa uno spot, come si fa?”, chiede Emma Bonino, rannicchiata nel cortile del Senato. Attonita. “Qua il merito della questione non interessa a nessuno. Questa è la verità. La legge è stata credo otto mesi alla Camera, e forse altrettanti al Senato”, ricorda Bonino. “Qualcuno nella segreteria del Pd se n’era occupato? Non mi pare. Ora spingono fortissimamente. Mica li capisco più. Si fanno i diritti civili seguendo Fedez. E si fa l’ambientalismo seguendo Greta… Boh.
Ecco: l’inseguimento degli elementi simbolici di una pseudo-politica fatta di bandierine e slogan ha a che fare con i social media e i pessimi giornali italiani; con un’opinione pubblica che non si è mai completamente sviluppata ed emancipata in Italia e che oggi è preda di influencer che possono dire e disdire e biasimare, e sostanzialmente dettare l’agenda politica, e non importa se non sanno neppure di cosa parlano; giorni fa Fedez è intervenuto con grande enfasi sul ddl Zan, organizzando una diretta con diversi politici – Zan, Civati e Cappato – e mostrando di non conoscere l’abc del funzionamento del Parlamento, della formulazione delle leggi, di non avere neppure capito di cosa parli il ddl Zan; una figura di tolla che ha messo in imbarazzo i politici (amici) intervenuti. Eppure niente, se non avete letto qualche specifico articolo critico, il messaggio che è passato è che i Ferragnez difendono i diritti degli omosessuali contro quell’infido di Renzi, e che i buoni sono per l’approvazione della legge mentre i cattivi, reprobi, con mentalità medioevali, cattivissimi omofobi la vogliono bocciare, così, perché sono cattivi e i cattivi fanno per definizione cose cattive.
C’è un altro ambito decisionale che ancora appartiene, in parte, all’autonomia di un Parlamento nazionale (sempre e solo in parte, ma abbastanza consistente) ed è effettivamente quella dei diritti civili. Non mi sto contraddicendo. Ritengo che l’opinione pubblica sia grandemente distratta da questioni quali queste, del ddl Zan, e non si accorga quanto arretrati siano i diritti civili delle persone, dei cittadini, indipendentemente dagli orientamenti sessuali, dalle credenze religiose o altro; solo pochi cruciali esempi: l’enorme tema della sorveglianza (nel senso di Shoshanna Zuboff) e della restrizione della privacy effettiva (non delle stupidaggini dei cooky su Internet); il tema della riproduzione e quello della morte, entrambi sottratti dalla legittima volontà individuale; i diritti dell’infanzia, terribilmente minacciati dalla società globale e tecnologica; l’effettivo diritto alla laicità (che è l’opposto del diritto alla propria religione, è un concetto più vasto e inclusivo, così come il diritto alla pratica della propria religione è esclusivo e particolaristico) e, infine, il diritto all’effettiva rappresentanza, diritto quest’ultimo che è ormai una causa persa.
Ma questi sono argomenti complessi, ciascuno dei quali non si presta a una urlata, bava alla bocca, in qualche talk show, né a una diretta abborracciata di Fedez, quindi: vai con la fuffa del giorno in diretta!