Giusto perché ho letto l’intervista di Michele Ainis che si schiera decisamente contro il Ponte sullo Stretto, riprendo brevemente questo argomento che a me, francamente, pare di una noia sesquipedale, perché senza alcuna ombra di dubbio, ma proprio nessuna, allo stato presente delle cose il Ponte è una cretinata.
Ho scritto “riprendo” perché un mio precedente articolo data, nientepopodimeno, che 11 marzo 2016, a ridosso di un’uscita favorevole di Matteo Renzi. Sette anni e mezzo fa. Uno dei tanti elementi rapsodici a favore dell’opera mostruosa che dopo tante chiacchiere, con un governo di destra e un Salvini in gran forma, potrebbe – dico: “potrebbe” – vedere avviati seriamente i lavori.
Ordunque, per farvela più breve possibile: di quest’opera si ignora quasi tutto. I costi finali, gli impatti reali sul territorio, certamente si ignorano gli impatti sociali (turismo, lavoro, vita nelle città attraversate da cantieri per almeno 10 anni…). Si ignorano anche (nel senso che ce se ne infischia) le questioni logistiche di contorno, ben espresse da Ainis:
[Col Ponte] si otterrebbe una specie di astronave sospesa tra due mulattiere: non dimentichiamoci che la Sicilia è attraversata dal treno più lento d’Italia, ci vogliono 13 ore per andare da Trapani a Ragusa.
Molte voci piuttosto autorevoli parlano anche di rischi strutturali, di impatto ambientale sottostimato etc.
Per un’analisi un filo più tecnica, e l’ovvia, evidente, palmare necessità di serie e indipendenti valutazioni ex ante sui vari impatti, esiti, conseguenze del Ponte (e di qualunque grande opera strutturale), rimando al precedente mio articolo, che mi pare assolutamente attuale.
Qui accenno invece alla proposta di Ainis (che è parte attiva del comitato “Invece del Ponte”) che purtroppo scade nel demagogico appello al popolo:
La nostra Carta sancisce che “la sovranità appartiene al popolo”. Si può, dunque, decidere tutto questo senza l’approvazione dei cittadini? Sarebbe quantomeno necessario un referendum consultivo, magari estendendolo a tutti gli italiani, visto che le grandi opere hanno sempre un rilievo nazionale e che si parla di una spesa prevista di 11 miliardi. Ma si sa: la Costituzione, povera donna, è sempre ignorata dai più.
Come decine di volte espresso su questo blog, giammai!
L’idea che il popolo abbia la saggezza, le competenze, le informazioni necessarie per discutere (prima) e decidere (poi) con assennatezza su problemi strutturali (o in generale su qualunque problema…) è fuori da ogni logica, è chiaramente falsa, è storicamente documentato che è insussistente: se non basta la Brexit a dimostrarcelo, ricordiamo i referendum italiani sulle trivelle o, assai più chiarificatori, quelli sulle centrali nucleari. Materie complicate e tecnicissime sulle quali si è, regolarmente, data una risposta emotiva; che è l’unica possibile in mancanza, per il 99% dei votanti, di una base di competenza accettabile. Immaginiamolo il voto popolare pro o contro il Ponte: per il “Sì” gran parte dei leghisti fedeli al loro “Capitano”, elettori di destra in linea coi loro partiti, cittadini siculo-calabri illusi di un futuro economico migliore, ditte appaltatrici, mafie locali assortite; per il “No” la sinistra (per gli stessi motivi ideologici degli elettori di destra), gli ecologisti, i razionalisti (quattro gatti), gli anti-meridionalisti e un altro circo assortito speculare al precedente. Nessuno, o quasi, che saprebbe realmente di cosa parlare.
Insomma: la richiesta del ricorso al voto popolare è pura demagogia e non fa onore a chi la fa. D’altro lato, andare avanti ottusamente infischiandosene dei problemi sollevati da molti anni da esperti, scienziati e attori sociali qualificati, mostra l’idiozia di una classe politica egotica, arrogante, interessata al presente rapace e insensibile a qualunque prospettiva sociale, economica, intellettuale.
Occorrerebbe, come illustrato nel mio articolo del 2016, una seria valutazione ex ante; ma non una farlocca, suddita del Principe o servile di una qualunque idea preconcetta (vi ricordate quella commissionata da Toninelli contro la TAV? Trovò prontamente l’illustre accademico accomodante… Ne scrissi QUI), ma terza, indipendente, possibilmente internazionale. Garantirebbe un risultato certo? Ovviamente no, ma avvertirebbe di buona parte dei problemi reali, mostrerebbe una proiezione plausibile sugli impatti sociali, sull’uso reale del Ponte, sulle possibili alternative… Questo è razionalismo. A me personalmente non importa un fico secco se il Ponte è un’idea di destra o di sinistra, se viene promossa da Salvini anziché da Schlein. Quello che come cittadino avrei la pretesa di sapere è quale reale utilità avrà; quanto migliorerà il benessere locale; quali gli impatti; se i costi (economici e sociali e ambientali) valgono i benefici; se ci sono alternative strutturali più economiche, o di migliore impatto, rispetto al Ponte. Con informazioni di questo genere un governo razionalista deciderebbe (non il popolo; il popolo avrebbe già fatto il suo dovere alle elezioni, consentendo la formazione di un governo così illuminato).
Ma cosa lo scrivo a fare…?
