Guardate, sarò onesto. Lì per lì, dopo il pasticcio, ero furioso e ho firmato tutti gli appelli possibili pro Mattarella, scritto roba al fulmicotone su Facebook pro Mattarella, iniziati (e poi cestinati) vari post pro Mattarella e ovviamente, conseguentemente, contro gli infami decerebrati leghisti e pentastellati. Poi la furia (così poco hicrhodusiana!) mi è passata e ho iniziato a leggere commenti critici senza bollarli subito come schierati, vili, grillini. Insomma, i “giuristi democratici” – per carità, rappresentano solo loro stessi – ci vanno giù pesante e non dicono cose senza senso. Ma soprattutto mi ha colpito il famoso brano diffuso in rete da Toninelli e da lui attribuito erroneamente a Mortati (il brano in questione l’abbiamo citato anche noi ma in difesa di Mattarella, QUI). E’ accaduto che il brano circolato come breve citazione sottolineata sia stato poi postato da altri come pagina intera, con tutto ciò che segue a tale citazione e, come ha visto chi ha seguito la vicenda, la citazione completa darebbe torto a Toninelli e ragione a Mattarella. Nel frattempo miei amici molto colti e preparati, che hanno studiato giurisprudenza su questo testo (che è di Temistocle Martines) si sono espressi, e ciascuno dicendo che loro, il Martines, l’hanno studiato prendendo poi 30 e lode all’esame, si sono divisi fra chi ha dato ragione (su base giuridica) a Mattarella (ha fatto bene a rifiutare il ministro Savona, era nei suoi poteri) e chi gli ha dato torto (non aveva il potere per farlo).
Da qui l’illuminazione, che poi era latente in me che di queste cose ho parlato in lungo e in largo su HR, e che solo i nervi a fior di pelle mi hanno impedito di capire subito.
Mattarella NON ha ragione e NON ha torto, bensì
Mattarella HA SIA RAGIONE CHE TORTO,
esattamente come il povero micio di Schrödinger che finché non s’apre la scatola è sia vivo che morto.

Non sto facendo ironia, sono serissimo e vi prego di seguirmi, sarò breve e poco complicato.
La Costituzione (come tutte le leggi, gli ordinamenti, le istruzioni dell’Ikea e i bugiardini farmaceutici, la Bibbia, Rio Bo e via discorrendo) in quanto testo scritto è da interpretare. Le parole saranno anche pietre ma sono ambigue, e se non fosse così non solo non ci sarebbero i costituzionalisti a fare l’esegesi della Costituzione, ma soprattutto non avremmo costituzionalisti che dicono il contrario di altri costituzionalisti (lo si vide benissimo al referendum del 4 dicembre ’16); ma non solo: se la Bibbia fosse chiara in un modo univoco, ci sarebbe un solo cristianesimo e non molteplici, mai eresie eccetera. Se le istruzioni dell’Ikea fossero semplici, io saprei montare quelle invenzioni del demonio come certi amici sembrano fare.
Quindi: entro dei margini (questo è importante ma non posso dilungarmi: entro dei margini più chiari e meno ambigui. Per esempio Il PdR non può sciogliere le camere a suo arbitrio, ritirare la nomina di Presidente del Consiglio e altro) ciò che fa è un’interpretazione avvalorata dalla prassi. La prassi (ciò che si è sempre fatto in casi analoghi) rappresenta una sorta di interpretazione autentica ma, anche qui, attenzione; prima di essere instaurata una certa prassi come si faceva? Quindi (entro certi margini) il PdR può variare leggermente la prassi, cosa che succede spesso, ci sono molti esempi. Inoltre: in questo procedere il ruolo del PdR cambia, evolve; questo è ben testimoniato nei testi giuridico-costituzionali e ne abbiamo parlato a lungo QUI.
Sono prossimo alla conclusione di questa prima riflessione ma devo fare ancora due piccoli incisi: il primo, abbastanza inutile, è che il PdR è comunque una persona che può sbagliare, anche se animato da ogni buona intenzione (grave, certo, ma così è); il secondo riguarda gli effetti delle decisioni di Mattarella: con lo spread a 200, le borse giù eccetera, com’è noto il PdR ha temuto che incaricare Savona trascinasse i mercati al peggio (non è stata questa la sola motivazione) e l’ha rifiutato; la conseguenza è stato lo spread sopra i 300 e le borse ancora più giù. Naturalmente i detrattori hanno gridato allo scandalo ma erroneamente; come tutte le vidende umane, anche questa non è controfattuale e non possiamo sapere cosa sarebbe successo SE… Di fronte a un problema il PdR ha ritenuto che questa fosse la decisione giusta, difficile ora fare le pulci e affermare con sicurezza che le cose sarebbero potute andare diversamente.
Conclusione di questa prima parte. Assunti come ragionevoli i punti precedenti, la discussione sulle ragioni e i torti del PdR sono ovvie e ragionevoli solo, e nella misura in cui, sono pacati confronti tecnici. Se diventano – come è accaduto – manifestazioni violente, contrapposizioni feroci, addirittura richieste di messa in stato di accusa, ecco allora che accade una cosa nuova e drammatica, già anticipata nel recente post di Adele Bianco: viene meno – non per caso – la necessaria legittimazione delle istituzioni in quanto tali; si distrugge – volutamente – la cornice della convivenza politica e quindi civile. Il Presidente della Repubblica può essere oggetto di limitata critica (ricordiamo l’irresponsabilità del Presidente – art. 90 della Costituzione) ma MAI oggetto di attacco, minacce, conflitto di parte; come la Magistratura nel suo complesso. Questi poteri di garanzia (che ovviamente possono sbagliare) non possono essere minati alle basi, perché senza di essi crolla il sistema delle regole che presidiano la nostra convivenza.
Allora la novità di questi ultimi anni, in particolare mesi, si potrebbe dire settimane, è questa: un lungo attacco alle istituzioni (iniziato col Parlamento da aprire come scatoletta di tonno) e diventato, da parola, un fatto.
Migliaia, centinaia di migliaia di decebrati hanno scritto delle cose orribili sui social, cose da pelle d’oca. L’odio sui social è noto, ma qui oltre all’odio c’è la totale scotomizzazione dell’oggetto, della posta in palio, di una qualunque relazione fra azione e reazione. A questo punto di insensatezza siamo arrivati con anni di feroci campagne comunicative orchestrate dai “vincitori” delle elezioni, che stanno in questo periodo raccogliendo i frutti della vittoria nel mentre tagliano il ramo democratico sul quale noi tutti siamo seduti.
Perché è esattamente questo il secondo punto: questa si chiama eversione, come da tempo indichiamo qui su HR. Il problema si sta mostrando nella sua realtà: il reddito di cittadinanza, gli immigrati da espellere, sono solo specchietti per le allodole; anche l’uscita dall’Euro – che pure si incastra già meglio nel disegno eversivo; il piano vero, programmato, perseguito, è la distruzione dei caposaldi della democrazia repubblicana parlamentare, e la sua sostituzione con una pseudodemocrazia populista autoritaria.
Quello che gli eversori non sanno e che saranno travolti dal loro stesso disegno (Weimar insegna), ma anche qualora ciò accadesse, sarebbe troppo tardi per tutti noi.