Micropolitica mandrakista

Primo elemento da considerare. Ma la politica italiana serve a qualche cosa? Certamente sì, ma non più come una volta. Trattati internazionali (a partire dai fondamentali trattati europei) e globalizzazione ci rendono parte di un sistema caotico i cui elementi sono in continua interazione e interdipendenza. Non possiamo decidere liberamente delle nostre finanze, non possiamo produrre e commerciare quello che ci pare, non possiamo decidere di approvare legislazioni estreme in tema di libertà, pene e diritti, non possiamo chiudere o aprire le frontiere a piacimento, non possiamo stabilire in autonomia una grande varietà di cose, un impedimento che – sia chiaro – fa fronte ad altrettanti vantaggi non visti dai sovranisti che vorrebbero fare debito libero, autarchia economica e dazi doganali. Fra le questioni che restano in discreta parte in mano nostra sono indubbiamente le riforme, la lotta all’evasione, la realizzazione di politiche industriali e del lavoro efficaci, una scuola decente e una sanità d’eccellenza. Poiché fatichiamo a tenere la barra dritta negli spazi autonomi che abbiamo come Paese, onestamente non vedo perché chiedere spazi di (presunta) “libertà” in altri ancora e complicati. A questo punto lo sforzo dovrebbe andare verso una maggiore capacità di intervento (per esempio in politica estera) di un’Europa che ha parte della nostra (e altrui) sovranità stentando a divenire interlocutore di peso nel mondo.

Secondo elemento da considerare. La democrazia 2.0 non funziona, e ne abbiamo scritto moltissimo qui su HR. Uno dei più devastanti effetti perversi della globalizzazione digitale e dei social media è la perdita verticale delle agenzie di socializzazione sociale e politica, sostituite da legami deboli e virtuali, dall’informazione spot, incapacità critica, umoralità scostante, notizie plausibili ma false assieme a notizie palesemente false ma credute in quanto plausibili. Questa situazione mina in maniera irreparabile la capacità critica di massa e la possibilità di affidare “al popolo” il destino elettorale della nazione.

Terzo elemento da considerare. Dopo il sedicente filosofo Fusaro che ha fondato un partitello con idee di destra e valori di sinistra, ecco che Rizzo (Partito comunista [??]) dice che si sente vicino a Salvini, con la differenza che lui, il Rizzo, ha studiato Lenin e sticazzi. Avevamo già visto qualche anno fa il curioso fenomeno della crasi marxista-fascista nella rivista L’intellettuale dissidente e nel gruppo che lo anima (QUI). Una crasi, o forse una confusione ma non ne sono sicuro, che ha avuto precedenti storici rilevanti, per esempio Bombacci in Italia, ma la questione sarebbe da trattare con completezza e profondità perché lo stesso Mussolini era socialista, perché esiste un cosiddetto “fascismo di sinistra”, perché la destra post fascista ha posizioni molto simili a quelle di sinistra e, infine, perché adesso c’è una sorta di onda sovranista a sinistra che porta importanti esponenti di quell’area verso posizioni indistinguibili da quelle di CasaPound (si veda per tutti Fassina, ne ho parlato QUI).

La politica come conosciuta nel Novecento, fucina di idee, scontro di valori e argomentazioni, è morta e sepolta. Negarlo vuol dire illudersi. Se guardate col necessario distacco le vicende politiche italiani degli ultimi mesi non trovare ragioni “politiche” al bordello passato. Vedete umoralità, tatticismo, personalismo, approssimazioni e fanfaronate, ma non trovate un grammo di politica. Se credete esaminate il disastro politico in UK e la vicenda della Brexit, la stagione trumpiana in USA, l’impossibile governo spagnolo… Quindi non si tratta di lamentarsi dell’italianità, si tratta di un fenomeno occidentale, nuovo, che emerge assieme alle vicende geopolitiche e tecnologiche dell’ultimo trentennio. Certo, andremo ancora a votare, specie per i livelli locali; ma con aspettative diversissime da quelle che potevamo nutrire qualche decennio fa. O forse potremo smettere, chissà?

Per chi non si vuole arrendere resta la micropolitica: fare incredibilmente il proprio dovere in un mondo di furbi; parcheggiare dove si deve rispettando le aree per i disabili; regalare sorrisi e atti gratuiti di gentilezza a sconosciuti; pagare le tasse; lavorare con rigore e impegno; sostenere i diritti civili individuali; non farsi imbambolare dalle stramaledette micro-ideologie contemporanee, oggetti di manipolazione e omologazione di massa (#MeToo, Carola, Greta, il barcone da salvare, il neo-perbenismo piccolo borghese incluso il politicamente corretto, il buonismo di maniera e il cattivismo sguaiato e tutto il resto); evitare di diffondere notizie false o notizie vere ma fuorvianti e inutili; spegnere la televisione; essere modello per i giovani; chiedere scusa; non tollerare gli imbecilli (questo è fondamentale); non avere paura del proprio pensiero purché si sia disposti ad argomentarlo. Non è più questione di partiti o di elezioni, ma di lasciare un segno, un graffio nelle coscienze, di esporsi, di metterci la faccia non per fare uno stupido selfie ma per dire qualcosa di scandaloso che scuota l’ottundimento del vostro interlocutore, perso nel labirinto della Ferragni, Vespa, Master Chef, i congiuntivi di Di Maio, la retorica di Renzi, le parole d’ordine di quel giorno, che quelle del giorno prima sono già superate e dimenticate.

E superare le etichette. Bisogna superare le etichette che ci inchiodano a definizioni approssimative ed entro identità che non ci appartengono. Questa cosa che bisogna sempre chiedersi se si è di destra o di sinistra, per esempio, mi è diventata insopportabile, compresa la litania che vorrebbe certamente di destra chi dice che destra e sinistra sono superate. Non lo sono, ma sono da intendere in modo affatto diverso da quello del Novecento, come abbiamo scritto più volte (per esempio QUI). Per uscire dall’equivoco ho provato molte strade, ma oggi ho deciso per il Mandrakismo, che è forma purissima di politica pop, significativa e insignificante, colta ma profondamente popolare. E scandalosa, certo, irregolare, irregimentabile, personalissima e caotica come si conviene in quest’epoca. Siate mandrakisti, rubate mele e non omologatevi!