Fascisti di sinistra? Un caso di studio sul melting pot concettuale

vero significato

– vorrebbe dirmi, per favore, che strada bisognerebbe prendessi da qui?

– Ciò dipende, e non poco, da dove vuoi arrivare, – disse il Gatto.

– Non m’interessa molto dove… – disse Alice.

– Allora non importa quale strada intraprendere, – disse il Gatto.

– … purché arrivi in qualche posto, – aggiunse Alice a mo’ di spiegazione.

– Oh, in quanto a questo, stai sicura – disse il Gatto, – basta che tu faccia abbastanza strada.

(Lewis Carrol, Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie)

Vi propongo una piccola analisi che porterà elementi di riflessione ad alcuni vecchi post sul linguaggio già pubblicati qui su Hic Rhodus (li cito in fondo). Ho scoperto casualmente un gruppetto politico-culturale di cui all’inizio ho stentato a capire se fossero di sinistra oppure di destra; all’inizio mi sembrava che avessero semplicemente le idee confuse; poi ho pensato che agissero con cinica consapevolezza per ingannare potenziali lettori; infine ho capito una cosa più straordinaria: poiché con le parole si può dire tutto, e le parole costruiscono il mondo (come ho spiegato nei miei precedenti articoli), possono formarsi delle sacche ideologiche, delle faglie concettuali, delle sbavature semantiche in cui parole appartenenti a province di significato differenti appaiono invece coerenti fra loro nel formare un nuovo testo, inimmaginato dagli autori originali citati e inimmaginabile a noi lettori che li troviamo incistati in contesti estranei. Senza perdere altro tempo vi propongo il mio caso di studio che poi discuterò.

All’inizio si capisce poco di cosa sia l’associazione ControCultura, il Circolo Proudhon e il suo periodico on line L’Intellettuale dissidente ma alla fine, con un po’ di pazienza, si capisce questo: sono molto bravi nel mescolare i linguaggi e farti credere di essere alternativi di sinistra mentre invece sono decisamente radicati nella cultura di destra (o viceversa?). Per i primi due minuti mi hanno ingannato, con quei riferimenti a Proudhon (famoso per il motto “la proprietà è un furto”) che per chi viene da una certa sinistra, e ha studiato un po’, evoca socialismo rivoluzionario, anarchia, la rivoluzione del 1848 e la querelle con Marx. Se poi andate sul sito web del Circolo vedete che è sostanzialmente un centro culturale che diffonde libretti quale il Libro verde di Gheddafi (credo che il senso vi apparirà chiaro fra poco), New York Confidential (contro il pensiero unico modernista e per un’America “nata nelle praterie e formatasi sulla dissidenza”), Franciavanguardia (sulla “rivoluzione culturale” lepenista, e a questo punto i dubbi si fanno strada…).

Ma L’Intellettuale dissidente è un piccolo capolavoro: si celebra Saramago, si definisce Alba Dorata “estremista” e quello ungherese “regime autoritario” e assieme si protesta per la sottomissione a Israele del PD, in merito al riconoscimento dello Stato Palestinese, definendo Israele una centrale di politica “dell’apartheid, repressiva, aggressiva, obbiettivamente fascista” e inneggiando ad Hamas. Poi si fanno continui richiami all’identità italica (per esempio qui), sono contrarissimi all’educazione “di genere” e solidali con le sentinelle in piedi.

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Andiamo a vedere chi ci scrive: il direttore Sebastiano Caputo è un redattore del Quotidiano Nazionale Rinascita, sottotitolo: “Quotidiano di sinistra nazionale”. E cosa diavolo è la “sinistra nazionale”? Non senza fatiche ho trovato questa spiegazione:

Quest’area politica ha come scopo la lotta al “Nuovo Ordine Mondiale”, l’Europa unita “da Lisbona a Vladivostok”, la socializzazione dell’economia e dello Stato, regolati dal corporativismo e dalla meritocrazia ed inseriti in un’ottica di fiscalità monetaria e credito sociale. In molte cose si differenzia dallo stereotipo classico del “fascismo”, a differenza del quale la Sinistra Nazionale è:

  • Comunitarista
  • Anticlericale
  • Socialista
  • Nazionalista
  • Anticapitalista

Opposta a qualunque forma di “Stato di polizia”

E’ antisionista, ma non su basi razziali bensì sociologiche e socioeconomiche. Sinistra Nazionale rivendica come propria la matrice socialista e democratica del Fascismo e ne sconfessa quella dittatoriale reazionaria e conservatrice, a cui fanno riferimento i partiti tipicamente di destra. Alcuni elementi della Sinistra Nazionale ma non tutti ambiscono ad un’unità di azione con l’ estrema sinistra comunista (fonte).

Insomma, gira e rigira si riesce a scoprire che sono un gruppetto di estrema destra, così estrema che stanno facendo il giro – si potrebbe dire scherzando – e arrivando all’estrema sinistra con la quale loro stessi dichiarano di avere molti punti in comune. Il mescolamento dei linguaggi è notevole: si citano Nietzsche e Malcolm X, Gramsci e Mussolini, trovando in Nicolò Bombacci (prima fondatore del Partito Comunista d’Italia poi sostenitore della Repubblica Sociale) quella sintesi di comunitarismo socialista richiamato anche nella citazione precedente. E a questo punto capisco anche il richiamo a Proudhon, sessista (quindi coerente con le idee omofobe del gruppo), antisemita (quindi coerente con posizioni filo-arabe e anti-israeliane), socialista sui generis feroce nemico della proprietà (quindi coerente col comunitarismo) e anarcoide (che mi pare si sposi bene con un coacervo ideologico che ingurgita linee guida di destra e di sinistra purché anti-sistema).

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È stato interessante fare questa breve disamina perché ci conduce verso livelli più generali e interessanti che prescindono da questo gruppetto politico: la confusione concettuale tratteggiata da riferimenti precisi e da parole, parole, parole, in brevi articoli molti dei quali appaiono ragionevoli, mai presentati con toni accesi, portano oggi all’indefinizione dell’oggetto. Tutto può essere altro e la Repubblica Sociale è “buona” come Malcolm X o come qualunque cosa che – per alcuni elementi, non nella sua interezza – può essere piegata a un’ipotesi alternativa, ribellista, anti-sistema. È facile prendere quella frase di Gramsci, quell’esperienza di Mussolini, quella dichiarazione di Gheddafi e accostarle in un ordinato puzzle dove pare si incastrino perfettamente. Sembrano tutti indicare lo stesso orizzonte, condividere tutti gli stessi valori. Decontestualizzati dai testi, dall’epoca e dagli obiettivi, tutti possono essere “piegati” a una logica a tesi, dove la ragione pare con evidenza essere la loro. Non credo che questa operazione di decontestualizzazione sia un’operazione cinica e fino in fondo consapevole. Più probabilmente si tratta di una frammentazione culturale inconsapevole, una cultura fatta di pezzi assimilati con scarsa consapevolezza critica e alla luce di un’ideologia della quale – nelle diverse letture e proposte – si cerca semplicemente una conferma.

Ancora più in generale io ne traggo una lezione inquietante: nella società complessa non viviamo solo una molteplicità di relazioni e ruoli, ma anche in una molteplicità di province di significato, ovvero di differenti connotazioni di senso alle nostre esperienze, una volta separate e incompatibili (le esperienze e specialmente le differenti connotazioni loro attribuibili) e oggi compenetrate, permeabili, interconnesse. Non c’è più un senso delle cose e una conseguente possibilità di classificarle come elementi di un’esperienza lineare. Ci sono molteplici possibili sensi (connotazioni), ciascuno rinviante a modelli un tempo irriducibili e ora permutabili. Ma questa operazione (di estremo relativismo, di espunzione di parti di senso, di permutazione dei fundamenta divisionis) non è innocuo; non è una liberazione e un avanzamento del pensiero. A contrario è confusione, impossibilità di una reale comprensione della realtà, capogiro lessicale. È la superficiale cultura dell’epoca che stiamo vivendo che rende possibile questo capogiro, rendendo semanticamente “vero” ciò che è concettualmente falso; ordinato e coerente ciò che è privo di logica. Attenzione: non certo per opera dei ragazzi dell’Intellettuale dissidente, questa possibilità di confusione rivela la potenza straordinaria del linguaggio e la pericolosità con la quale può essere usato contro tutti noi.

Su Hic Rhodus:

(In copertina: Il vero significato; iscrizione nel “Giardino del maestro delle reti” di Suzhou, Cina. Foto di Bezzicante)