Ok, ma noi per chi votiamo?

Se ci avete seguiti nelle ultimi settimane, avrete letto gli articoli in cui abbiamo commentato i programmi del Centrodestra, del M5S, dell’alleanza Verdi-Sinistra Italiana, del PD, del Terzo Polo di Calenda e Renzi. Abbiamo anche proposto una prima sintesi del posizionamento dei partiti rispetto a un metro di valutazione razionalista, che è quello che da sempre adottiamo.

Ma non vogliamo stavolta eludere la domanda diretta: per chi voterà Hic Rhodus?
Premesso che ovviamente Claudio Bezzi e Filippo Ottonieri non hanno stretto alcun patto per votare allo stesso modo, abbiamo constatato che concordiamo pienamente e che entrambi sceglieremo nell’urna il simbolo del Terzo Polo.

Non pensiamo con questo di poter contare su magiche soluzioni per i problemi italiani. Siamo perfettamente consapevoli dei limiti che quella coalizione dimostra (nella capacità di attirare consensi, nella facilità a collaborare con altre forze politiche, nella personalità dei suoi leader), ma riteniamo che quando si giudica un soggetto politico che si candida a governare occorra innanzitutto prendere in esame tre cose:

  1. Ciò che dice di voler fare, non in termini astratti ma progettuali, partendo dai fatti reali e non dal wishful thinking.
  2. Ciò che ha dimostrato di voler fare, nei comportamenti politici e non nelle dichiarazioni a chiacchiere.
  3. Ciò che dimostra, o ha dimostrato, di saper fare, in termini di analisi dei problemi, competenze, azione di governo o amministrativa già svolta.

Sotto questi punti di vista, a noi sembra che la forza politica che di gran lunga dimostri la maggiore coerenza e credibilità nel porsi obiettivi raggiungibili e, per noi, desiderabili (quindi non di destra o di sinistra: noi siamo convinti che l’Italia abbia bisogno di molte importanti iniziative, alcune che potrebbero essere etichettate come “di destra” e altre che potrebbero essere etichettate come “di sinistra”) sia il Terzo Polo, e speriamo che Calenda e Renzi possano essere posti di fronte al difficile compito di dimostrarlo con i fatti. Di certo, anche nella migliore delle ipotesi, non potranno farlo da soli, ma il loro risultato sarà anche una misura dello spazio che una proposta pragmatica, non ideologica e “liberale” in senso lato può sperare di avere nel nostro Paese.

Naturalmente, non ci nascondiamo che le probabilità di evitare un governo della destra, egemonizzato da Fratelli d’Italia, appaiono oggi molto scarse. Nonostante questo, o forse proprio per questo, pensiamo che rifugiarsi nel voto “antifascista” non abbia molto senso, e finisca anzi per far dimenticare che i motivi per non volere la destra al governo non sono ideologici, ma concretamente pratici. Contrapporre a una destra cialtrona, populista e impreparata un’accozzaglia di soggetti che non sono d’accordo su nulla non migliora le prospettive di vita degli italiani; noi speriamo che a urne chiuse in Parlamento ottenga la maggiore rappresentanza possibile un approccio diverso, basato su progetti chiari e realistici e non semplicemente sull’ulteriore espansione di un debito pubblico dalle dimensioni già terrificanti.