La legge di stabilità del Governo Renzi: un bicchiere mezzo pieno

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In questi giorni è molto viva la discussione su quella che è la prima Legge di Stabilità del Governo Renzi. Mentre sono appena state rese note le osservazioni della Commissione Europea, è forse più interessante cercare di analizzarne le priorità e i contenuti, che hanno dato vita a giudizi estremamente variegati.

Tenendo presente che è probabile che ci siano variazioni in corso d’opera anche significative, proviamo quindi a proporre una nostra valutazione, dato che i temi che la legge affronta sono tra quelli che Hic Rhodus segue con attenzione.

Cominciamo osservando appunto che la Legge di Stabilità è un …bersaglio mobile, visto che fino a oggi si sono rincorse novità e smentite, e ulteriori modifiche potranno essere determinate dal “dialogo” con la Commissione Europea. In ogni caso, dopo il passaggio alla Ragioneria Generale dello Stato che ha, come si dice, apposto il suo “bollino” al testo, è possibile commentarne almeno i contenuti principali.

In realtà, a parte “dettagli” come la data di pagamento delle pensioni o la composizione delle commissioni per gli esami di maturità, la Legge è stata giudicata in modo opposto da diversi osservatori, fin dalla sua impostazione fondamentale: si tratta di una legge che nel suo complesso è espansiva o recessiva? In un certo senso, è singolare che su un punto simile ci sia una tale difformità di giudizio: siamo abituati a valutazioni discordanti sull’efficacia dei provvedimenti, un po’ meno sulla loro direzione di principio; quando è stato annunciato il famoso bonus da 80 Euro, si è discusso della sua efficacia, ma la sua logica era chiara: si trattava di uno stimolo alla domanda interna. Oggi, invece, è possibile leggere analisi che dicono che la manovra finanziaria è “decisamente espansiva” e altre che affermano che essa ha un impianto recessivo. Come la mettiamo? Secondo me, il problema è che se si guarda qualcuno che cammina lungo la cornice di una montagna, dire se va veloce o piano dipende da cosa si considera possibile.

Per uscire dalla metafora, la prima considerazione che vorrei fare è che questa non è una Finanziaria da “tiriamo a campare”. Renzi avrebbe potuto inserirsi nel solco dei precedenti governi, firmando una Legge prudente, che desse un colpo al cerchio e uno alla botte lasciando l’equilibrio tra tasse e spese più o meno come previsto, puntando cioè a far scendere di qualche punto il rapporto deficit/PIL. Con tutta probabilità, questo obiettivo non sarebbe stato raggiunto, ma come sempre si sarebbe potuto trovare qualche colpevole esterno da accusare, guerre, crisi internazionali o opposizioni interne irragionevoli.

Invece, Renzi è andato, come si dice nel poker, “all in”. Ha scelto un’impostazione ben precisa per la Legge di stabilità, e ha puntato tutta la posta su quella: gli incentivi alle aziende. A parte la conferma del famoso bonus di 80 Euro (che difficilmente può considerarsi una norma nuova), i principali interventi di sgravio fiscale sono infatti a favore delle imprese, sotto forma di taglio dell’IRAP, di crediti d’imposta per attività di ricerca e sviluppo, e di sgravi contributivi per i neoassunti. Queste misure sono progettate (anche) per premiare le assunzioni di dipendenti a tempo indeterminato.

Se a questo aggiungiamo lo stanziamento di 6,4 miliardi per lo sviluppo di infrastrutture (prevalentemente tratti di Alta Velocità) e la conferma dei bonus per le ristrutturazioni edilizie, abbiamo un quadro dal quale emerge appunto che a beneficiare della manovra finanziaria è sostanzialmente l’impresa, e non a caso il giudizio di Confindustria è positivo, a differenza di quello di molti sindacalisti.

Ma da dove viene la copertura per gli sgravi fiscali e contributivi? Davvero questa Legge di Stabilità segna “la più grande riduzione di tasse della storia repubblicana”? Ecco, su questo bisogna essere più cauti: la matematica non è infatti un’opinione; minori entrate (o maggiori uscite) possono essere compensate solo da:

  1. un aumento del deficit;
  2. un taglio di altre spese;
  3. un aumento di altre tasse.

Come si può vedere esaminando la manovra, in realtà Renzi sta usando tutte e tre queste leve.

L’aumento del deficit previsto al 2,9%, va detto, è relativo al deficit tendenziale, ossia alla previsione di un rapporto deficit/PIL del 2,2% previsto in base agli obiettivi del fiscal compact. Questa scelta, che fa mugugnare la Commissione Europea, significa che una cifra pari allo 0,7% del PIL dovrebbe andare a finanziare le minori entrate fiscali; è bene comunque ricordare che il 2,2% era una cifra “virtuale”, e che nel 2014 il rapporto deficit/PIL dovrebbe essere del 3%. In ogni caso, considerati i nostri obblighi di bilancio, a mio avviso sarebbe impensabile un deficit (ancora) più elevato.

Il taglio di alcune spese è il metodo di copertura che è stato più vivacemente discusso. Una parte è a carico della Pubblica Amministrazione centrale (riportiamo qui sotto un’infografica del Sole 24 Ore):

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Fonte: il Sole 24 Ore

A questi tagli vanno aggiunti i famosi 4 miliardi di minori trasferimenti alle Regioni e 1,2 miliardi in meno ai Comuni. Questa è la misura che ha scatenato la ribellione dei Governatori delle Regioni, che affermano che i tagli sono “insostenibili”. La minaccia ovviamente è di tagliare servizi essenziali per i cittadini (in particolare quelli sanitari), alzare le tasse locali, o entrambe le cose; Renzi ha invitato le Regioni a trovare i soldi riducendo gli sprechi.

Ebbene, come abbiamo visto in un recente post su Hic Rhodus, su questo Renzi ha ragione da vendere: gli sprechi nella spesa regionale, e in particolare nella Sanità, sono enormi, anche se con grandi differenze tra Regioni diverse. Per farsi un’idea della dimensione del fenomeno, è utile leggere un libro bianco recentemente pubblicato dall’ISPE, secondo il quale gli sprechi e la corruzione nel settore sanitario costerebbero agli italiani 23,6 miliardi di Euro l’anno. Dato che sprechi e corruzione coinvolgono ampiamente la politica locale, chi dice che certi tagli sarebbero “insostenibili” farebbe forse bene a indagare un po’ meglio in casa propria. Risparmi rilevanti si potrebbero ottenere già solo con procedure di acquisto centralizzate.

Piuttosto, il grave difetto di questo tutto sommato modesto taglio di 4 miliardi sta nell’essere lineare, ossia nel colpire ugualmente tutte le Regioni, incluse quelle virtuose, anziché obbligare le meno efficienti ad adeguarsi alle best practice nazionali secondo quel metodo basato su prestazioni e costi standard che, come abbiamo visto, proprio nella Sanità è applicato in modo decisamente perverso e tale da vanificarne lo spirito.

Infine, un contributo non insignificante alla copertura degli sgravi fiscali e contributivi è dato da …maggiori tasse. Nella Legge di Stabilità si nascondono (ma neanche tanto) diverse tasse nuove o accresciute; tra queste, particolarmente deleteria è la penalizzazione dei Fondi Pensione, che, insieme alla poco comprensibile operazione del TFR in busta paga (io non consiglierei a nessuno di optare per questa “opportunità”), rischia di disincentivare pesantemente la previdenza integrativa.Half full or half empty?

In sintesi, quale giudizio si può dare di questa Legge di Stabilità?

La mia personale valutazione è che il bicchiere sia mezzo pieno, soprattutto perché la bottiglia non offre di più. Chi considera recessiva questa manovra auspicherebbe un innalzamento del deficit che è fuori dagli scenari percorribili (se anche fosse desiderabile); se non altro, le misure prese sono coraggiose, non disperdono a pioggia le poche risorse disponibili, e rispecchiano una logica plausibile (quella di puntare sulle imprese per rilanciare l’economia). Certamente, non si tratta di una Finanziaria “di sinistra”, visti i principali destinatari degli sforzi del Governo; speriamo piuttosto che sia una Finanziaria che funzioni almeno commisuratamente alle risorse disponibili.

Il peccato originale di questo Governo, come abbiamo sostenuto fino alla nausea, è semmai non aver provveduto ad applicare misure “vere” di spending review, tagliando spesa improduttiva secondo le proposte del commissario Cottarelli; non avendolo fatto, oggi diventa inevitabile ricorrere a tagli lineari e a nuove tasse. Questo vale anche per il futuro: meno tagli mirati si faranno, più ci troveremo di fronte alla iattura di tagli lineari e aggravi di tasse, a cominciare dall’IVA, con effetti, quelli sì, recessivi. Su questo terreno, purtroppo, il coraggio del Governo Renzi si è finora visto poco.

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