Mi sono messo a osservare con più attenzione la dichiarazione sintetica dell’affiliazione (di chi si è parte) o dell’identità (come ci si auto-definisce) dei blogger del Fatto quotidiano. E le mini biografie dei medesimi autori. E le cose scritte, ovvio, le cose scritte in quanto “ciò che si è dichiarato di essere”, perché ci dovrà essere un nesso, una coerenza, no? Poi, naturalmente, anche il mio idraulico parla di politica, ne ha diritto in quanto cittadino, ma non tiene un blog e, soprattutto, non su un quotidiano nazionale. Inizio segnalando come questa curiosità mi è venuta per caso, dopo avere fatto una lontana critica a Fusaro e più recentemente a Cavicchi e a D’Auria, autori prolifici della galleria di blog del Fatto. Già nell’ultimo dei tre testi – quello su D’Auria – facevo una sintesi in cui mostravo la fufferia di questi autori, la loro inconsistenza teorica e la loro frequente millanteria di titoli e competenze.
Oggi riprendo il tema perché nella mia consueta rassegna stampa mattutina mi imbatto in un’altra carrellata di aria fritta scritta da autori che a volte millantano ciò che non sono e ciò che non sanno, e la cosa mi fa ulteriormente riflettere su quella che possiamo chiamare costruzione sociale dell’incompetenza. Sapete, quella cosa dell’uno vale uno, quel flusso culturale contemporaneo per il quale tutto è parere, il tuo come il mio, per il quale le competenze sono interpretate – da chi competenze non ha – come mere opinioni (ne parlai QUI), e quindi, come l’apostrofe dell’epica Castelli a Padoan, Questo lo dice lei!
Poiché siamo arrivati a questo disastro sociale e culturale per gradi, sull’onda di una retorica populista a più voci, è bene imparare a riconoscere chi ha contribuito e contribuisce al mantenimento dell’ignoranza come valore, dell’incompetenza come affermazione di sé, della millanteria come approssimazione lecita. E il Fatto, in questo, è decisamente un ottimo laboratorio.
Oggi (20 aprile 2019) nei blog del quotidiano leggiamo (farò solo alcuni esempi se no vi sfinisco):
Bruno Ballardini, Esperto di comunicazione strategica, saggista.
Sono nato a Venezia nel 1954. Mi sono laureato in Filosofia del Linguaggio con Tullio de Mauro e ho studiato composizione e musica elettronica con Franco Evangelisti. Come pubblicitario ho militato nelle più grande agenzie, ora mi occupo di comunicazione strategica e scrivo libri. Quelli a cui sono più affezionato sono due: uno del 1994 in cui ho dichiarato per primo la morte della pubblicità, uscito di nuovo recentemente in edizione aggiornata. E un altro del 2000 in cui ho dimostrato che è stata la Chiesa a inventare il marketing, libro tradotto in 11 paesi. Nel 2011 esce Gesù e i saldi di fine stagione (Piemme) ed è la risposta a una sfida che mi è stata lanciata da un cardinale. Spero di avergli risposto a tono. Nel 2014 pubblico Leader come Francesco (Piemme). Il mio ultimo libro è del 2015 e s’intitola ISIS® Il marketing dell’Apocalisse (Baldini & Castoldi).
Intanto: avere “militato” in agenzie pubblicitarie, avere “dichiarato per primo la morte della pubblicità” [narciso non è mai morto] e “avere dimostrato [sic] che la chiesa ha inventato il marketing, bastano e avanzano per avere più di un sospetto sul mare di fuffa. E poi: “saggista”… è un pubblicitario e scrive libri di marketing coi titoli furbi…
Tiziana Ciavardini, Giornalista e antropologa.
Sono una antropologa culturale e giornalista Italiana. Ho studiato presso l’Università La Sapienza di Roma e per anni mi sono dedicata allo studio delle religioni. Sono stata ricercatrice ed ho insegnato presso il Dipartimento di Antropologia nella Facoltà di Scienze Sociali dell’Università Cinese di Hong Kong e sono tuttora Phd Candidate. Ho svolto una ricerca inedita presso i tagliatori di teste del Borneo in una zona del West Kalimantan. Sono autrice di numerose pubblicazioni accademiche, saggi e articoli di attualità. Ho vissuto più di 24 anni fuori dall’Italia, in Medio Oriente, in Estremo Oriente e nel Sud Est Asiatico. Gli ultimi 12 anni li ho trascorsi nella Repubblica Islamica dell’Iran, paese dove mi reco frequentemente, che amo da sempre e del quale spesso denuncio i gravi problemi. Conosco l’Islam Sunnita e l’Iran Sciita. Da quando Hassan Rohani ha assunto l’incarico di Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, ho iniziato a seguire gli eventi ed i programmi della sua nuova amministrazione. Molti miei articoli sono stati tradotti e pubblicati sui maggiori quotidiani iraniani e spesso l’Iran mi concede la rara possibilità come giornalista straniera di scrivere per loro testate appartenenti sia all’ala ultraconservatrice che quella riformista. Ho intervistato le massime autorità iraniane e ho commentato più volte in Iran le lettere contro l’Islamofobia della Guida Suprema Iraniana Ayatollah Khamenei
Ora, per carità, costei ha tutti i titoli per parlare di ciò che parla, ma perché spacciarsi per antropologa? È una brava giornalista, ha studiato antropologia (assieme, presumo, ad altre cose) e scrive reportage sull’Iran. Purtroppo l’antropologia, come molte altre scienze sociali, è un passepartout che non impone una corretta certificazione (come per i notai, per intenderci); studi una cultura straniera? Ma sì, sei un’antropologa, come Amalia Signorelli, che da poco ci ha lasciati, e che scriveva pure sul Fatto. Allora leggiamo il post della Ciavardini di oggi e ci cascano le braccia: la qualunque sulla pugile iraniana alla quale la Ciavardini consiglia di non tornare in patria. Ah, beh…
Eugenia Romanelli, Scrittrice, giornalista e docente.
Dopo aver diretto la versione italiana della rivista internazionale Time Out, fondato e diretto l’e-zine Bazarweb.info coedita da Rai Eri e La Stampa, fondato e diretto il primo inserto culturale de Il Fatto Quotidiano “SmarTime”, creato il canale Ansa Viaggi, attualmente scrive per Vanity Fair e L’Espresso ed è autore Treccani. Tra le docenze, ha insegnato scrittura creativa a La Sapienza e all’Accademia d’Arte Dramatica Silvio D’Amico; giornalismo, new media, business writing e social media writing alla Luiss di Roma e alla Scuola di Scienze Aziendali di Firenze; ha diretto il laboratorio “Advanced Communication” all’Università di Firenze (progetto Nemech); ha creato e diretto il Masters in “Nuovi giornalismi e blogging” al Centro Sperimentale Adams. Per l’Ordine dei Giornalisti, organizza corsi di aggiornamento sul tema della deontologia e della privacy. Come Amministratore Unico dell’agenzia di comunicazione ACT!, premiata nel 2005 dalla Regione Lazio come “Migliore impresa creativa”, ha vinto il premio DONNAèWEB del Premio Web Italia patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero per l’innovazione e le tecnologie per aver creato il miglior sito dell’anno, per l’ideazione del primo Cultural Brand italiano e per avere fondato la prima galleria d’arte contemporanea digitale italiana. Per la Facoltà di Psicologia e Medicina dell’Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Sociali e Servizi alla Persona del Comune di Roma, formo psicologi, educatori e assistenti sociali all’interazione con le famiglie omogenitoriali. Questo blog, “Nuovi Figli Crescono”, parla degli arcipelaghi affettivi e dei nuovi tipi di famiglie. Tra le pubblicazioni, saggi e romanzi: [segue elenco pubblicazioni].
Romanelli è spettacolosa: anziché una mini biografia propone il suo curriculum: cos’ha insegnato qui e là (ciò che le dà il diritto di definirsi ‘docente’), cos’ha pubblicato (ciò che le consente di definirsi ‘scrittrice’)… Starà cercando lavoro?
Luciano Casolari, Medico psicoanalista.
Oh, uno tranquillo che non se la tira troppo; infatti nella mini bio scrive:
Nato nel 1957, laureato in medicina e chirurgia, ho lavorato come dirigente psichiatra nel servizio sanitario nazionale per poi svolgere attività come psicoanalista. Ho svolto insegnamenti in psicosomatica presso la scuola di specializzazione in psichiatria e attualmente insegno psicoterapia in varie scuole di specializzazione. Come divulgazione scientifica ho pubblicato i seguenti libri: [segue elenco].
Questo già mi piacerebbe, poi leggo il suo post dal titolo Debito pubblico? Meno male che c’è, dove si prodiga in una storiella da bar per spiegare perché il debito pubblico non può essere cancellato. Come se io (sociologo) scrivessi un bel post sugli effetti collaterali dell’Amoxicillina… Ma parlare di servizio sanitario nazionale no? E di questo che è competente (è un cazzo di medico del servizio sanitario nazionale, null’altro!)… ma perché gli è venuto in mente di scrivere banalità sul debito pubblico?
Poi, naturalmente (ed è per questo che sfoglio il Fatto) ci sono blog di veri esperti, o di veri rappresentanti di qualche cosa che merita di essere rappresentato, ma la polpa più interessante è questa che vi ho presentata.
Al di là dell’orientamento politico del Fatto, questo quotidiano ospita – nella sezione blog – politici, giornalisti, rappresentanti di associazioni e movimenti, anche di tendenze diverse e meritevoli di attenzione; perché quindi mescolare, a questo interventi, un mucchio di spazzatura? La ragione, a mio avviso, è culturale e politica assieme. È l’idea – appunto – che le opinioni del popolo siano rappresentative, degne, relativamente importanti; è l’idea del dare voce, e quindi potete trovare Erica Vecchione, “Ex casalinga e blogger”, Paola Forcina, “Studentessa fuori moda”, oltre a valanghe di “giornalisti”, di “docenti”, di “autori-scrittori-saggisti”.
Devo dire che anche l’HuffPost, l’altro importante quotidiano che ospita molti blog, fa qualche scivolone. Certo un po’ più pudico e contenuto, non così sfacciato, ma pure qui troviamo Patrizia Renzetti “appassionata di viaggi”, che almeno parla di viaggi, don Aldo Antonelli “prete freelance” che parla di tutto, e via discorrendo. In ogni caso questo fenomeno è assai più contenuto rispetto al Fatto.
Ho dei problemi? Vi pare che abbia dei problemi per questo diffondersi dei pareri della Qualunque? Sì, certo, e non pochi. Io ho un blog con l’amico Ottonieri, ce lo paghiamo, scriviamo e abbiamo lettori cui piaciamo. Evviva! Se mi scappa di scrivere, qui su HR, sugli effetti collaterali dell’Amoxacillina, salvo qualche oscura ragione che dovrei spiegare, male che vada i lettori mi spernacchierebbero, o abbandonerebbero questo blog perché diventato qualunquista. Ma un quotidiano veicola una linea, e quindi dei valori, un modo di essere e di pensare. Se il Fatto non trova nulla da ridire sulla quantità industriale di fuffa promossa attraverso i blog (che si aggiunge a quella dei suoi giornalisti), non posso onestamente non pensare che sia un errore, una mancanza di controllo editoriale, uno svarione del caporedattore… E’ la convinta idea che chiunque possa dire qualunque cosa, e questo, per me, è il male assoluto, è ciò che ci porta al disastro allegramente guidati da conduttori (il Truce e il suo Vassallo) che sono esattamente parte di questa cultura.
Che si riflette, dal lato del pubblico, nei commenti assolutamente sconclusionati, fuori tema, assurdi, maleducati, privi di contezza sul testo commentato, che leggiamo sui social. Ha fatto clamore il caso della funzionaria INPS che rispondeva per le rime ai dementi che interpellavano la pagina Facebook, ma i social sono realmente i maestri della supercazzola, e tutti e ciascuno sono titolati a dire una fesseria, e poi sostenerla furiosamente qualora imbeccati, perché se si replica costoro si sentono pure oltraggiati. Diamine! Se Fusaro spaccia cazzate come fossero anfetamine a prezzo popolare, perché non io? Perché no? E così il loop è completo: popolo ignorante e arrogante, e loro magistri sulla stessa lunghezza d’onda.
Che poi non è così difficile millantare, almeno un pochino: siamo tutti “esperti” di politica, se non altro in quanto cittadini ed elettori; siamo tutti “sociologi”, sorbole! viviamo in mezzo alla società e siamo fenomeni, no? Siamo tutti medici, compulsando la Wikipedia, siamo tutti tutto, e quindi nessuno. Sappiamo tutto, e quindi nulla.