In conclusione, tirando le somme (…) si può dire che essere antifascisti, oggi, è una condizione anacronistica e in parecchi casi anche sospetta. Oggi il dovere e l’impegno è di essere non-fascisti, cosa assai più difficile e compiuta che non l’essere antifascisti (Giuseppe Berto, il Resto del Carlino, 1963)
Devo fare ammenda, ma la mia semplificazione del concetto di |fascismo| deve essere aggiustata. Da parecchio tempo qui sul blog e altrove ho trattato un’ampia gamma di fenomeni sotto questa etichetta, facendolo in scienza e coscienza, vale a dire: ho argomentato – e sarei pronto a riargomentare – la correttezza di questa scelta, e la sua necessità politica, pratica. Ma vedo in giro confusione, che poi significa – per quello che mi attiene – che anch’io devo essere più chiaro, meno sintetico (ho un grande passione per la sintesi), più disponibile a spiegare le sfumature perché è lì che si nasconde il diavolo (o Dio, come mi ha detto proprio oggi una collega).
Propongo quindi una tipologia di significati di |fascismo|, che vale qui la pena di trattare distintamente. Io così intendo; ‘fascismo’ è/può essere/ha a che fare con:
A. l’organizzazione e il regime del ventennio mussoliniano;
B. il neofascismo dal secondo dopoguerra ad oggi;
C. il lepenismo, salvinismo, orbanismo, erdoganismo…;
D. il populismo;
E. il popolo [italiano].
A. Fascismo come regime storico e fascisti come aderenti al PNF
Se esistono ancora hanno almeno 90 anni e non hanno più alcun significato storico.Quelli erano fascisti, e i perseguitati politici prima, e i partigiani dopo, furono indiscutibilmente “antifascisti”. È ovvio che possiamo parlare di costoro solo in discorsi storicamente ben chiariti e delimitati.
B. Il neofascismo
Nasce immediatamente nel secondo dopoguerra con la costituzione del Movimento Sociale Italiano da parte di ex membri del PNF; in seguito a scissioni e al mutare delle circostanze politiche nacquero poi piccoli partiti di destra estrema, alcuni sciolti perché in contrasto con l’ordinamento antifascista, altri chiusi spontaneamente e altri ancora ben vivi e presenti, fra i quali il più noto oggi e CasaPound che probabilmente non è neppure il peggiore.
Oggi, 2019, quando parliamo di ‘fascismo’ in senso stretto dobbiamo intendere specialmente questi gruppi e queste persone che – attenzione – nei decenni si sono anche allontanate parecchio dalle idee originarie di Mussolini. Questa destra è diventata “sociale”, antiglobalista e anticapitalista in forme che hanno finito per incontrare molte istanze di sinistra, ed esistono gruppi in cui la crasi destra-sinistra è incredibilmente profonda e consapevole (un esempio lo trovate QUI).
Ai giovani occorre ricordare che fra la fine degli anni ’60 e i primi ’80 la destra neofascista fu artefice di tentativi di colpi di stato (se pure da operetta), di stragi immani di civili innocenti, di delitti comuni orrendi, di deviazione dei servizi fino a coinvolgere le più alte cariche dello Stato (un Presidente della Repubblica, fra gli altri)… La violenza passata non giustifica in nulla quella presente, ovvio, ma in confronto a quello che fu, in confronto a quel clima, quello di oggi coi quattro imbecilli che urlano ai rom alla periferia di Roma fa quasi ridere. E a proposito di editoria fascista, c’è sempre stata, ha sempre avuto una sua nicchia, e prima di invocare banalmente il reato di “apologia del fascismo” conviene informarsi di cosa implichi quel reato secondo la legge e la corte di Cassazione, che ebbe modo di pronunciarsi. Non è apologia del fascismo dire “che i treni arrivavano in orario all’epoca di Mussolini, che fece anche cose buone”, non lo è dire “io sono fascista [come filosofia politica]” e così via, mentre le minacce e le azioni concrete viste in questi giorni a Casal Bruciato e dintorni vanno con tempestività e certezza affidate all’azione della polizia di Stato e della Magistratura, che ce n’è più che abbastanza. La consistenza numerica dei neofascisti italiani, il tasso di successo elettorale e il monitoraggio delle forze dell’ordine riducono il problema a questione di ordine pubblico, senza necessità di invocare leggi speciali e aggiuntive (come quella proposta da Fiano nella precedente legislatura), perché quelle esistenti sono più che sufficienti.
Siete antifascisti? Ovvio, tutti i democratici lo sono, ma tutti tutti (tranne quelli descritti più avanti) e non c’è bisogno di nuove resistenze, di nuove belle ciao o di manifestazioni, e strilli, e indignazioni davvero eccessive.
C. Salvinismo e parenti
E qui arriviamo al dunque. Come vogliamo chiamare la corrente ideologica e programmatico-governativa (o la sua assenza) che traduce l’emotività popolare in razzismo, omofobia, sovranismo, antieuropeismo, machismo e altre prelibatezze che Salvini ci ha abbondantemente servito in questo anno, che vediamo in Le Pen, nei fili spinati di Orban e, con sfumature anche assai diverse, in giro per mezza Europa? Ecco, io in questi anni l’ho sempre chiamato fascismo e continuerò a farlo.
Certo, Salvini non è Mussolini, e nemmeno Pino Rauty o Roberto Fiore, non mette bombe, onestamente non ne temo una presa di potere autoritaria con i suoi manipoli di camicie verdi… ma il linguaggio, i comportamenti, il setting etico-politico, permettetemelo, è estremamente simile, quanto meno collaterale. Per i puristi i ‘fascisti’ sono probabilmente solo le precedenti classi A e B, per me c’è pure Salvini e il salvinismo, lepenismo, faragismo, orbanismo.
Il fatto di non vederne pericoli dittatoriali stile manganello e olio di ricino, non diminuisce per nulla la mia paura per la stratosferica presenza e importanza che il salvinismo ha nell’attuale scena politica italiana. Un terzo (!!) degli italiani sono con lui, apprezzano i barconi affondati, i neri additati come stupratori seriali, i gay stigmatizzati come checche immonde, l’orgoglio nazionalista vuoto, retorico e fallimentare sotto il pratico profilo dell’economia e della finanza, l’isolamento internazionale, l’ignoranza imperante e nobilitata, la politica come puttanaio di notizie false, o miserabili, o qualunquiste, o morbose… Se la Lega avesse l’8% la chiamerei ugualmente fascista, ma non ne avrei paura. Loro hanno i mezzi di comunicazione, stuoli di addetti alla comunicazione distorta e all’informazione omologata… E non vi fanno paura? Oggi gli spazi di libertà non si riducono mandando i dissidenti al confino, ma incaricando Crimi di ridurre la libertà di stampa, Pillon di “normalizzare” l’etica familiare, dominando i social, sollecitando i prefetti a chiudere un occhio sulle periferie in fiamme (la politica della paura ha sempre successo…), disinvestendo su cultura e ricerca perché il popolo ignorante è al servizio del salvinismo (vedi più avanti capitolo E)…
E non vi fanno paura?
Il fascismo non è semplicemente una forma di Stato e di regime, ma una (in)cultura, un linguaggio, un sistema di valori che generano comportamenti, identità, processi di inclusione/esclusione… e la Lega salviniana è esattamente tutto questo, è il fascismo 2.0, quello che sostituisce le folle oceaniche reali sotto il balcone di palazzo Venezia con folle oceaniche virtuali che “likano” i selfie paninari del nuovo Duce, bonaccione, mangione, gradasso, come lo zio coglione che però ha fatto i soldi e i nipoti gli vogliono tutti un gran bene, che poi gli lascia l’eredità…
Il salvinismo è un distillato di fascismo del terzo millennio.
D. I populisti
I populisti sono i peggio. Anche se lo spazio semantico del populismo è grandemente occupato dai 5 Stelle, ‘populismo’ è uno stile trasversale che trapassa abbondantemente i salvinisti, travolge il berlusconismo che ne è stato interprete nel secolo scorso, si è annidato a sinistra, contamina il PD…
Qui accenno a due fondamentali argomenti: 1) il populismo è prodromico del fascismo; se non capiamo questo siamo fritti. Il populismo è prodromico del fascismo (ne abbiamo parlato molto nei primi anni di HR, e troverete QUI tutti i riferimenti e le argomentazioni) e lo precede, accompagna, concupisce (avevamo previsto almeno un anno prima delle elezioni le nozze Lega-5 Stelle…). 2) il populismo è più pericoloso del salvinismo, perché si traveste, simula e dissimula, viene equivocato, fa innamorare gente di destra e di sinistra, illude sulla sua natura (onestà, ambientalismo…) che – grattando la superficie – mostra solo retorica, ipersemplificazione, incompetenza, dirigismo, tutti elementi basilari del fascismo salvinista e non solo. Il populismo è più pericoloso del salvinismo.
Certo, questi non li ho mai chiamati ‘fascisti’ ma li ho sempre accostati a loro: i fratelli minori, i parenti poveri, i servi sciocchi…
E. Italiani!!
Gli italiani sono fascisti. Fascistoidi, fascistelli, tendenzialmente attratti dalla destra e quindi intimamente populisti nella gran massa. Gli italiani amano i gradassi, gli piace fare le piccole vigliaccate quotidiane a muso duro, salvo abbassare gli occhi se vengono presi di petto (la viltà è un segno distintivo della cultura italiana populista). Su HR ci sono moltissimi articoli in merito nella categoria Antropologia italica, potete cercarveli da soli.
Conclusioni
Poi ci sono tante cose inclassificabili, meteore, detriti, posizioni stravaganti e cangianti…
Ma il succo è che l’Italia vive una condizione di grave presenza FASCISTA, non tanto per gli scalmanati di CasaPound, ma perché li abbiamo al governo, comandano e guidano o quanto meno orientano i potentissimi social media, condizionando un’amplissima fetta di concittadini ignari e ignoranti.

Non è una dittatura materiale, fatta di galere e guardie armate agli angoli delle strade, che bisogno mai ci sarebbe? È una dittatura culturale in senso ampio, e quindi morale, linguistica, politica, che ci lascia deperire e avvilire senza scampo, perché chi grida al pericolo non ha alcun bisogno di essere colpito nel fisico o nei suoi spazi di libertà; è ostracizzato, ignorato, sbeffeggiato dalla maggioranza accecata dalla cultura dominante.
Non abbiamo bisogno di galere di mattoni e sbarre di ferro perché siamo già, da tempo, in una grande galera a cielo aperto, una galera di ideologie, idee false, stereotipie, ignoranza, inconsapevolezza, pensiero omologato.
Come scriveva Marx nell’Ideologia tedesca (sì, Marx, lo so che non è più di moda e non fa figo)
Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè, la classe che è la potenza materiale dominante della società è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante.
Che straordinaria intuizione! Oggi la potenza materiale dominante (decidete voi chi sia, non voglio aprire una lunga digressione) ha bisogno di pecore, e i cani da pastore si chiamano Salvini e Di Maio.
Io non voglio essere pecora.
Non omologhiamoci.
