L’uomo fa il male come le api il miele
William Golding
In questo post parlerò del concetto di |Bene|, inteso in senso morale come tensione positiva contrapposta al Male. E come ho già fatto per il concetto di |Verità| trattato precedentemente cercherò di argomentare che è un concetto fallace, che induce in errore e anzi intrappola il pensiero dentro gabbie che ci limitano. Questo post fa parte di un trittico che includerà anche |Giusto| e che è, in qualche modo, fondativo di qualunque discorso sulla morale, i comportamenti, le opinioni, la politica, l’agire sociale eccetera eccetera. È un post complicato e noioso come il precedente, ma ho deciso di scriverlo e non mi fermerà nessuno.
Come per il precedente concetto di “vero”, anche questo di “bene” ha bisogno di una disambiguazione iniziale, e già questo la dice lunga (anzi: dice già quasi tutto) su quali siano i veri problemi. Sono problemi di linguaggio che –non ci siano equivoci – non significa problemi di lessico, di comunicazione, di traduzione etc. bensì di valori, orizzonti culturali, credenze a priori, che a loro volta rinviano all’annosa questione di come si formino, nelle teste degli individui, questi valori e pensieri, e perché mai siano differenti fra individuo, categorie di individui, gruppi, popoli e così via. Una questione affascinante e non priva di teorie rilevanti e convincenti che non potrò trattare qui in questa breve divagazione. Resta il problema di definire |Bene|, e alla luce di alcune regole che introduco subito scommetto che non siete in grado di farlo. Le regole – dovete accettarle se volete giocare con me – sono queste:
- evitare definizioni tautologiche tipo “il contrario del Male”, “l’insieme delle cose buone e moralmente accettabili” e così via;
- evitare una seriazione descrittiva tipo “è bene fare la carità, far attraversare la strada alle vecchiette, dire sempre la verità, non rubare…”;
- evitare riferimenti ad Enti terzi (Dio, il Diritto naturale delle genti…) e quindi definizioni tipo “ciò che ci ha insegnato Gesù”, “ciò che ci detta la coscienza”…
Le prime due regole sono ovvie; la terza è l’unica che può garantire una risposta universale; ovvio che un riferimento a Dio, ai comandamenti etc. vale solo per i credenti, mentre una alle sorte gloriose e progressive del comunismo varrebbe solo per i comunisti…
Come sanno i più filosofici fra i miei lettori, la filosofia da Platone in poi si è divisa fra due tentativi assolutamente diversi di definire |Bene|: uno “oggettivo”, assoluto, e sostanzialmente metafisico-trascendente (che si incarna essenzialmente nell’idea religiosa di un bene di derivazione divina), e un altro soggettivo, per il quale
tutto ciò che agli individui appare desiderabile e tale che possa essere considerato come fine ultimo da raggiungere nella propria esistenza (Wikipedia).
che non significa praticamente nulla: si tratta della somma insondabile e indefinibile dei desiderata umani, che può includere anche i rapporti sessuali pedofili, le sevizie per i sadici, lo sfruttamento della prostituzione per i magnaccia e via discorrendo. Non credo che questo genere di risposte ci soddisfi. Poi naturalmente ci sono numerosi tentativi intermedi, ibridi come quello di pretesi socialismi “scientifici”, materialismi dialettici e così via che, sulla scorta del potente positivismo scientifico dell’800, pretendevano di regolare scientificamente (=oggettivamente) la felicità umana (ma abbiamo visto com’è finita e ne abbiamo già parlato su Hic Rhodus)
Adesso, sottoscritte queste regole, provate a dire cosa sia |Bene| secondo voi. Scommetto una somma ragionevole che non siete in grado.
Scommetto con ragionevole fiducia di una facile vittoria che vi dibatterete fra uno dei due corni che abbiamo deciso di escludere dal gioco, ovvero:
- vi rifarete a Enti terzi (non solo necessariamente Dio, ma anche il Comunismo, Il Diritto Naturale delle Genti, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, la “naturale” bontà dell’uomo, una qualche necessità cosmica…);
- elencherete elementi in sé “buoni” cercando di definire induttivamente la bontà (in questo modo cercando di evitare la definizione generalista data sopra; per esempio: amare il prossimo senza molestarlo sessualmente tanto più se minorenne; fare la carità senza che ciò diventi motivo di superbia e di creazione indebita di dipendenza del povero…).
Come già accennato la prima forma di definizione di |Bene| può essere soddisfacente solo entro un contesto linguistico omogeneo: voi stessi (nel vostro dialogo interiore) e chi condivide i vostri valori, inclusi quelli religiosi. Senza disprezzarne il significato vi segnalo solo che non può essere una base di incontro universale. Se il vostro Bene discende da un Ente terzo buono per voi, che io però non sono disponibile a riconoscere, il nostro dialogo non potrà neppure iniziare. Non potete pensare di “convincermi” perché il ricorso a tale Ente ha un carattere pre-argomentativo e necessita di presupposti trascendenti quali la Fede; e se io non ce l’ho, sono privo della possibilità di decodificare il vostro concetto di |Bene| (e viceversa!).
Ma anche il secondo tentativo di definizione è destinato ad avere scarso successo. Gli esempi specifici di |Bene| vanno contestualizzati, attualizzati, argomentati, e l’avvilupparsi argomentativo sposterebbe il focus dal Bene all’argomentazione sul bene, e da questa al lessico e alla semantica facendoci incontrare, o perdere, a seconda anche delle distanze linguistiche, oltre che morali… Una palude vischiosa, come vischioso e vago è il linguaggio, come infida è l’interpretazione, come cangianti sono le forme del discorso.
Noi non possiamo definire |Bene| (nell’ambito delle regole del gioco che vi ho imposto) perché è un concetto assoluto, come quello di |Verità| già visto (vi devo rinviare alle tre figure proposte in quel testo, verso la fine), e come quello diventa un microscopico punto luminoso in un universo costellato di stelline in cui ognuno pensa di trovare una sua approssimazione, un suo simulacro, una sua quasi-bontà che vada bene lì per lì… Al netto ovviamente delle giustificazioni auto-assolutorie quando ci rendiamo conto di non avere fatto proprio “bene”; al netto di filosofie nichiliste che disprezzano a priori questo anelito di bontà; al netto di circostanze dove anziché il Bene siamo a costretti a scegliere il Male minore; al netto del fatto che, lasciatemelo dire, preferisco forse sopravvivere nel Male piuttosto che soccombere nel Bene (i martiri disposti a morire nelle fauci dei leoni pare siano terminati da un pezzo); al netto di… al netto di… e di questo passo il concetto di |Bene| ce lo siamo persi per strada.
Se dobbiamo trovare una soluzione, e approdare in qualche landa ospitale, forse dobbiamo reimpostare il problema. Il |Bene| è un concetto totalmente ancorato alle ideologie e ai valori individuali e di gruppi, cangiante, storicamente mutevole, relativo, scivolosissimo… Sarà il caso di lasciarlo perdere? La storia ci mostra come assolutamente tutti i concetti etici ritenuti fondamentali e indiscutibili da alcuni (vita e libertà per esempio, certamente due pilastri) sono stati dai medesimi calpestati in nome di ragioni “superiori”. Tutte le Religioni sono pietose, ma tutte, nessuna esclusa, hanno ucciso e imprigionato; tutte le Democrazie sono liberali ma tutte, nessuna esclusa, hanno limitato libertà e spesso ucciso. I nostri orizzonti culturali e valoriali devono liberarsi da questa zavorra.
I programmi politici, le politiche sociali ed economiche, gli indirizzi di sviluppo, la coesione sociale, non devono fondarsi sul fragile e ipotetico e opinabile concetto di |Bene| o |Buono|, ma su elementi non trascendenti, non assoluti, flessibili, verificabili, quali il concetto di |Giusto| che vedremo nella prossima terza (e ultima) puntata.