Il massacro dei cani di Yulin. Perché non firmerò nessuna petizione

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In questi giorni si è scatenata l’ennesima ondata di indignazione sui social contro quello che è stato definito il massacro di cani per l’annuale festival della città di Yulin, sita nella Cina del Nord. Le ragioni principali della protesta, citate dai diversi organi di stampa, sono: i) la sofferenza degli animali; ii) la potenziale diffusione di malattie per la mancanza di controlli sanitari; iii) l’illegalità del traffico (altra fonte). Poiché sto per fare affermazioni contrarie al sentimento comune di molti lettori lasciatemi premettere:

  1. sono antispecista (animalista), su questo ho già scritto un post qui su HR e in conseguenza di questo mio orientamento etico sono diventato vegetariano e non compero abbigliamento e accessori in pelle (proprio per non provocare la morte di animali);
  2. sono un canaro: su altri social più personali ho pubblicato decine di foto e filmati della mia Golden Retriever (se volete ammirarne la bellezza potete dare un’occhiata a Vimeo).

Ciò nonostante, per quanto rattristato dal festival di Yulin, evito l’omologazione piuttosto banale e inconsapevole delle proteste e degli appelli, e desidero spiegarvi il perché.

Macellazione di cani a Yulin
Macellazione di cani a Yulin

Le spiegazioni della protesta hanno a che fare con categorie logiche assolutamente differenti da trattare in maniera diversa; metterle assieme è un artificio retorico per caricare di particolare drammaticità ed enfasi la protesta. L’illegalità del traffico è perseguita dalle autorità cinesi che hanno proibito un altro analogo festival e che non sostengono in alcun modo la manifestazione di Yulin, interamente privata. Certo, si tratta di manifestazioni quanto meno tollerate, dove le autorità chiudono un occhio, ma come riporta anche la stampa la maggioranza dei cinesi è contraria all’uccisione dei cani e generalmente non mangia cani (su questo tornerò); si tratta di usanze locali, che affondano le radici in tradizioni lontane, che probabilmente sono difficili da impedire autocraticamente. L’insalubrità, poi, è un problema reale come tutte le macellazioni di carne semi clandestine e non soggette a controlli che esistono in tutta l’Asia, Africa, Sud America e – come è noto – in parte anche in Occidente. Questi due argomenti hanno quindi una loro rilevanza generale che non ha a che fare con l’indignazione animalista che rappresenta il cuore di questa protesta.

Tagliatelle al sugo d'oca, piatto tipico del Centro Italia
Tagliatelle al sugo d’oca, piatto tipico del Centro Italia

Mangiare cane è orribile? Ciò che indigna i più è maltrattare, uccidere e mangiare l’amico cane. Il nostro Lillo e la nostra Fuffy cotti allo spiedo, che orrore! Ebbene, pregandovi di tenere bene a mente le mie due premesse sopra, dichiaro che si tratta di un atteggiamento etnocentrico, vale a dire di un modo per cercare di imporre propri valori occidentali su altri diversi modi di pensare, i propri valori (ritenuti migliori) su altri valori. Prima di argomentarlo vorrei raccontarvi un aneddoto.

Molti anni fa, in una pausa durante una lezione, familiarizzando con gli studenti si incominciò a parlare di cibo e ricette; a un certo punto io spiegai come fosse tipico in Umbria (la Regione in cui vivo) mangiare oca d’Estate: arrosto o in umido. Alcune studentesse del Sud rimasero scandalizzate: “Mangiate l’ocaaa? Ma è un animale da giardino!”. L’oca, dalle mie parti, era il tipico piatto contadino della mietitura, e nelle campagne di qualche decennio fa si serviva nella pausa del pranzo perché essendo una carne molto grassa e nutriente sosteneva il duro lavoro dei campi. Era così diffusa che il vecchio pediatra di mio figlio ci raccontava come non fosse raro vedersi ricoverare bambini, nel periodo estivo, per coma da eccessivo consumo di oca (a causa di una forte acetonemia). In Estate qui in Umbra il piatto tipico delle cento e cento sagre è l’oca, che evidentemente si macellano a migliaia, ma in altre zone d’Italia l’oca è un simpatico animale decorativo da compagnia che si tiene in giardino. E non devo spiegare il perché di questo aneddoto introduttivo.

Macellazione equina
Macellazione equina

Aneddoti analoghi possono riguardare il cavallo, piatto tipico di certe parti d’Italia e idea ripugnante (il mangiare la carne di questo splendido e intelligente animale) per molti altri.

La carne di cane si mangia in moltissimi paesi asiatici, in Messico, Polinesia e in Svizzera fino a non molti anni fa (fonte); ma anche il gatto si mangia un po’ in tutto il mondo, Italia inclusa (fonte); i delfini (fonte); i cigni (fonte)… Insomma, l’ovvia verità è che tutto ciò che è edibile è stato mangiato e probabilmente viene ancora mangiato da qualche parte a seconda delle tradizioni e… della fame. Per tornare alla Cina; è un paese che ho molto frequentato, da Nord a Sud e da Est ad Ovest e non ho mai visto mangiare cani: animali strani sì, serpenti, insetti, ma cani no. I cinesi non mangiano usualmente cani e gatti che considerano, come noi occidentali, animali da compagnia. Salvo, evidentemente, in zone ristrette con altre tradizioni, come Yulin.

Macellazione agnelli
Macellazione agnelli

A questo punto vorrei far fare un salto di qualità a questo mio articolo chiedendomi il perché di tale indignazione mal riposta (o inutilmente riposta). Vorrei partire dall’evidente contraddizione che pervade noi occidentali urbanizzati, che portiamo i nostri figli a vedere gli animaletti nelle fattorie didattiche, gli zoo o – per i fortunati – dalla nonna in campagna, i coniglietti buffi, la capretta così carina, il vitellino lo vedi come la mamma lo protegge?, il maialino vedi Peppa Pig?, per poi passare, sulla strada di ritorno, al supermercato a comperare le fettine, il bollito o il pollo arrosto già pronto che la mamma stasera è stanca. Il mondo idealizzato della natura è ormai solo una cartolina, buona per la gita istruttiva o per i cartoni animati, mentre il mondo reale è fatto di scatole nere dove avvengono processi misteriosi quanto indispensabili, come il fantastico supermercato dove troviamo tutti i cibi che vogliamo privati dell’imbarazzante vista del ciclo di produzione che li precede. Come ha fatto quel vitellino così carino a diventare una fettina? E l’agnellino a diventare costoletta? I dettagli sono atroci e violentissimi, e ve li risparmio perché li ho già trattati nel post già citato sull’animalismo, ma vorrei che rifletteste su questa scotomia: noi chiusi in un mondo ordinato, pulito, funzionale (almeno tendenzialmente) fatto di bistecche cellophanate, cibi precotti, ovetti puliti e per i signori clienti è in apertura la cassa sette; e un mondo “fuori” di cui conosciamo qualcosa solo vagamente grazie a National Geographic; ma solo la parte eroica, quella della gazzella che sfugge al ghepardo, o quella drammatica del povero bufalo catturato dal coccodrillo. L’idea che abbiamo del “fuori” è una finzione commerciale a sua volta; in realtà non ne sappiamo nulla e poco ci interessa.

Addestramento elefantino per circo
Addestramento elefantino per circo

Poiché mangiare cani ci indigna, a noi che vogliamo tanto bene a Fuffy, vorrei ricordare in chiusura alcune altre possibili cause di indignazione che non sembrano suscitare le stesse proteste sciocche e meritare gli stessi articoli sui giornali:

  • la caccia vi sembra veramente uno sport? Nel XXI secolo ha senso armarsi di doppietta e andare a sparare agli uccelli nel bosco? Mettere reti per intrappolarli e così via? La caccia è stata una necessità e indubbiamente anche uno sport fino a qualche decennio fa, ma quale pulsione deve veramente sfogare l’uomo che spara a degli uccelli nel 2015?
  • i circhi vi sembrano divertenti? Quegli orsi che ballano e quei leoni che obbediscono allo schiocco della frusta del domatore, davvero vi divertono? Avete idea di quali torture abbiano sopportato per sopprimere la propria libertà di individui selvatici e fare i pagliacci di fronte a voi?
  • il palio di Siena, la quintana di Foligno e tutte le manifestazioni folkloristiche che utilizzano animali, fino alle orribili corride spagnole, vi sembrano degne espressioni di un patrimonio culturale da rispettare (e perché non il mangiare i cani, allora?) o manifestazioni a cavallo fra business turistico e fanatismo irrazionale di popolo?
  • Combattimento fra cani
    Combattimento fra cani

    specificatamente sui cani, che evidentemente commuovono più dei maiali: siete a conoscenza del fatto che in Italia è diffusissimo il fenomeno del rapimento con varie finalità, incluso l’indirizzamento delle povere bestie al combattimento? Che malgrado la legge del 2011 continuano le mutilazioni a orecchie e code di cani per finalità sostanzialmente estetiche? Che ogni anno – sto continuando a parlare dell’Italia – vengono abbandonati circa 80.000 gatti e 50.000 cani, l’80% dei quali destinato alla morte (fonte)?

Però i cinesi lontani e cattivi fanno più scalpore. I cinesi sono il “fuori”, l’ignoto, l’orizzonte lontano e minaccioso, e quindi ci copiano, fanno giocattoli tossici, dormono in 10 in una stanza e mangiano cani! E vai con gli stereotipi etnocentrici.

Nota del 29 Giugno 2016: Un anno fa questo post sul massacro
di cani di Yulin ha avuto un grande successo, su Hic Rhodus, 
e continua a produrre commenti spesso molto duri e critici. 
L'autore ha deciso di rispondere alle critiche precisando i 
concetti di relativismo etico e di prospettiva culturale col 
quale dovrebbe essere trattato l'argomento in questo nuovo 
post: Cani di Yulin. Evidentemente non mi sono spiegato.