Sono sempre più convinto della necessità di sgomberare la nostra mente da concetti novecenteschi che non solo sono superati dall’attualità, ma che si costituiscono come ostacolo grave alla comprensione del mondo e quindi al susseguente agire politico. I concetti desueti (e ingombranti, e addirittura perniciosi in certi casi) sono soprattutto quelli di |destra| e |sinistra| politica, mentre quelli più proficui da introdurre con maggiore consapevolezza sono quelli di |populismo| e |razionalismo|.
I lettori che ci seguono con più costanza troveranno diversi richiami a cose scritte in questi anni, qui sistematizzate. I lettori decideranno se perdersi nei vari riferimenti, oppure darli per intesi e tirare diritto.
In ogni caso ho diviso il ragionamento in tre parti: la prima – che state leggendo – sulle ragioni del limite concettuale della coppia destra-sinistra; la seconda sulla fondamentale dicotomia populismo-razionalismo e la terza e ultima sui rapporti fra le due coppie di concetti e la costruzione di una mappa bidimensionale più efficace per la comprensione dell’attuale periodo politico.
Avvertenza numero 1: se siete fra coloro che sostengono che “mettere in discussione la dicotomia destra-sinistra è un atteggiamento di destra”, per favore non andate oltre. Questo post non è per voi.
Avvertenza numero 2: il testo è decisamente una palla. Qui si argomenta, allo scopo di portare elementi di riflessione. Se gli argomenti vi stancano, e preferite veloci asserti, vi consigliamo di andare su questo sito.
Parte 1 – Destra e sinistra politica: una coppia concettuale superata e pericolosamente fuorviante
1.1 Un concetto nato povero
Nel Novecento (la coppia è più antica ma ora ce ne infischiamo) era molto facile semplificare il panorama politico nella coppia ‘destra’ e ‘sinistra’, dove a destra c’erano i fascisti (secondo quelli di sinistra), o comunque gli antidemocratici, gli imperialisti, i padroni e la Confindustria, gli israeliani, i borghesi, i cattolici (poi sono venuti i cattolici “di sinistra” e abbiamo avuto bisogno di più sfumature, si veda più avanti) e i conservatori, e i liberali, i classisti che parlavano di merito, i professori che non avevano letto Lettera a una professoressa (tutti i link sono esclusivamente a post di Hic Rhodus), i quadri intermedi della Fiat che da reazionari quali erano marciavano contro gli operai, e via via – come già avete capito – tutti i nemici di quelli che si autodefinivano “di sinistra”; a sinistra, invece, c’erano soprattutto i comunisti trinariciuti (parliamo di un’epoca dove c’era ancora Stalin, poi i grigi suoi successori, e la glàsnost di Gorbaciov era lontana a venire), e quindi i maoisti, i brigatisti, i sindacalisti, gli operai e gli studenti, i proletari di tutto il mondo, i poveri e i ladri (che ovviamente rubavano per fame e come ribellione al sistema) e via aggiungendo.
Cosa ci rivela questa prima rappresentazione? Poche e semplici cose:
- di dicotomie ipersemplificatrici è pieno il mondo e la storia dell’Uomo, e il secolo breve ben si prestò – con le macerie di due guerre mondiali e la costruzione di un precario equilibrio fra due blocchi – a proporne una ennesima che si può, semplicemente, rititolare “Noi” e “Loro”;
- Noi e Loro è la più antica dicotomia umana e nasconde (in un gioco di teatri dentro il teatro, di scene che si aprono su altre scene, come tipico esplorando il linguaggio e cercando di comprendere i concetti che guidano la nostra esperienza) quella finale, vera, pregnante: Noi Buoni Contro Loro Cattivi.
Nel caso in questione la dicotomia ha funzionato benissimo per qualche decennio: Noi occidentali, noi democratici, noi tolleranti, noi cristiani (diciamolo: noi bianchi) contro Loro che vogliono stuprare le nostre figlie, togliere la sudata proprietà del nonno, collettivizzare il mondo e portarci a una vita dissoluta e senza dio. Viceversa: Noi che vogliamo pane e lavoro, giustizia e uguaglianza, noi internazionalisti, anticolonialisti, per la libertà e l’emancipazione delle donne, dei neri, dei palestinesi…
Il concetto ‘destra’ vs. ‘sinistra’ è tutto qui. Una dicotomia dettata dall’opportunità politica, un’ipersemplificazione utile per spiegare al popolo la politica: nel segreto dell’urna Dio ti vede, Stalin no. Se siete giovani faticate a capire che era tutto qui, all’inizio, prima che arrivassero Pasolini, il ’68, la già citata marcia dei 40.000, i figli della borghesia che volevano Servire il Popolo e altre avvisaglie di complessità (sì, cari lettori, si deve sempre partire da qui, dalla complessità sociale e dalla sua evoluzione) che trasformarono un’iniziale dicotomia discreta in una questione continua, ovvero: da destra fino a sinistra viene a configurarsi una serie di sfumature che da un lato vi porta fino all’altro: il comparire di concetti politici quali centro-sinistra e centro-destra (col trattino, come unione di due categorie) poi di centrosinistra e centrodestra (senza trattino, come categorie nuove) esprime la necessità pratica di superare una logica rigida e inapplicabile.
1.2 Un concetto insostenibile sotto il profilo semantico
Se non fosse che ‘destra’ e ‘sinistra’ sono così connotate di vite, sofferenze, passioni, destini, tradimenti, l’inconsistenza della dicotomia sarebbe facilissimamente resa evidente sotto il profilo linguistico. Ci provo quindi, consapevole che fra quanto sto per esporre e la vostre comprensione c’è un mare di sangue e merda (famosa citazione di Rino Formica).
Se di dicotomia si tratta (come illusoriamente appare) i due termini dovrebbero essere antagonisti, come giorno-notte, buono-cattivo, bello-brutto. Ma è così solo sotto il profilo sintattico, dove sì, certo, ‘destra’ è l’altro termine in coppia con ‘sinistra’, così come alto è con basso… Ma non stiamo parlando di svolte stradali, e utilizziamo ‘destra’ e ‘sinistra’ come metonimia di antica tradizione (deriva dalla posizione del Terzo Stato nell’emiciclo degli Stati Generali del 1789). Se quindi a destra stanno i ‘conservatori’ e a sinistra i ‘rivoluzionari’, noi abbiamo ora l’arduo compito di definire conservatori e rivoluzionari e una enorme pletora di concetti in parte sovrapposti e in parte no che stanno lì, a ridosso di questi due poli. È ora che mi aiuti con alcuni disegnini.

Le quattro coppie in basso rappresentano alcune delle scelte possibili fra tante; sono solitamente considerate coestese semanticamente (per i raffinati: con la medesima intensione) come se si trattasse di proprietà dello stesso oggetto; mi spiego: SE (e solo se) la destra fosse, assieme, conservatrice, anticomunista, fascista e massimalista (e, analogamente, la sinistra rivoluzionaria, comunista, antifascista e democratica), ALLORA (e solo allora), potremmo utilizzare uno qualunque di questi termini (o altri dello stesso insieme linguistico) come sineddoche per dire ‘destra’ e ‘sinistra’, e per dire contemporaneamente ognuna e ciascuna delle altre coppie.
Questo è totalmente falso e impossibile per due ragioni entrambe decisive:
- tranne ‘destra’ e ‘sinistra’, che sono antitetiche (ma solo sintatticamente) come accennato sopra, tutte le altre sono scelte semantiche discutibili; io potrei opporre a ‘comunisti’, anziché ‘fascisti’, sia ‘liberali’ che ‘moderati’, ‘conservatori’ e moltissimi altri concetti. Ciascuna di queste coppie è semplicemente ideologica, frutto di scelte di valori, di adattamenti a un contesto, di opportunità per un fine dialogico…
- che non si tratti di coppie logiche e necessarie, ma solo linguistiche e contingenti, lo dimostra facilmente il giochino che segue; se vi chiedo il contrario di destra probabilmente mi direte sinistra, specularmente come, chiedendovi il contrario di sinistra, mi direste destra. Ma un ipotetico contrario di ‘comunista’ che sfoci in ‘fascista’ (forse come retaggio di un aspetto del dopoguerra), potrebbe, al contrario, partendo da ‘fascista’ condurre a ‘inclusivo’ (prendendo come principale riferimento che i fascisti non sono inclusivi); ma poi il contrario di ‘inclusivo’ potrebbe essere ‘egoista’, e così via vagando fra concetti che, effettivamente, non hanno un opposto, un contrario, ma ventagli di significati e di possibili applicazioni.
1.3 Epilogo di destra e sinistra
Ed effettivamente ‘destra’ e ‘sinistra’, intese come sineddochi, non sono concetti di limitata intensione ma, davvero, concetti complessi, con molte sfumature e funzioni significanti differenti. Entriamo con mani e piedi nell’arena: in un post di qualche anno fa diedi una definizione di destra e sinistra dalla quale traggo:
- destra (moderna, non autoritaria) = prevalenza dell’azione: costruire, intraprendere, rischiare; da cui:
- accento sull’impresa (si apprezza chi fa, esponendosi personalmente, pensando che grazie al suo rischio ne tragga beneficio tutta la società);
- merito; da cui:
- individualismo;
- elitismo;
- esclusione;
- poche regole “esterne”, poca burocrazia, poco Stato (sussidiarietà minima);
- molte regole “interne”, morale più rigida, simboli identitari…
- sinistra (moderna, non autoritaria) = prevalenza del pensiero: ascoltare, dialogare, condividere; da cui:
- accento sul lavoro e sui lavoratori (si “con-divide” la condizione dei meno privilegiati);
- solidarietà; da cui:
- egualitarismo;
- rappresentanza;
- inclusione;
- regole da fonte terza, sovra-individuale (come garanzia collettiva): burocrazia e Stato (sussidiarietà ampia);
- (parziale…) tolleranza verso la trasgressione delle regole, morale meno rigida.
Poiché siamo interessati a questioni di metodo e non di merito, vi prego di non sottilizzare su questo elenco; semmai voi includereste o escludereste opzioni differenti. Non fa nulla; quello che mi interessa mostrarvi è che ‘destra’ e ‘sinistra’ sono, ciascuna, un mucchio di cose differenti; si differenziano per tipo di relazioni sociali, concezione del ruolo dello stato, rapporti economici e moltissimo altro ancora. In gergo si definiscono multidimensionali questi concetti. E in quanto multidimensionali non possono stare su una riga, come nella figura sopra, e sono sempre da specificare…
O, assai meglio, da evitare.
Se devo dire ‘statalista’ è bene che dica così, e non un imperfetto e ipocrita ‘di sinistra’, anche perché esiste una sinistra non statalista; se voglio indicare la meritocrazia è bene che dica ‘meritocrazia’, e non ‘di destra’ (vecchie querelle, non sono neppure più certo che siano temi veramente dibattuti), e così via.
Non sfuggirà, infine, che discutendo un pochino si possono complicare a piacere gli elenchi puntati sopra: si possono confondere fra loro, contraddire…
1.4 La prova del nove finale
Se ‘destra’ e ‘sinistra’ fossero concetti così chiari (non lo sono affatto, lo diciamo da anni), dovrebbe essere facile e immediato collocare, a destra o a sinistra, le seguenti figure storiche e situazioni:
- Xi Jinping, Presidente della Repubblica Popolare Cinese nonché segretario del Partito Comunista Cinese;
- Castro (uno dei due, è indifferente);
- i combattenti dell’ISIS (Daesh);
- la Brexit;
- i componenti a vario titolo della rivista L’intellettuale dissidente e del Circolo Proudhon (se non sapete di cosa stia parlando leggete QUI);
- gli anarchici;
- Piero Fassina (QUI un aiutino; rimanda al mio canale YouTube).
Poiché parliamo di politica, e utilizziamo macro-categorie che si pretende siano esaustive, ciascuna persona o situazione dell’elenco puntato dovrebbero essere collocabili… E qui si apre un dilemma interessante, perché se siete riusciti a collocare Xi, Castro, l’Isis etc nella casella di destra, o in quella di sinistra, temo cha abbiate faticato invano a leggere questo post. È del tutto evidente che non ci siamo capiti.
Se invece, come spero, non ci siete riusciti, allora bene: abbiamo chiarito che come categorie politiche ‘destra’ e ‘sinistra’ non valgono nulla. Non coprono semanticamente i concetti che intendiamo esplorare; peggio: ci illudono di una copertura semantica e invece fanno riferimento ad altre cose.
Usare destra e sinistra per discutere della situazione politica italiana (mi limito a questa) vuole dire cercare di applicare strumenti vecchi (questo sono i concetti: strumenti cognitivi) a situazioni nuove e incompatibili.
Superconclusione provvisoria: se Salvini è certamente di destra, secondo una tradizione accettabile (mica dobbiamo fare i linguisti, perdinci, parliamo di politica!), perché è, assieme, massimalista, xenofobo, esclusivo, violento e altro (tutte tipiche connotazioni della destra estrema), dovreste avere le debite difficoltà a collocare Zingaretti, Renzi, tutta la banda dei grillini, pezzi di Forza Italia e via discorrendo, salvo fare, ogni volta, complicate e involute precisazioni.
Come vedrete nelle prossime due puntate questa coppia concettuale non va buttata via, ma ricollocata in uno spazio bidimensionale, dove troverà una nuova vita e una diversa utilità nel discorso politico.