Cacciari ha alla fine fatto quello che aveva annunciato, costituendo con altri filosofi, intellettuali e scienziati un gruppo di controinformazione contro il pensiero unico che, almeno in questa fase storica, sarebbe – per lui – il pensiero unico sul vaccino che limita le nostre libertà. Abbiamo già scritto quello che pensiamo su Cacciari e i suoi colleghi (QUI e QUI), e ci siamo sforzati di non ridurre le opinioni di costoro a semplice stupidaggine, a macchietta da irridere, proponendo una riflessione sugli schemi mentali che imprigionano tutti noi, secondo alcune dimensioni quali la propensione al razionalismo o no e il primato dato al Sè o alla collettività (queste riflessioni le ritrovate QUI e QUI). Anche in questo caso troverei sbagliato considerare con disprezzo l’iniziativa di Cacciari, anche perché lui usa le mie stesse parole d’ordine, quando dice:
regna un pensiero unico, che non ammette neanche l’esercizio del dubbio. Ha dell’incredibile, me ne rendo conto, ma ormai è un atteggiamento molto diffuso, che è stato assunto dalla gran parte dei media, delle tv e dei giornali.
(L’intervista originale è su la Verità, io cito dalla sintesi dell’HuffPost).
Quindi: Cacciari dice che vige un pensiero unico che ci sommerge; anche noi di Hic Rhodus diciamo spesso la stessa cosa. Proprio ieri Ottonieri ha scritto qui un ottimo pezzo sul linguaggio politicamente corretto (la nota vicenda dello stile comunicativo proposto dall’Unione Europea pochi giorni fa) che – del pensiero unico – è ovviamente base grammaticale. Una grammatica delle parole e dei concetti “giusti”, per sostenere un pensiero dichiarato “inclusivo” (e quindi sostenuto da un’etica, che in politica dovrebbe essere abolita) per consentirci di vivere tranquilli e sereni, tutti uguali, tutti omologati.
Coltivare il dubbio, intraprendere nuove strade, essere eretici, difendersi dal pensiero comune e addirittura contrastarlo, è il sale del progresso, e questo vale anche nella scienza, come ci ha spiegato Popper. Vale nell’arte, vale nella filosofia, vale perfino in politica, sempreché l’eretico abbia buon cervello, tempra morale, spalle larghe e carisma. Quindi sì, viva i dubbi. Io – ateo dubbioso, sociologo critico, moderato inquieto – vivo in perenne stato di sospensione dei giudizi, in un defatigante processo argomentativo fra me ed Ego, in una continua riconsiderazione del mondo, figurarsi se non ho mille volte empatia coi dubbiosi e altrettanta antipatia con le persone omologate, standardizzate, massificate…
Ed ecco il meta-dubbio: ma se io penso che loro siano omologati, e loro lo pensano di me, chi ha ragione? Lo siamo entrambi? Nessuno? Ciascuno in parte? Perché Cacciari & Co. si battono contro la mia omologazione, da loro presunta tale, e io contro la loro, da me presunta tale. Come uscirne?
Allora, per uscire da questo intrico, occorre fare un piccolo sforzo dialettico. Esistono DUE mondi, con due generi di verità differenti: il mondo fisico e quello sociale. Il mondo fisico – scusatemi cari filosofi e sociologi ed epistemologi se semplifico molto – è quello delle cose, che esiste al di là degli esseri umani (l’universo, meno l’umanità, esisterebbe tranquillo e placido ugualmente), e include questi ultimi solo come cellule. Il secondo mondo esiste in quanto relazioni sociali; l’umanità non è (solo) l’ammasso di cellule studiato dai biologi (primo mondo) ma (anche, per quanto mi riguarda prevalentemente) le relazioni sociali che sin dal neolitico instauriamo, in molteplici e complesse forme che si sono poi sedimentate in ruoli sociali, istituzioni e leggi, modi di dire e di fare, canoni filosofici e religiosi, processi scientifici, sport, educazione dei figli, divisione del lavoro e tutto il resto, nulla escluso. Anche le scienze “dure”, che studiano il mondo come cose, nascono originariamente da relazioni sociali, dal confronto delle idee, e dall’abbandono del mondo magico a favore dell’osservazione del mondo, privato da preconcetti e superstizioni (Bacone, Cartesio). Il fisico, per dire, è una persona inserita nello stesso mondo sociale del sociologo, usa il suo linguaggio, va nel medesimo ristorante, ma il suo oggetto di studio è qualcosa che può osservare separatamente da sè, a differenza del sociologo (non è vero che sia così semplice, sto semplificando molto per arrivare al dunque).
Allora: i dubbi hanno un senso se coerenti col tipo di mondo cui si riferiscono, e nel “formato” linguistico e concettuale appropriato; se, nel mondo due (quello sociale) io posso dire “Mah, chissà se è vero che i giovani d’oggi sono più bamboccioni di quelli degli anni ’60 e ’70?”, esprimo un dubbio che può essere risolto solo parzialmente, con infinite chiacchiere, facendo venti ricerche psico-sociologiche con risultati uno agli antipodi dell’altra, e senza la possibilità di raggiungere una qualsivoglia “verità” universalmente riconosciuta, perché chiunque potrà opporre un’altra verità, basata su altri dati, sostenuta da altre e diverse considerazioni. Davvero difficile il lavoro degli scienziati sociali! Mica come i fisici, per i quali tutto è più facile: nel mondo uno, quello fisico, concreto, le cose stanno in un modo solo, fino a prova di smentita (insomma, anche questa è una bella semplificazione, e la maledetta fisica dei quanti si mette di traverso rispetto ad affermazioni così semplicistiche, ma siate buoni, fatemi continuare).
Le stelle sono quelle cose lì, non buchi nella volta celeste; la Terra è una palla di fango, non una roba piatta; la forza di gravità ti tira giù, non ti tira dove le pare in quel momento. Ecco: anche i virus sono una certa cosa e i vaccini pure; che si conoscano solo parzialmente i virus, e che gli effetti a lunga distanza dei vaccini non si possano ancora conoscere esattamente, non inficia il fatto che la scienza “dura” non si pone i dubbi da bar di Cacciari, neppure nella forma più sofisticata dei sociologi. La natura del dubbio è differente, e il tipo, la qualità, il formato informativo sia della domanda che della risposta, sono assolutamente differenti nel caso dei dubbi di Cacciari rispetto ai dubbi di un qualunque virologo qualificato in lotta, in questo momento, contro il virus.
Cacciari – che vive nel mondo due – può chiedersi se si faccia abbastanza per sconfiggere la pandemia; se il green pass o addirittura l’obbligo universale alla vaccinazione siano misure socialmente sopportabili; può anche chiedersi se il tampone sia una misura corretta o scorretta per controllare il diffondersi della pandemia. Queste sono domande “sociali”, anche se le risposte attualmente accettate sono in buona parte suggerite dagli scienziati. Ma sono risposte sociali. Se il virus si diffonde così o cosà, se i vaccini funzionano o meno, sono domande “fisiche” (in senso lato, da mondo uno).
Poi c’è un’area intermedia e sovrapposta: i dati che evidenziano correlazioni nette e incontrovertibili fra popolazioni vaccinate, diffusione del virus e morti, sono questioni da mondo uno; discenderne che bisogna vaccinarsi in un certo modo, con determinati controlli, con l’uso delle mascherine e così via, è una tracimazione del mondo uno nel due (regole sociali, scelte, comportamenti) e – mio pensiero – assumono rilevanza e spessore e autorità da quel mondo uno; quindi: sì vaccinazioni di massa, sì mascherine, sì terze dosi. Resta un’area ancora più grigia, ovvero: sì o no al green pass? Il green pass è ancora più lontano dal mondo uno, e assai pregna di mondo due: imporre il green pass è una scelta politica di natura differente dal raccomandare i vaccini.
Io – personalmente favorevole al green pass – non ho soluzioni, proprio perché nel mondo due parliamo di opinioni, di etiche, di linguaggi. Rimando al mio precedente post su questo argomento, riproponendovi giusto uno dei miei schemi.
Cacciari, quindi, si pone da filosofo dubbi cui ha già risposto lo scienziato del mondo uno. Cacciari – e qui sbaglia nel suo filosofare – non distingue i due mondi, e ritiene di poterci mettere becco, sindacare, discutere, e parla di “pensiero unico” quando in realtà si tratta di evidenze scientifiche. La Terra rotonda anziché piatta non è pensiero unico; i vaccini unica arma contro questo virus e molti altri non è pensiero unico; sono evidenze scientifiche. Le correlazioni fra non vaccinati e morti non sono pensiero unico strombazzato da mass media di regime, ma evidenze scientifiche (e il fatto che Cacciari si sia fatto intervistare da la Verità, che cavalca le scempiaggini no vax, a me fa un’infinita tristezza).