Guardate, non sto neppure a cercar scuse, a mettere le mani avanti, a dire che sì, certo, ci sono anche italiani stupratori (che scoperta!) e assassini di donne (meno che altrove in Europa, menissimo che altrove nel mondo, ma sì, certo, ci sono maschi italiani assassini di donne), ma l’ipocrisia di una fetta di intellettuali, prevalentemente impegnati e attivisti, è colossalmente insopportabile. Leggo una tardiva lamentazione di Antonella Boralevi sull’HuffPost, in relazione alle pesanti molestie sessuali ai danni di ragazze in Piazza Duomo, a Milano, l’ultima notte dell’anno. Boralevi non è una giornalista ma una scrittrice; la sua biografia deve essere letta col Mattino di Peer Gynt di sottofondo e consapevoli del rischio di una crisi iperglicemica. La “scrittrice” inizia con un’analogia fra la caccia agli animali, sempre più osteggiata dal “comune sentire del rispetto per l’animale cacciato”, e la trucida caccia alla donna:
Stupri e violenze portati a compimento da torme di maschi organizzati, in venti, in trenta, contro una donna sola, isolata nella foresta dei corpi di una piazza invasa dalla folla.
Se questa è la prosa della Boralevi sono orgoglioso di dire che non ho letto nessun libro suo.
La “scrittrice” parla di torme di maschi organizzati, con la pesante inconsapevolezza di essere, lei stessa, agente di esclusione e divisione di genere. Io sono un maschio, non ho mai fatto parte di alcuna “torma”, né banda né branco né ghenga; va bene, cara Boralevi? I maschi non girano per le città in “torme” a caccia di povere donne da stuprare, e io, maschio eterosessuale, mi sono rotto i coglioni.
La Boralevi, che non so di cosa si occupi né mi interessa saperlo, scrive col suo “urto di vomito”, che la riempie di sdegno, e non dà spazio a quel briciolo di intelligenza delle cose per un’analisi che potrebbe aiutare i suoi lettori a capire qualche cosa di più, di nuovo e di diverso che non sia il maschio stupratore ingruppato nella torma. Quegli aggressori erano nord africani, o italiani di origine nord africana, islamici. Lei cita anche i fatti di Colonia del 2016; non so se i miei lettori si ricordano, quando successero fatti analoghi e assai più gravi; noi di Hic Rhodus ne parlammo in lungo e in largo e ospitammo anche un testo di Alberto Baldissera, noto sociologo, grande conoscitore del contesto tedesco. Vi invito a rileggere quei testi, perché era il 2016 e le analisi erano già tutte presenti sul tavolo: c’è disagio, certo; c’è misoginia islamica, senza dubbio; e poi c’è dell’altro, come accenna Baldissera, perché l’organizzazione della “torma” lascia intendere il disegno, e il disegno rimanda a una premeditazione, a un confronto violento fra modelli culturali.
Sei anni fa, proprio come oggi, assistemmo alle dichiarazioni tangenti, scivolose, strabiche, perché in un certo ambito culturale e politico i poveracci hanno sempre qualche ragione in più, e noi fortunati occidentali sempre qualche ragione in meno, e alla fine della fiera bisogna capirli…
Il corto circuito fra i maschi (islamici) violenti e i poverini (immigrati) tanto sfortunati, porta le Boralevi a blaterare di “torme di maschi” che le danno “il vomito”. Vada pure a vomitare, la “scrittrice” che non vede a un palmo dal naso, ma le sue generalizzazioni stupide, che evitano accuratamente di affrontare lo spessore sociologico dei fatti, non aiutano le donne, non aiutano gli uomini, non aiutano gli immigrati; l’unica persona ad essere aiutata è l’autrice, o meglio il suo Ego.
Dobbiamo essere chiari, perché solo dalla capacità di affrontare la verità potremo costruire soluzioni praticabili; in breve (troppo in breve, mi scuso):
- l’immigrazione va regolamentata; la mia concezione del problema (ben nota ai lettori abituali di Hic Rhodus) è lontana mille miglia dalla fascistissima legge Bossi-Fini, ma accogliere i peggiori e meno qualificati che vengono dal Nord Africa (o altrove) per lasciarli ai margini della società, è prima di tutto stupido; poco etico, ma prima di tutto stupido;
- i musulmani hanno una concezione del mondo e della vita differente dalla nostra; in quella concezione, il ruolo della donna è concepito in maniera differente da quanto da noi comunemente accettato. Avrete notato la mia cautela lessicale: ho conosciuto musulmani in Africa e in Turchia, dove ho lavorato: persone per bene e con la laurea, la cui idea del ruolo della donna sarebbe comunque per noi inaccettabile; figuratevi la medesima concezione di disgraziati marginali e non scolarizzati…;
- c’è comunque una contrapposizione di civiltà, anche senza scomodare Huntington; fra le malefatte seriali degli occidentali in Medio Oriente e la propensione antagonista e identitaria che gira da quelle parti, abbiamo prodotto – noi e loro – una situazione di inimicizia profonda, diffidenza radicale, sospetto reciproco. Diciamolo una buona volta: a noi gli islamici non stanno poi così simpatici, e certamente noi stiamo veramente antipatici alla maggioranza di loro. La nostra arroganza e la loro; la nostra cultura e la loro fede; i nostri Euro e il loro petrolio; e così via.
Quindi, per favore, evitiamo di dire “torme di maschi” stupratori. I maschi stupratori esistono dal neolitico e in tutte le latitudini; una differenza fra noi e gli strati peggiori della società islamica è la seguente: da loro le donne sono continuamente e quotidianamente stuprate in mille modi, non solo sessualmente; da noi ogni stupro è un delitto che viene evidenziato – giustamente – in prima pagina e stigmatizzato dal 90% delle donne e degli uomini figli dell’Illuminismo, del razionalismo, della laicità.
E sì, certo, ci sono anche “musulmani buoni”, ci sono anche “italiani cattivi”, ci sono perfino postini che mordono i cani; il mondo è così.
Ma le Boralevi (e troppe altre…), che vivono nel loro piccolo mondo fatto di poche e stupide certezze, non ci aiuta per niente. Non aiuta per niente le donne vittime di abusi e di ingiustizie.