Non mi sento a mio agio, non c’è dentro coraggio, bellezza, serietà e amore a fare politica così; ho quindi comunicato ai vertici del Pd che non intendo andare avanti con questa alleanza (Carlo Calenda, a Mezz’Ora su RaiTre).
Calenda ha rotto con Letta e l’accrocco anti-destra che quest’ultimo era andato costruendo; una scelta grave, decisiva per il prosieguo della campagna elettorale e che probabilmente ne segnerà l’esito.
Per prima cosa devo scusarmi coi lettori di Hic Rhodus.Predico il razionalismo e il ripudio dell’emotività politica poi ci sono cascato come un pollo. Ho prima goduto per il ripudio dei 5 Stelle da parte di Letta, poi ho suonato la grancassa per l’alleanza con Calenda e la possibile nascita di una strategia liberal-riformista di lungo respiro. E nel giro di pochi giorni ecco che quel brav’uomo di Letta (ché il titolo di brav’uomo non glie lo toglie nessuno) stringe un patto anche con Verdi (Bonelli) e Sinistra Italiana (Fratoianni) vanificando tutto il senso del lavoro precedente.
Diamo un’occhiata al testo dell’accordo elettorale tra PD, Verdi Europei e Sinistra Italiana:
il prossimo Parlamento, in caso di mancato accordo elettorale tra le forze progressiste ed ecologiste rischia di essere dominato dalle destre. Non lo vogliamo e ci batteremo per evitarlo. Il nostro accordo nasce per rispondere a questa esigenza che consideriamo prioritaria per il futuro dell’Italia. Siamo consapevoli delle differenze fra di noi e ci presenteremo quindi alle cittadine e ai cittadini italiani ciascuno con il proprio programma elettorale, la propria lista, la propria leadership, la propria visione sul futuro dell’Italia, pur nella comune volontà di dare a questo paese una svolta in senso progressista ed ecologista.
Tutto il resto è fuffa, anche se include palesemente elementi (vagamente) programmatici opposti a quelli sottoscritti con Calenda; ma non importa perché – come avete letto dal brano qui sopra – ciascuno procede col proprio programma elettorale; di più: con “la propria visione sul futuro dell’Italia”.
Quindi la coalizione di centro-sinistra (fossero restate così le cose) avrebbe proposto i gassificatori e la lotta ai gassificatori; le armi in Ucraina e la pace in Ucraina; la spesa pubblica e il controllo della spesa pubblica; tutto e il contrario di tutto.
Come chiarissimamente esplicitato nel brano dell’accordo, la coalizione nasce, fra PD e sinistra, per contrastare le destre; un’idea “contro”, vecchia come il cucco. Ho visto tante, troppe sante alleanze contro Berlusconi che avrebbe rovinato l’Italia, contro Salvini che avrebbe rovinato l’Italia e, ora, contro Meloni che rovinerà l’Italia. È indubbio che questa destra è incapace di governare, e che coltiva idee che danneggeranno gli italiani; esattamente come accadde con Berlusconi e Salvini. È perciò altrettanto indubbio che gli elettori più consapevoli vogliano, e debbano, cercare di impedire quella vittoria. In democrazia si impedisce all’avversario di vincere prendendo più seggi, e si conquistano seggi convincendo gli italiani della bontà dei propri programmi, delle proprie idee, delle proprie visioni sul futuro dell’Italia. Se il centro-sinistra non convince, di chi sarebbe la colpa? Se il PD si è prestato ad alleanze di governo discutibili, rigettate solo all’ultimo miglio, se ha cacciato Renzi, se si è diviso con Bersani, se ha cercato Calenda e poi l’ha tradito, cosa devono capire gli elettori? Se Sinistra Italiana ha sempre votato “No” a tutte le proposte del governo Draghi, e adesso pretende (pretendeva) di allearsi con Calenda che sbandiera l’”Agenda Draghi”, cosa devono capire gli elettori?
Il mio entusiasmo dopo l’accordo fra Letta e Calenda era dovuto al fatto che quell’alleanza era costruita attorno a un nucleo forte di idee, proposte e visioni, e quindi, certo, era un’alleanza per cercare di battere le destre, ma era soprattutto un’alleanza PER; per un programma e una visione che si potevano affinare; potevano essere il collante anche dall’opposizione, in una prospettiva di lungo periodo, quel lungo periodo che notoriamente manca ai nostri occhialuti politici.
C’è, in questo agitarsi di Letta, molto di casuale e incomprensibile: Calenda sì ma Renzi no; Di Maio sì ma Conte no. Se vuoi fare una stupida sommatoria di voti, sperando di vincere e poi, dopo, qualche santo provvederà ad abborracciare un governicchio, perché non allearsi anche coi 5 Stelle? Sinistra Italiana ne sarebbe stata felice, come mezzo PD. Conte non vedeva l’ora e portava in dote più o meno un bel 10% di voti (forse più, forse meno). Tutto fa pensare a una strategia sconnessa, emotiva: i 5 Stelle hanno rotto le scatole e fatto cadere Draghi, via dai piedi, stupidi grillozzi! Poi i malumori e le pressioni dal suo stesso partito, questa radice post comunista che non si scrosta di dosso, e allora dai con Fratoianni. E Calenda? Boh?
Adesso la strada di Calenda si complica. Al momento in cui scrivo non so se correrà da solo (ma deve cercare le firme per presentare le liste, visto che Bonino resta col PD portando via il simbolo; ce la farà?) o si alleerà con Renzi evitando il problema, salvando dalla scomparsa Italia Viva e raggruppando in qualche modo i “liberali di sinistra”, se mi permettete la semplificazione (e stando attento a guardarsi le spalle, che con Renzi-stai-sereno si sa come si comincia ma non come si finisce).
Se tutto andrà in qualche modo bene per Calenda, quindi, queste saranno le conseguenze:
- le elezioni, che prima erano probabilmente perse, ora lo saranno certamente; non scoraggiatevi, cari lettori di hic Rhodus, perché l’unità di misura non è i mesi della campagna elettorale o i pochi anni di governo di destra, ma la prospettiva di costruzione di una vera alternativa democratica e riformista, che cresca, si stabilizzi, e convinca gli elettori alla tornata successiva;
- alla coalizione viene a mancare la sponda liberale, e sarà marcata dalla componente populista e di sinistra.
Ultima considerazione. Ultima ma – come si dice – non per importanza. Non stiamo votando pro o contro l’asteroide; non stiamo aspettando l’apocalisse Zombie. Sono elezioni democratiche, e non mi stancherò di dirlo: i depositari della verità (tanti, eh?) si chiedano come mai la loro visione del mondo, così giusta e bella e progressiva, viene sfanculata da categorie povere e deprivate, dai giovani, dalle periferie, che ritengono di trovare risposte da quel raccontaballe di Salvini, da quel demagogo di Berlusconi o da quella orbaniana di Meloni. Se non si parte da qui si fa solo demagogia. Se non si parte dalla verità non si va da nessuna parte, e la verità è che la sinistra non attrae, non convince; il PD è diventato il partito della piccola borghesia ministeriale e dei garantiti; la sinistra-sinistra è la piazza degli antagonisti bravissimi a puntare l’indice sui problemi e il medio alla casta, ma storicamente incapace di costruire un programma costruttivo, di governare, di mostrare un orizzonte positivo.
Un centro liberale vero, europeista, progressista, razionalista è da sempre mancato in questa cosiddetta seconda Repubblica; il sedicente liberalismo berlusconiano è sempre stato un bluff; Berlusconi ha cannibalizzato i liberali (quelli veri, dopo un primo assaggio, l’hanno abbandonato in fretta…) e quest’area, che è area di opinione, non ha mai trovato epigoni seri.
A questo punto l’offerta elettorale è piuttosto chiara:
- destra orbaniana, antieuropea, eversiva, putiniana, muscolare; aumenterà il debito pubblico, reprimerà i diritti civili, sarà scansata dalla comunità internazionale. Durerà al massimo due anni;
- la melassa populista: M5S e tutti i partitini complottisti, eversivi, anti-casta, di destra, di sinistra, di non-si-sa-che, che sperabilmente saranno spazzati via dalla tornata elettorale e che, per quanto mi riguarda, sono da imputare alla destra, qualunque cosa loro vadano raccontando di loro stessi:
- centro liberale (se Calenda ce la farà a presentarsi): agenda Draghi, razionalismo, anti-populismo, “azionismo”;
- sinistra: PD, Sinistra Italiana; vorrei essere chiaro: questo spazio è importante, necessario; un baluardo della democrazia e un possibile alleato dei liberali domani, quando collasserà il governo Meloni; l’incrostazione post-comunista e la deriva populista (così presente nel PD) è una fase di passaggio che necessita di un’elaborazione che si è inceppata per tante ragioni; speriamo che una nuova generazione di riformisti (non certo questa) elabori il giusto percorso politico e si affacci, finalmente, al Terzo Millennio.
(In copertina: i fratelli Rosselli)