Cronache del virus # 8

Insomma andiamo di Internet! Stiamo tappati in casa e interagiamo col mondo attraverso quella finestrella. Un po’ ne ho accennato nelle note precedenti, ora vi faccio un consuntivo che dipende, ovviamente, da quanto ho usato il mezzo ma, soprattutto, dalla connessione che c’è dalle mie parti, che col sovraccarico attuale non è un granché.

Eppure…

Eppure mi manca qualcosa. Pur non avendo le esigenze di un ventenne comincio pure io a sentirmi stufo marcio di stare a casa. Fantastico Internet e per fortuna che c’è, ma anche gironzolare per i negozi e sfogliare un libro in libreria, andare al parco e incontrare un vecchio amico, partecipare agli incontri fotografici di persona e condividere emozioni immediate, ecco, son cose che iniziano a mancarmi.

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E così ho deciso di uscire, dopo quasi due mesi, per una piccola commissione (andare in farmacia) per liberare mio figlio da tutte le corvé familiari, finora sulle sue spalle. Anche per vedere l’effetto che faceva, perché le mura domestiche mi cominciano a stare strette. Mascherina, guanti, chiavi della macchina. Vado, mi metto in fila fuori… insomma tutto il rituale che non è neppure il caso di raccontare. Nel mezzo tanti piccoli impicci: il ferretto della mascherina che si stacca, il furbo che vuole passare davanti, la necessità di togliermi i guanti per attivare il diavolo di touch ID sullo smartphone, piccole beghe varie, torno in macchina e quindi a casa. Sollievo! Sono salvo A CASA! Mi servirà tutta la giornata per riprendermi dalla micro crisi di panico… Là fuori non si sta mica bene come credevo!

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Arcuri mostra le mascherine antivirus con i supereroi, per i bambini. A breve quelle coi calciatori per i tifosi in crisi di astinenza, quelle con immagini botaniche per i naturopati e quelle con le band anni ’70 per vecchi rockettari. Poi venitemi a dire che non siamo un popolo geniale!

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Ed è arrivato l’atteso e temuto 4 maggio. Siamo stati bravi? Ci siamo sbracati? Boh, un po’ l’uno e un po’ l’altro… Leggendo le cronache sui giornali pare ci siano casi clamorosamente gravi e casi di encomiabile prudenza anche se il bilancio serale inclina maggiormente verso una sufficienza piena (ma sì, dai, basta sempre rappresentarci peggio di come siamo!). E se alzate gli occhi le stesse cose buone/cattive accadono all’estero, secondo le diverse inclinazioni delle diverse culture e le scelte operate dai diversi governi.

Cosa ci si aspettava? Quelli che brontolavano in maniera insopportabile, e già ci provavano, non vedevano l’ora di esibire la loro volontà di libertà, al limite di una certa sfacciataggine specie se in gruppo, del tipo “provate a fermarci!”. Quelli che sono sempre stati prudenti e hanno preso sul serio la pandemia stanno più attenti, tengono le mascherine e mantengono il distanziamento. Era ovvio che sarebbe successo esattamente questo. 

Si poteva fare diversamente? Onestamente non lo so, ma non credo. La gente è sempre più esasperata, e poco conta se costoro siano i più intelligenti o i più stupidi, i più solidali con Conte o i suoi nemici giurati… Difficile non aprire leggermente, appena appena, gradualmente, fidando sulle singole responsabilità. Io cerco di essere responsabile, e voi?

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E facciamo anche una piccola riflessione sugli “esperti” che ci hanno accompagnato in questi due mesi. Ne parlano Alesina e Giavazzi sul Corriere e replica loro Ferrara sul Foglio. I primi distinguono “scienziati” da “esperti” rammentando comunque che la vera scienza contempla l’errore (ne aveva parlato Ottonieri su Hic Rhodus), e anche Ferrara si accoda sostanzialmente. Ma sì e ma no. Ricordo il breve momento di gloria dei matematici che costruivano modelli probabilistici apocalittici poi, visto che i virus e gli uomini non si comportano come i numeri dei matematici, costoro son presto tornati nel meritato oblìo. Poi ci sono stati i virologi, e i quasi virologi (medici non virologi che però avevano l’urgenza di dire la loro) che non sempre l’hanno raccontata giusta… Il fatto è – lo scrivo un po’ sull’onda degli autori citati – che il vero scienziato studia e pensa e impara e cerca di capire e, in linea di massima, non va in tv a sparare minchiate che però, dette dal “dottore”, acquistano subito rilevanza (oppure non scrivono sui giornali). La seduzione dei media dovrebbe essere ragionevolmente lontana dalla mentalità dello scienziato. E poi, naturalmente, i nostri pessimi giornalisti, sì…

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Mi ha chiamato dopo lungo tempo il mio amico Jacopo, da Boston. 45 anni di amicizia. Ha  sposato un’americana, ha un figlio in politica, una nuora newyorkese… Abita in una bella casa vittoriana a East Boston, sapete? quelle di legno… C’ha i figli sempre a casa a pranzo e cena, si arrabatta col lavoro in calo (fa il traduttore, lo può fare da casa), sta tappato in casa per paura del virus, parla malissimo di Trump. Insomma, pareva il mio vicino di casa; Stessa vita un po’ ovunque, stesse preoccupazioni, stesse routine. Se volete posso anche concludere col classico “com’è piccolo il mondo!”.

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Nella puntata n. 1: disinformazione e necrofilia; non tirate fuori l’analisi costi benefici per il virus; esempi piccoli e marginali di tentativi di ripresa sociale.

Nella puntata n. 2: la bellezza delle città deserte; sono scomparsi i sovranisti, grazie virus! Responsabilità istituzionali e responsabilità individuali. 

Nella puntata n. 3: incominciamo a vedere i cambiamenti nei nostri comportamenti, nei nostri giudizi… Intanto assistiamo al disastro fuori dall’Italia, dove ripetono – forse in peggio – i nostri vecchi errori. E l’Europa cosa fa?

Nella puntata n. 4: il telelavoro all’epoca del coronavirus e la consapevolezza che non è affatto male! E se alla fine dovessimo riconoscere che il governo, col pasticciamento tipico italiano, alla fine non si è poi comportato così male?

Nella puntata n. 5: Prime chiare conseguenze sociologiche della crisi del virus: stanno scomparendo i personaggi di mezza tacca e i palloni gonfiati. L’Europa dipende dalle religioni? Una cronaca a puntate del mondo ai tempi del virus.

Nella puntata n. 6: Le procure si preparano, gli scienziati protestano, Conte sotto attacco e, per il resto, niente di nuovo: la solita mediocrità ovunque;

Nella puntata n. 7: La gente si sta stancando, le fallacie logiche piovono a catinelle e ci vogliono intortare con applicazioni subdole. La politica invece mantiene i suoi standard indecenti.