A Lansing, capitale del Michigan, protesta davanti al palazzo del governo contro le regole antivirus, considerate liberticide. Tutti in piazza, assembrati e senza mascherine ma con le armi in pugno (che in America è un diritto costituzionale). Perché il senso della libertà è acuto negli Stati Uniti, e interpretato in senso poco Illuminista e molto di frontiera: faccio tutto quello che mi pare assumendomene le responsabilità (anche quella di ammalarmi o di far ammalare il mio vicino). Noi probabilmente non siamo d’accordo, ma vale la pena segnalare questa enorme distanza culturale: perché noi, al contrario, ci sentiamo in genere liberi di fare solo quanto è permesso, e quindi dissociandoci da ogni eventuale responsabilità. (Comunque una spiegazione di cosa sta accadendo realmente negli USA la trovate QUI).
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Finalmente abbiamo l’app per tenere sotto controllo il virus! Si chiama Immuni (con enorme senso dell’ironia, suppongo…) e, attenzione: i) la potete scaricare, gratuitamente, solo su base volontaria; ii) le dovete fornire un sacco di dati personali; iii) la dovete aggiornare quotidianamente sui farmaci assunti, eventuali sintomi e così via ma, in cambio di questa fatica, iv) traccerà i vostri contatti con altri e, sostanzialmente farà la spia se vi siete avvicinati a meno di un metro e avete contagiato qualcuno. Immagino che tutti gli italiani correranno a scaricarla non vedendo l’ora di usarla! Il commissario straordinario per l’emergenza sanitaria Arcuri ha dichiarato che il sistema di tracciamento dei contatti servirà a capitalizzare l’esperienza ed evitare che il contagio si possa replicare (quindi: servirà eventualmente per la prossima pandemia) e che per essere efficace Immuni dovrà essere scaricata dal 60 per cento degli italiani (alcuni esperti, in realtà, dicono l’80%). Soldi sprecati, energie sprecate, tempo sprecato. Fanfaronate e privacy ad alto rischio. (Se desiderate leggere un’analisi seria su questa app e i numerosi dubbi che suscita, ecco un’ottima pagina). Nota aggiuntiva (perché questa è una di quelle notizie che vanno aggiornandosi di giorno in giorno): sgamando che sarà un buco nell’acqua, c’è chi vuole imporla con mezzi subdoli (non la possono rendere obbligatoria, ma per esempio vietare di gironzolare fuori casa senza l’app, sì): se ciò avverrà annuncio fin da ora che sarò un resistente; io questa app non la scaricherò e non la utilizzerò, aderendo alle preoccupazione recentemente espresse da oltre 300 scienziati nel mondo (QUI l’articolo, con le ragioni bene esposte).
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Giovanni Diamanti spiega al Foglio l’effetto Rally ‘round the flag, ovvero lo stringersi del popolo attorno ai leader nei momenti di crisi; e cita i dati di popolarità di quasi tutti i leader mondiali (Conte incluso) rammentando che, comunque, questo effetto dura poco ed è destinato a scemare. Detto in altre parole: il popolo (la gente, i cittadini, io e voi…) è umorale e segue assai più l’istinto che la ragione. Siete liberali e liberisti, o socialisti ed egualitaristi, siete sovranisti o europeisti, siete belli o brutti, ma come bambini cercate l’ala protettrice della mamma autorevole, che si chiami – per puro caso – Conte o Salvini (avrebbe potuto essere) o Zingaretti. Poi vi passa, sì, dice Diamanti, ma è chiaro che passerà per lasciare il posto a un’altra passioncella, a un altro innamoramento. Dopo la pandemia – come scritto in note precedenti – ci sarà la Grande Mattanza giudiziaria e il porn revenge politico e mediatico e, ci potrei scommettere il mio ultimo Euro, tutti giù ad accanirsi seguendo il leader di turno, capace di cavalcare quel momento. La riflessione conclusiva riguarda la democrazia. Un bene di lusso. La democrazia funziona solo in momenti altamente democratici, di abbondanza, pace e noia. Quando i giochi si fanno duri, sono le caricature democratiche ad avere la meglio.
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Lo spettacolo della politica italiana che si presenta disunita in Europa in merito al sostegno economico dell’Europa all’Italia è da corte marziale. Cari amici e lettori: riuscite a vedere la profondissima imbecillità di tante forze politiche (con codazzo di sedicenti intellettuali), senza riguardo ad appartenenze e ideologie? Spero di sì, perché prima o poi si dovrà pur tornare a votare…
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Aprire, aprire qualcosa, chiudere, scaglionare… Se c’è un esempio vivo, eclatante, del concetto di trade off (che in italiano si potrebbe tradurre con “la coperta è corta”) eccovelo servito: più si resta chiusi e più il disastro economico (già tremendo) sarà grave; più si apre e più la curva dei malati e morti potrebbe risalire. Lavoro o salute; reddito o malattia; normalità con rischi o eccezionalità con (relativa) sicurezza. La congiunzione è “o”; O una cosa O l’altra. Il punto da capire è che non c’è una soluzione ovvia, generale, vincente ma, più probabilmente, molteplici parziali soluzioni differenti in un contesto grigio privo di soluzioni totalmente certe. Così è (e Ottonieri ne ha appena trattato QUI).
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Vorrei aprire un capitolo sulle fallacie logiche. Penserete: cosa c’azzeccano con le cronache del virus? C’entrano perché ne siamo immersi con inusitata virulenza. Mi spiego: siamo sempre stati circondati da una mole notevolissima di fallacie logiche, spalmate su una dozzina di argomenti principali (politica soprattutto, economia, l’Europa, questioni etiche, eccetera eccetera, incluse la salute e l’ambiente), ma in questo periodo in cui l’80% della nostra attenzione è monopolizzata dal virus, anche l’80% delle fallacie logiche si concentra su questo argomento e – ho l’impressione – facendo massa producono effetti di gran lunga superiori al loro numero, già cospicuo. Anche persone ragionevoli, ben motivate, assennate, mi sembra che spesso ci caschino. Vi faccio solo alcuni esempi:
- generalizzazioni indebite: l’inseguimento sulla spiaggia di un povero disgraziato, solo per chilometri di litorale, braccato col drone, l’elicottero, la cavalleria e i corpi speciali perché non osservante le regole di reclusione casalinga, ha fatto il giro del web aizzando una polemica del tipo “guarda! che vergogna! accanirsi contro un povero disgraziato! È tutto un sopruso!”. A mio modo di vedere quella operazione (e diverse altre minori, come multe comminate a persone beccate per strada per motivi sacrosanti) è l’esempio di una stupidità in mezzo a migliaia di controlli più intelligenti e meno invasivi; anche nelle forze dell’ordine ci sono i coglioni, gli esaltati, i rigidi e così via, come in tutti i consorzi umani; avere infierito (a torto) contro uno, dieci, cento persone non significa estendere l’errore e il torto a tutti i controlli e a tutte le misure restrittive che fra l’altro (pare, incrociamo le dita) stanno finalmente facendo vedere qualche frutto;
- incomparabilità dei dati: “Ma in Svezia mica hanno fatto come noi! Ma in Germania hanno meno morti! Ma in Corea sì, che sono stati bravi…” Che noia. Queste mezze sciocchezze che girano sono di regola portatrici di errori logici assieme a tanta facile indignazione; i diversi Paesi non sono comparabili per i) differenze di età; ii) differenze di stili di vita; iii) differenze ambientali, orografiche etc.; iv) diversi sistemi sanitari; v) diverse procedure nella somministrazione di test (tamponi); vi) diverse procedure nella classificazione dei malati; vii) errori sistematici differenti dovuti alle differenti organizzazioni locali… Quindi le comparazioni transnazionali valgono solo come approssimazioni estremamente vaghe e in nessun caso possono essere fonte di critiche specifiche senza adeguati approfondimenti che nessun cittadino comune, sulla base di quattro titoli sui giornali, è in grado di fare;
- infine, un grande classico: confondere cause con effetti; “là sono più liberi e hanno meno morti (per esempio nella solita Svezia), perché da noi il contrario?”; ecco un classico esempio; il fatto è che là hanno avuto meno morti (per cause diverse) e quindi hanno ritenuto di ricorrere a misure meno drastiche.
Sono molto triste…
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Globalizzazione: mio nipotino perfeziona la lingua cinese con conversazioni on line. La sua “maestra” discute con lui dalla Nuova Zelanda.
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Nella puntata n. 1: disinformazione e necrofilia; non tirate fuori l’analisi costi benefici per il virus; esempi piccoli e marginali di tentativi di ripresa sociale.
Nella puntata n. 2: la bellezza delle città deserte; sono scomparsi i sovranisti, grazie virus! Responsabilità istituzionali e responsabilità individuali.
Nella puntata n. 3: incominciamo a vedere i cambiamenti nei nostri comportamenti, nei nostri giudizi… Intanto assistiamo al disastro fuori dall’Italia, dove ripetono – forse in peggio – i nostri vecchi errori. E l’Europa cosa fa?
Nella puntata n. 4: il telelavoro all’epoca del coronavirus e la consapevolezza che non è affatto male! E se alla fine dovessimo riconoscere che il governo, col pasticciamento tipico italiano, alla fine non si è poi comportato così male?
Nella puntata n. 5: Prime chiare conseguenze sociologiche della crisi del virus: stanno scomparendo i personaggi di mezza tacca e i palloni gonfiati. L’Europa dipende dalle religioni? Una cronaca a puntate del mondo ai tempi del virus.
Nella puntata n. 6: Le procure si preparano, gli scienziati protestano, Conte sotto attacco e, per il resto, niente di nuovo: la solita mediocrità ovunque.
(Foto di copertina dell’Autore)