Il ddl Scalfarotto per il contrasto dell’omofobia, un esempio dell’orrore etico che si fa politica

Proprio da poco abbiamo scritto un (ennesimo) post sull’inaccettabilità di uno stato etico, prendendocela – fin troppo facilmente – con Di Battista e il populismo di destra che rappresenta. Adesso abbiamo una splendida occasione per sviluppare il tema anche guardando al populismo “di sinistra” (un ossimoro, ovviamente) nel caso del ddl 1052 a firma Scalfarotto (primo firmatario) e una quantità di brave persone di molteplici gruppi parlamentari, perché quando si tratta di dare segnali etici i nostri politici balzano in piedi come un sol uomo-donna-altro. Questo ddl ha una storia parlamentare piuttosto antica, ed è tornato in auge in queste settimane perché è il frutto di unificazioni di precedenti disegni. Si tratta di una “protezione” per omosessuali e transessuali, alla stregua di analoghi dispositivi per stranieri (protetti da comportamenti razzisti), fedeli di confessioni religiose, etc. che sarebbero così tutelati da aggravanti specifiche applicate a rei di aggressioni anche verbali o di qualunque tipo di discriminazione.

Se date un’occhiata ai giornali leggerete opinioni diversissime: dall’Espresso, che in punta di diritto minimizza le conseguenze negative operative, materiali, della legge, ai cattolici (QUI un esempio ben scritto e argomentato, ma ne troverete molti altri) in generale contrari, che considerano la legge liberticida.

Dopo avere scritto, su questo blog, non pochi post a difesa degli omosessuali e contro ogni discriminazione, e anzi proprio prendendo spunto da questi (in particolare QUESTO dal quale traiamo la citazione qui sotto) ripetiamo un concetto a nostro avviso fondamentale:

qualunque sia il vostro orientamento sessuale, dovreste desiderare che tutti, proprio tutti, godano degli stessi diritti, che si tratti del problema del matrimonio per i gay, del diritto di culto per i fedeli di diverse religioni, del diritto alla maternità nell’ambito di coppie sterili, del diritto a una morte serena e priva di sofferenze per malati terminali e così via. Avere introdotto altri temi “caldi” (eutanasia, eterologa…) vi fa capire subito quale strada concettuale, politica ed etica intendo intraprendere: non esistono “i diritti degli omosessuali”, ma solo i diritti dei cittadini.

Una legislazione attenta a questo principio non ha bisogno di aggiungere ieri un’aggravante razziale, oggi una sulle preferenze sessuali e domani, semmai, un’altra per la difesa delle persone di bassa statura ma si limita a considerare aggravante qualunque motivazione d’odio contro una persona per ciò che è, per ciò che esprime, per ciò in cui crede e per i suoi comportamenti. Se aggredisco una persona sono punibile; se sono spinto – fra le altre cose – da una specifica motivazione d’odio per ciò che rappresenta, c’è un’ovvia aggravante, e il nostro codice penale va già sostanzialmente bene così com’è ovvero, qualora si ritenga che vada ammodernato (la complessità dilaga, e i motivi di contrasto fra le reciproche differenze aumentano) basta allora un’unica norma che tuteli omosessuali e nani, disabili e barboni, giganti ed ebrei, donne e laziali, neri e circensi, rom e anziani, tutte categorie di persone che subiscono un qualche tipo di discriminazione, o che le possono subire. Gli omosessuali perché hanno preferenze sessuali considerate amorali, i nani perché sono vistosamente ridicoli, i disabili perché francamente rompono i coglioni, i barboni perché sembra che proprio te li tirino, parolacce, sgarbi e botte da parte di balordi, e così via. 

Sfugge ai moralisti che ciascuna di queste categorie di persone (e molte altre) sono accumunate dall’essere, appunto, semplicemente persone. E che sottolinearne delle specificità giuridiche in vista di un trattamento privilegiato le espunge dalla macro-categoria (‘persone’) per definirle diversamente, renderle più visibili a differenza di altre, avviare un processo concettuale di ridefinizione (non più ‘persone’ fra le altre, ma qualcosa di diverso, fosse anche una diversità per aggiunta e non per sottrazione) che in realtà contribuisce proprio alla discriminazione che vuole abbattere. Se i vergognosi epiteti alle persone LGBT, le aggressioni fisiche (rarissime) e lo stigma diminuiscono gli omosessuali, la protezione ad hoc li discrimina in un altro, più sottile verso, al pari – se permettete il parallelo solo concettuale – delle quote rosa per difendere la disparità di genere nelle opportunità professionali.

Dopo avere scritto, su questo blog, pagine di fuoco contro l’omofobia in generale (per esempio QUI), e contro quella cattolica in particolare (per esempio QUI e QUI), vogliamo ora segnalare che non è questa la strada. In particolare la strada non è – ancora una volta! – quella demagogica della legge protettiva firmata da destra a sinistra, da laici e cattolici, da riformisti e populisti (ma neppure un’ombra di sospetto vi offusca, di fronte a queste ammucchiate?). La strada della laicità è quella dell’estensione di tutti i diritti individuali a tutti i cittadini, e della difesa di tali diritti da una legislazione attenta, trasversale e non moralista. Non leggi ad hoc, né privilegi, né recinti, né scorciatoie o altro. Così come nessuno deve avere un privilegio in quanto cattolico, nessuno deve avere un favore in quanto donna, nessuno deve avere una protezione in quanto omosessuale, ma tutti (nessuno escluso) devono avere uguali garanzie, possibilità, diritti in quanto persone

È proprio perché in Italia siamo tremendamente indietro in tali diritti delle persone, che ogni tanto i nostri politici si affannano a fare un po’ di demagogia a favore di presunti diritti verso una piccola minoranza, in questo caso non particolarmente bistrattata, certamente “di moda” (si può dire? Gli omosessuali sono di moda: citatemi una serie Netflix dove non ci sia una coppia gay dipinta a tinte positive), che consente di far passare per libertari politici che sono, invece, piccoli borghesi oscurantisti.