La banalità del Bene

angeli-h

Vi propongo un gioco sadico (voi sarete le vittime). Qui di seguito trovate dieci frasi, più o meno celebri, sull’amore, la bontà, la vita. Vi invito a leggerle meditandole un pochino. Vi ispirano? Vi sembrano – come vorrebbero essere – perle di saggezza? Ma, specialmente: riuscite a indovinare chi li ha pronunciate?

  1. Chi ama non teme la tempesta, teme solo che l’amore si spenga;
  2. Non dobbiamo avere paura della bontà e neanche della tenerezza;
  3. Per favore, siate custodi della creazione, dell’altro, dell’ambiente;
  4. Tieni sempre conto del fatto che un grande amore e dei grandi risultati comportano un grande rischio;
  5. Non fare il male è bene, ma non fare il bene è male;
  6. Com’è soave l’amore quand’è sincero da entrambe le parti, è un airone bianco sulla neve: l’occhio non lo separa;
  7. Quando ti accorgi di aver commesso un errore, fai immediatamente qualcosa per correggerlo;
  8. Come indurisce il cuore la coscienza isolata!
  9. Ognuno di noi ha bisogno di qualcuno che baci via le nostre lacrime;
  10. Dona a chi ami ali per volare, radici per tornare e motivi per rimanere.

Se avete accettato di giocare con me avete letto e riflettuto. Dietro la semplicità sintattica ci sono indubbiamente grandi pensieri, sui quali potremmo meditare per ore. Ora vi svelo di chi sono queste frasi memorabili: sono di Papa Francesco le frasi 2, 3 e 8 (fonte); sono dell’attuale Dalai Lama le frasi 4, 7 e 10 (fonte); sono tratte dai Baci Perugina le frasi 1 e 6 (fonte); è del Gorino (celebre filosofo e inventore perugino semianalfabeta attivo qualche decennio fa) la frase 5; infine è di Charles Monroe Schulz (il disegnatore di Snoopy) la frase 9 (fonte).

Il gioco sadico (o divertente, dipende dai punti di vista) è finito. Se avete realmente giocato dovreste essere rimasti un pochino spiazzati dalla similitudine delle frasi, indipendentemente che siano espressioni di grandi guide spirituali o dei Baci Perugina. La somiglianza riguarda la struttura sintattica, l’esprimibilità di concetti elevati in forma apodittica, l’iper semplificazione tipica del linguaggio verbale. Non sono i Baci Perugina ad essere vette di saggezza, né Papa Francesco ad essere abisso di banalità o forse, e meglio detto, sia i Baci Perugina che Papa Francesco hanno utilizzato il medesimo veicolo comunicativo per esprimere, effettivamente, concetti semplificati sullo stesso tema (la vita, l’amore, il bene) che non si prestano a tale semplificazione. Se provate voi a scrivere nuove frasi sull’amore, con poche parole, non vi discostereste dalle precedenti, e questa dichiarazione è comprovata da una discreta frequentazione di Twitter, dove una buona percentuale di tweet è composta da melense frasettine all’insegna dell’amore adolescenziale che appaiono, a un sacco di utenti, di profondità meritevole per essere ritwittate ad libitum.

Ciò che intendo segnalare con tutta questa laboriosa premessa non è semplice, e potrebbe essere ricondotto a questa sequenza: il linguaggio è meno adatto di quanto si creda ad esprimere concetti complessi → le dichiarazioni su temi complessi (Bene, Amore, Dio…) sono sempre, senza eccezioni, delle semplificazioni → una conseguenza di questo è l’interpretabilità di tali dichiarazioni → che “arrivano” un po’ a tutti, ma in forma svuotata dalla profondità voluta e riadattata da ciascun ascoltatore/lettore → in conclusione il messaggio è sempre un po’ falso, molto sui generis, poco vincolante ma anche molto facilmente circolante, molto popolare.

Il primo punto (la vaghezza del linguaggio e la sua scarsa adattabilità ad esprimere concetti complessi) è stata già trattata su queste pagine:

Questo mi permette di fare un passo ulteriore per affermare che così come il linguaggio banalizza e insterilisce nobili concetti, corrispondentemente l’azione che dovrebbe seguire all’enunciato (ovvero: fare del Bene) è spesso più immaginata che reale, più pretesa che concreta. Fare il bene non solo è complicato, ma spesso discutibile.

Innanzitutto dobbiamo distinguere fra un bene occasionale e fortuito e uno programmato e voluto; esempio: se vedo un bimbo che annega nel fiume e d’impulso mi getto per cercare di salvarlo faccio certamente qualcosa di buono (specie se il mio tentativo riesce), ma quanta vera bontà c’è in questo gesto impulsivo dalle conseguenze imprevedibili (potrei aggravare la situazione intralciando i soccorsi, potrei annegare io stesso nel tentativo…)? La meditata decisione di realizzare un progetto di protezione e salvaguardia del prossimo, che mi impone rinunce e sacrifici consapevoli, non ha forse un valore maggiore? Ma tale meditata decisione in che modo deve agire per essere considerata esempio di bontà? Indubbiamente Madre Teresa di Calcutta, al netto di maldicenze di cui non terremo conto, è stata un fulgido esempio di tale dedizione consapevole e pianificata, ma senza arrivare a tali estremi potremmo pensare che fare con discrezione un bene anonimo (per esempio con la beneficienza) sia ugualmente “fare del Bene”? E adesso arriva il bello: se per fare del Bene occorre che io faccia un pochino di Male, ma poco poco, perché il mondo è quello che è e mi servono alleanze, mi servono aiuti, mi servono occasioni che in qualche modo devo “pagare”, per poter realizzare il mio progetto di Bene… ecco, in questo caso, sto ancora facendo Bene? Se io sono fondamentalmente una persona buona che fa del Bene ma picchio mia moglie, il mio Bene risulta compromesso? Se sono reo di peccati immondi ma riesco a fare qualcosa di buono per qualcuno, sono un cattivo, sono un buono, sono metà-metà… Cosa sono?

Il nucleo del ragionamento è nelle ultime domande qui sopra: non possiamo pretendere un mondo in bianco e nero, di Bene e di Male, di buoni e di cattivi. Il mondo non funziona così. Il concetto di |Bene| è differente fra individui diversi, in epoche diverse, fra culture diverse ma, soprattutto, è indicibile. Il |Bene| non può essere “spiegato”, se non agli ingenui attraverso sciocchi precetti, e così pure, analogamente, non è facile mostrarlo perché solitamente confuso in un mondo molteplice, incistato in elementi negativi, altri neutri, altri ancora ambigui. Chi propone certezze in tema di Bene, le proprie ricette, la propria mappa, senza capacità di adattare le molteplici possibilità del Bene nella cornice della complessità umana può forse rassicurare gli incerti e confortare gli sperduti, ma poco più.

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