5 temi per l’opposizione che verrà. 3 – Difesa personale

La difesa personale ha solo in parte a che fare col precedente tema della sicurezza. Naturalmente è collegata ad essa come ipotesi di soluzione: sono insicuro, ho paura che entrino in casa i rapinatori = mi difendo da solo. Di diverso, o di aggiuntivo, c’è un’idea importante che cavalca lo spirito dei tempi; se l’insicurezza è un tema generale e collettivo (che richiede risposte da parte dell’Autorità: meno migranti, pene più severe, più controlli…), l’idea di armarsi e difendersi ha a che fare con una visione personale e valoriale collegata a questioni più sottili, di segno culturale più che sociale, e sociale più che politico-economico.

Non troppo tempo fa scrissi su HR diversi articoli che trattavano della scomparsa dei cosiddetti “legami forti” e della corrispondente emersione di un fenomeno che ho chiamato “scomparsa del futuro”.

In breve a me pare (e per molte parti non certo solo a me) che la società contemporanea spezzi i tradizionali legami (detti “forti”) di solidarietà e comunità, quali la famiglia, il vicinato, lo stesso partito com’era vissuto nel Novecento, a favori di legami assai più fragili e potenzialmente cangianti: ci si sposa ancora, ma sempre più “si sta assieme”; i vecchi stanno lontano o all’ospizio; i vicini buongiorno e buonasera ma non ci ricordiamo come si chiamano; non parliamo poi dei partiti! Tutto (o almeno: molto) è costruito su relazioni che sono definite volta per volta e possono essere continuamente rinegoziate. Una conseguenza importante è la centralità dell’”IO”, ovviamente, che sostituisce il “noi” solidale e un po’ impiccione della generazione precedente; io, e quindi edonismo, narcisismo, superfetazione del sé, amplificazione resa possibile dai social. C’è un grosso collegamento fra rivoluzione di Internet 2.0 e questa regressione nell’IO. Così come c’è questa relazione con la scomparsa del futuro: poiché viviamo meno la socialità “forte” del secolo scorso a favore di una socialità più ampia ma più fragile, viene da sé il vivere un continuo presente. È sempre oggi, è un continuo Ricomincio da capo che viene svilito del suo senso. Ogni giorno è uguale, ripetiamo riti elettronici, guardiamo lo stesso programma televisivo, interpretiamo lo stesso ruolo su Facebook… Non c’è più un passato (un passato che divenga Storia, un passato dal quale apprendere) e non c’è più un futuro (che significa una direzione, un obiettivo, un percorso, che a sua volta diverrebbe Storia…).

Ne abbiamo trattato qui:

È in questo quadro culturale e sociale che deve essere compresa la voglia di armi e di sparare al rapinatore. Bene lo Stato, bene l’Autorità che proceda senza incertezza a catturare i malvagi, sbatterli in gattabuia e gettare via la chiave; ma intanto a me e alla mia famiglia provvedo da solo, perché io sono, io sono adesso, io sono dentro di me e sono in re del mio regno interiore, e nessuno può varcare questo confine.

E quindi ci armiamo, cosa che piace a questo Governo che già ha emanato direttive in questo senso. Non serviva il dl 104 per diffondere le armi nel nostro Paese che sono già davvero tantissime. Secondo Small Arms Survey, 2018 esisterebbero in Italia 8.600.000 armi registrate o illegali, ponendoci al 14° posto al mondo (dal conto sono escluse le armi in dotazione a esercito e polizie, ovviamente). Considerando che in Italia ci sono circa 26 milioni di famiglie, sarebbe come dire un’arma ogni 3-4 famiglie (anche se questa stima è  un po’ alla Trilussa, perché spessissimo gli appassionati possiedono più di un’arma). Purtroppo è difficile avere informazioni più precise; per esempio basandosi sui porti d’armi, perché il Ministero dell’Interno rifiuta di comunicare questi dati (fonte). Secondo la rivista “Armi e Tiro” (che evidentemente ha qualche canale informativo privilegiato) sarebbero in calo le licenze di caccia e per difesa personale, mentre sono in forte crescita quelle per uso sportivo che – lo preciso per chi non se ne intende – include micidiali pistole e fucili che nulla hanno da invidiare a quelle di Tom Cruise in Mission Impossible. E che sono quelle utilizzabili contro il potenziale rapinatore in villa.

da “Armi e tiro”

Lungi da me infilarmi in una discussione sulla psicologia delle armi e delle persone armate. Non è il mio obiettivo ed è facile per il lettore trovare ogni sorta di spiegazione su Internet. Quello che occorre segnalare è:

  • le armi in casa già esistono in discreta quantità;
  • le armi (non da caccia) sono in aumento, anche (ma non solo) grazie al clima permissivo del governo;
  • al momento è molto facile avere il porto d’armi (per uso sportivo) e detenere molteplici micidiali strumenti di morte in casa;
  • nessun esame è richiesto per detenere armi: come esattamente funzioni la meccanica dell’arma, come sparare a un obiettivo fermo o in movimento senza ammazzare altre persone estranee, come affrontare – questo è fondamentale – la situazione di forte stress di una situazione di conflitto a fuoco; puoi essere una persona perfettamente equilibrata, o un fanatico psicopatico suprematista, e il porto d’armi te lo danno lo stesso.

Sto spostando il tema, come vedete, dallo strumento alla persona. Non ignoro che, essendo la pistola uno strumento costruito per uccidere, il fatto stesso di detenerla implica la possibilità di un suo drammatico uso. Ma non sono personalmente d’accordo sulla soppressione delle armi, una proposta – se eventualmente fatta – irrealizzabile. Il tema, a mio avviso, è la consapevolezza dell’arma, del suo potenziale, della morte implicita in quello strumento e della tremenda tensione che improvvisamente subirebbe, impreparato, un comune cittadino, che dall’eventuale esperienza di un conflitto resterebbe segnato per sempre.

Io penso quindi: armi sì, ma con una assai maggiore difficoltà al loro accesso,, vincolato a esami psicologici idonei, alla storia personale e giudiziaria dell’individuo e a una preparazione idonea.

Con opportuni accorgimenti ciò non limiterebbe la genuina motivazione sportiva. Un’idea di questo genere può funzionare se gli elementi di allarme sociale (già discussi nell’articolo precedente) sono in qualche modo risolti, perché altrimenti restiamo sul piano delle belle parole.

A mio avviso, comunque, l’opposizione al governo grigio-nero non può ignorare il tema, né abbassarlo a questione che riguarda pochi esaltati, restando su una specie di fasullo Aventino dei buoni di cuore. Una proposta intelligente sulle armi deve imboccare una strada assai differente da quella di Salvini, senza essere proibizionista.

E, ancora una volta: non sarebbe difficile fare proposte sensate e libere da occhiali ideologici.

Sulle armi e la difesa personale abbiamo ospitato questi contributi:

Già pubblicati:

  1. Immigrati;
  2. Sicurezza.

Prossimi appuntamenti (suscettibili di variazioni dipendenti dall’estro):

  • Europa vs. autonomie;
  • Intellettuali, leadership, linguaggio: a mo’ di conclusione.